Tredici Paesi Ue, tra i quali anche l’Italia, chiedono “un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari”, promuovendo “la ricerca e l’innovazione in particolare per i piccoli reattori modulari e i reattori modulari avanzati”. O forse no. Perché l’Italia smentisce quanto affermato da Parigi. “L’Italia non ha firmato alcun documento al termine della riunione sul nucleare svoltasi questa mattina a Bruxelles su iniziativa della Francia e a cui hanno partecipato in tutto tredici Paesi”, hanno precisato fonti del ministero dell’Ambiente. Secondo queste fonti l’Italia ha partecipato all’incontro nella veste di osservatore e, contrariamente a quanto indicato in precedenza da altri partecipanti, non ha firmato alcun documento. .

La nota congiunta in cui si parla della firma italiana è stata diffusa da Parigi, a capo dell’alleanza sul nucleare, al termine di una riunione con la Commissione europea. Il documento è stato sottoscritto da Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. L’Italia, insieme a Belgio e Paesi Bassi, ha firmato in qualità di Paese osservatore, specifica la nota. Una specificazione che secondo Roma evidentemente non è sufficientemente chiara.

Nella riunione odierna, ospitata dalla Direzione generale Energia della Commissione europea, le tredici capitali “hanno ribadito l’importanza del rispetto dei più severi standard di sicurezza nucleare e hanno concordato sulla necessità di un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari”. L’atomo, si legge nella nota, costituisce “una tecnologia chiave, insieme alle energie rinnovabili, per raggiungere i nostri obiettivi climatici e la neutralità del carbonio nel 2050″ e “in questa prospettiva” i rappresentanti dell’alleanza ritengono “essenziali il rafforzamento della cooperazione industriale, delle catene del valore europee e l’agevolazione delle capacità finanziarie”. I tredici governi evidenziano inoltre che “i piccoli reattori modulari possono contribuire, insieme alle grandi centrali nucleari, al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue e alla sicurezza energetica, sviluppando competenze e indipendenza tecnologica”.

È la seconda volta in poche settimane che sulla questione si verificano fraintendimenti tra Italia e Francia. Lo scorso 27 febbraio Parigi aveva preannunciato la partecipazione dell’Italia alla riunione di Stoccolma dedicata al nucleare. “Non è prevista la presenza di nessun rappresentante italiano”, aveva poi puntualizzato il ministero dell’Ambiente. Certo è che a queste riunioni a diversi esponenti di governo farebbe piacere esserci. “Investire sul nucleare pulito e sicuro di ultima generazione è un dovere sociale, economico e ambientale. Avanti futuro!”, aveva scritto in quell’occasione il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

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