C’è un esposto di una sindacalista della Cgil alla base dell’inchiesta penale che ha poi portato al provvedimento del Tribunale di Milano che ha disposto l’amministrazione giudiziaria delle società Brt e Geodis. “Quella attuata da Brt – ha messo a verbale la testimone – deve essere considerata una chiara forma di intermediazione e interposizione di manodopera, poiché (…) tutti gli autisti delle società fornitrici di Brt, anche i cosiddetti finti padroncini o ibridi (…) dipendono direttamente da Brt”. Nel suo racconto si legge anche che “si assiste a un forma di sfruttamento di questa tipologia atipica di lavoratori”, che ci sono “corrieri che lavorano da più di vent’anni presso le filiali Brt, seppure questa circostanza non sia mai stata certificata” e che devono accettare “turni massacranti” nei quali vengono “pagati a cottimo”. In caso di “infortuni sul lavoro” Brt evitava “di chiamare l’ambulanza e l’infortunato” veniva “portato in ospedale da una persona di fiducia”.

Gli operai non avevano diritto a “visite mediche”, né a “corsi di formazione” ed erano gli stessi operai a volte a dover contribuire per comprarsi alcuni “strumenti lavorativi”. Passavano da una “cooperativa all’altra”, si legge ancora, perdendo “ogni diritto di carattere economico“, come gli scatti di anzianità. E non venivano pagati durante le “ferie” e niente “tredicesima”. Il pagamento “dello stipendio”, si legge ancora, veniva qualificato “come ‘trasferta Italia’ in modo da evitare il pagamento dei contributi”. In alcuni casi venivano pagati solo “a cottimo” per le consegne. Ed era, poi, una persona chiamata “caporale dei caporali”, scrivono i giudici, a scegliere i capi delle varie cooperative su “base etnica”. Un “sistema” questo, scrive il Tribunale che ha accolto la richiesta del pm Paolo Storari nell’indagine della Gdf, che “ha consentito a Brt di risparmiare a tutto detrimento dei lavoratori e dell’Erario la somma di 100 milioni di euro all’anno“.

Ma perché queste persone non reagivano? “Queste figure, a causa del proprio stato di bisogno, sottostanno in silenzio a queste condizioni, accettando qualsiasi situazione peggiorativa per il timore di perdere il lavoro e nella stragrande maggioranza dei casi senza un’assistenza sindacale, disincentivata nella pratica da Brt che agevola di fatto la frammentazione delle maestranze. Inoltre aggiungo che la maggior parte dei dipendenti – ha messo a verbale la teste – non sono di nazionalità italiana e soggetti in difficoltà economica, più propensi rispetto agli italiani a essere sfruttati in quanto il loro compenso è di gran lunga inferiore rispetto a quanto dovrebbe esser loro dovuto. È con questo che intendo il concetto di cottimizzazione del lavoro. Preciso in questo contesto che il dipendente viene retribuito non in base alle ore di lavoro prestato ma alla quantità di merce consegnata, circostanza che non è assolutamente prevista nel contratto né dagli accordi sindacali”..

La sindacalista, che ha denunciato, ha subito un tentativo di corruzione. Contattata nel 2021 da una consulente di un consorzio presente negli appalti di Brt per un appuntamento al centro commerciale Vulcano di Sesto San Giovanni. Ufficialmente per discutere di una vertenza relativa al trasferimento di alcuni corrieri dalla sede di Novara in Piemonte a quella di Sedriano (Milano). “Solo dopo esserci accomiatate ho aperto la cartellina scoprendo che questa in realtà conteneva, all’interno di fogli bianchi graffettati, venti banconote da 5o euro per un totale di 1000 euro. Il giorno successivo ho quindi sporto denuncia per tentata corruzione … alla Polizia alla quale ho consegnato la somma… Ritengo che il tentativo di corruzione fosse legato al loro modo di tenere i rapporti con le rappresentanze sindacali che intervengono nel “mondo Brt”. So, per averlo appreso dai nostri iscritti, che la corruzione tra i fornitori, i sindacati e anche i dipendenti di Brt responsabili del rapporto con i fornitori è un fenomeno piuttosto diffuso”. Il giorno dopo i fatti (18 ottobre 2021) la sindacalista è andata a denunciare alla polizia consegnando la cifra.

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