Niente da fare, per i privati i crediti fiscali da Superbonus non potranno essere incassati in 10 anni invece che in quattro (per chi ha fatto i lavori nel 2022) o 5 (per gli anni prima). È stato infatti esclusa parte dell’emendamento al decreto cosiddetto blocca cessioni che stabiliva questa facoltà, per agevolare la posizione di chi non è riuscito a vendere i propri crediti e non ha capienza fiscale sufficiente (che deriva da redditi più bassi) a portare il credito in detrazione. Questa possibilità sarà invece garantita a banche e imprese che hanno acquistato crediti: un emendamento riformulato riapre infatti la possibilità (già prevista dall’Aiuti quater) di fruire dei crediti non ancora utilizzati in 10 rate annuali.
Secondo quanto riferisce Repubblica, l’opzione che avrebbe avuto l’effetto di dimezzare la quota di denaro da portare annualmente in detrazione aumentando la probabilità di incasso dei crediti sul lungo termine anche per i consumatori, sarebbe stata bocciata dalla Ragioneria dello Stato.
Di contro si alleggeriscono le responsabilità di chi compra i crediti dalle banche, con un ulteriore allargamento dell’esclusione dalla responsabilità in solido nell’acquisto dei crediti del superbonus, comprendendo tutti i cessionari che acquistano da un istituto di credito. Lo prevede un emendamento che sarà sottoposto lunedì al voto della commissione Finanze della Camera.
Il decreto già esclude dalla responsabilità i cessionari dei crediti di imposta che dimostrino di aver acquisito i crediti e che siano in possesso di una specifica documentazione. La modifica estende ulteriormente l’ambito dell’esclusione dal concorso nella violazione a tutti i cessionari che acquistano i crediti d’imposta da una banca o da altra società appartenente al gruppo bancario della medesima banca, o da una società quotata o da altra società appartenente al gruppo della medesima società quotata, sempre a condizione che il soggetto cedente abbia provveduto a rilasciare un’attestazione di possesso della documentazione relativa alle opere che hanno originato il credito di imposta.
Un altro emendamento riformulato, inoltre, integra l’elenco dei documenti da possedere, prevedendo tra l’altro anche la visura catastale storica, modifiche sulla documentazione sull’efficienza energetica e sugli obblighi di riciclaggio e aggiungendo la documentazione per gli interventi di riduzione del rischio sismico e il contratto di appalto tra chi ha realizzato i lavori e il committente.
“Con una scelta odiosa il governo Meloni conferma di avere a cuore il benessere dei ricchi e delle banche. Alleanza Verdi e Sinistra è profondamente contraria ai programmi antipopolari e antiecologici di questo governo, condurremo una forte opposizione al Dl Superbonus con il nostro capogruppo in commissione Finanze Francesco Borrelli”, ha commentato Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.
Si va invece verso il ripristino dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli istituti per le case popolari (Iacp), le onlus e il terzo settore. L’esclusione dal blocco questi tre soggetti è prevista a patto che risultino “già costituiti alla data di entrata in vigore” del decreto. La modifica riformula 33 emendamenti presentati un pò da tutti i partiti, sia di maggioranza che di opposizione: nel testo si precisa che il parere favorevole ai 33 emendamenti è subordinato a questa riformulazione.
Si attendono infine gli ultimi dettagli sul ruolo delle banche nella soluzione al nodo dei crediti incagliati, dalla ripresa degli acquisti alla possibilità di convertire i crediti acquistati in Btp o in moneta virtuale per saldare gli F24. Lunedì e martedì sono gli ultimi due giorni e poi il testo è atteso mercoledì in Aula.