Quentin Tarantino che oggi, 27 marzo 2023, entra ufficialmente nel club dei sessantenni l’ho incontrato nel 2004 all’Italian King of the B’s, la rassegna organizzata, fra gli altri, da Nocturno nel corso del Festival del Cinema di Venezia 67. Con lui c’era Jo Dante, il regista di Gremlins. Fu una fortunata combinazione coinvolgere anche Barbara Bouchet alla proiezione di Milano Calibro 9 di Fernando Di Leo dove lei, una delle attrici più amate da Tarantino, interpreta la go-go dancing Nelly Bordon che balla su un tavolo ricoperta da un minuscolo bikini di perline multicolori. Nonostante il suo aspetto un po’ trascurato Tarantino, dopo aver visto o meglio rivisto il film, si è portato a spasso la Bouchet per tutta la sera.

Del resto lui è nato a pane e b-movie, soprattutto italiani. Ha lavorato presso i Video Archives di Manhattan Beach, in California, dal 1985 al 1990. Tarantino era, sin da giovane, dotato di una spaventosa cultura sul cinema, una passione irrefrenabile che mantiene ancora oggi acquisita proprio sul posto di lavoro (prima aveva fatto anche la maschera al Pussycat di Torrance, un cinema a luci rosse, esperienze di recitazione in una piccola compagnia teatrale e venduto spazi fieristici per conto del patrigno). Trovava, però, anche il tempo per scrivere sceneggiature come quella (non accreditata) de Le mani della notte (’91) di Jan Eliasberg, Le iene (’92) che poi dirigerà Una vita al massimo (’93) di Tony Scott, il fratello di Ridley, e di Assassini nati (’94) di Oliver Stone. Oltre che di un episodio anche come regista di un Er, Medici in prima linea del ’95, e di un Csi del 2005. Alla chiusura del negozio, ne ha acquistato i circa 8mila titoli. E ha fatto anche l’attore, oltre che nei propri film e in quelli di un grande amico della sua cerchia come Bob Rodriguez, anche in quelli di altri colleghi: camei, certo, come quello dell’ infermiere di un manicomio in Eddie Presley (’92) di Jeff Burr o del ‘se stesso’ di Tutto può accadere a Hollywood (2014) di Peter Bogdanovich. È stato persino un pupazzo dei Muppets.

Il successo internazionale di Pulp Fiction, Palma d’oro al Festival di Cannes ’94 e Oscar nel ’95 insieme a Roger Avary per la miglior sceneggiatura originale, non gli ha mai fatto dimenticare il suo Tennessee, pur avendolo abbandonato da bebè insieme con la mamma Connie (che faceva l’infermiera e lo ebbe a soli 16 anni, mentre il padre Tony, d’origine italiana, era un attore e musicista della Grande Mela) per spostarsi a Torrance, in California. Tarantino lo cita spesso nei suoi film, il Tennessee. In Pulp Fiction, Butch (Bruce Willis) deve recarsi a Knoxville (Tennessee), la città natale dei regista; il brano country Tennessee Stud di Johnny Cash si sente in Jackie Brown (’97); Grindhouse – A prova di morte (2007) è ambientato a Libano (Tennessee) e il tenente Aldo Raine (Brad Pitt) in Bastardi senza gloria (2009) proviene da Maynardville (Tennessee).

Del resto Tarantino è tutto una citazione: i suoi film omaggiano generi in voga soprattutto negli anni ’60 e ’70 come lo heist o caper-movie, ovvero il colpo realizzato da un gruppo di malavitosi come, per citare un caso italiano, I soliti ignoti (’58) di Mario Monicelli (vedi Le Iene del’92); oppure il blaxeploitation, il b-movie afro-americano alla Shaft il detective (’71) di Gordon Parks (vedi Jackie Brown, ’97, la cui protagonista Pam Grier era stata una star di quel genere pur avendo girato, nel ’73, anche l’italianissimo La rivolta delle gladiatrici di Joe D’Amato); o ancora, rivisitandolo a modo suo, il genere kung fu di Bruce Lee (vedi Kill Bill 1 e 2, 2003 e 2004, con la sua musa Uma Thurman); e lo spaghetti western (i tanti west-movie made in Italy) fino ai capolavori di Sergio Leone (vedi Django Unchained, 2012).

E perché no? I nazi-movie che guardano, seppur molto da lontano e assai tangenzialmente, agli italiani come il Cesare Canevari de L’ultima orgia del terzo Reich ’77, e similari, e ad alcuni francesi e americani anni 70 (vedi Bastardi senza gloria, 2009). Pensiamo poi agli attori che Tarantino ha riportato in auge o comunque ha utilizzato in maniera completamente anomala rispetto ai ruoli che avevano precedentemente ricoperto: John Travolta (Pulp Fiction); David Carradine (Kill Bill 1 e 2); Lawrence Tierney (Le iene); Robert Forster (Jackie Brown); Tim Roth e Chris Penn (Le iene); Steve Buscemi (Le iene e Pulp Fiction); Christopher Walken e Harvey Keitel (Pulp Fiction); Robert De Niro e Michael Keaton (Jackie Brown); Daryl Hannah (Kill Bill 1 e 2); Kurt Russell e Rosario Dawson (Grindhouse – A prova di morte, 2007); Brad Pitt, Christoph Waltz, Michael Fassbender, Diane Kruger e Léa Seydoux (Bastardi senza gloria). E, primus inter pares, Bruce Willis purtroppo oggi affetto da una demenza fronto-temporale che gli impedisce comunicazioni corrette e, in definitiva, di fare l’attore (Pulp Fiction e l’episodio L’uomo di Hollywood in Four Rooms del ’95). Infine, Bruce Dern e Franco Nero (Django Unchained, 2012) e Jennifer Jason Leigh, oltre a uno dei sui attori-feticcio fin dai tempi di Pulp Fiction ovvero Samuel L. Jackson (The Hateful Eight, 2015), per finire con Al Pacino (C’era una volta a Hollywood, 2019). In pratica, il gotha di Hollywood stralciato dai propri abituali cliché.

Nessun regista americano ha mai osato tanto. Lo stesso Tarantino appare spesso, anche se poco hitchcockianamente, nei suoi film. Prendendosi anche un Razzie Awards ’96 come peggior attore non protagonista (il criminale Gecko) de Dal tramonto all’alba dell’amico Robert Rodriguez. E pensare che aveva cominciato scrivendo una sceneggiatura, Captain Peachfuzz and the Anchovy Banditnel, già nel lontano 1985. Storiella ideata a 14 anni di un rapinatore di pizzerie.

Nonostante c’è chi consideri i suoi film violenti, Tarantino è un uomo piuttosto pacifico. Certo, fu accusato di un furtarello da ragazzo in un negozio e di aver aggredito il pingue collega Don Murphy in un ristorante nel ’97. Non se ne conosce il motivo, ma Murphy gli ha chiesto un risarcimento di 5 milioni di dollari per uno spintone e un cazzotto. Oggi, però, è serenamente sposato con la modella e cantante di origine israeliana Daniella Pick, vent’anni meno di lui, che gli ha dato un figlio e una figlia e ha in programma ben quattro progetti: The Movie Critic (pare sulla vita della critica cinematografica Pauline Kael), Django/Zorro (sorta di sequel di Django Enchained), Bounty Law, serie tv in 4 episodi spin off di C’era una volta a Hollywood in salsa western (sarà ancora Di Caprio?). E infine l’attesissimo Kill Bill 3.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Attori italiani fanno causa a Netflix: “Ci pagate troppo poco, agli artisti cifre insignificanti e totalmente slegate dai reali ricavi”

next