Il Comitato olimpico internazionale ha deciso di riammettere gli atleti russi e bielorussi alle competizioni sportive. Ma potranno farlo solo a titolo individuale e come atleti neutrali, ha stabilito il comitato esecutivo del Cio. Resta invece escluse le nazionali di Russia e Bielorussia e resta il divieto di partecipazione per chi ha sostenuto attivamente la guerra o fa parte di corpi militari. Continua anche il divieto di organizzare eventi sportivi internazionali sia per Mosca che per Minsk e i funzionari dei due Paesi non potranno essere invitati o accreditati per eventi e meeting sportivi internazionali.
La decisione non investe la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 e Milano-Cortina 2026 che, come ha spiegato il presidente del Cio Thomas Bach, verrà presa “nel momento opportuno”. Bach ha anche sottolineato che “in una situazione così complessa nessuno può sapere cosa può succedere in una settimana, un mese o nove mesi”. Il Cio, ha sottolineato, continuerà a “monitorare” l’evoluzione degli eventi e si è rifiutato di fornire un momento in cui verrà assunta una posizione: “Non è appropriato indicare una tempistica”. La decisione del Comitato olimpico ha finito per scontentare tutti.
Per il presidente del Comitato olimpico russo Stanislav Pozdnyakov si tratta di condizioni “inaccettabili”. Tra le prime voci a farsi sentire quella di Veronika Stepanova, oro ai Giochi invernali di Pechino nella staffetta 4x5km di sci di fondo: “Egregio Cio, perché non te ne vai a quel Paese con le tue condizioni e raccomandazioni?”, ha scritto su Telegram. “Io non lascerò che nessuna ‘commissione’ internazionale analizzi le mie opinioni, le mie convinzioni e decidere se ammettermi alla Coppa del Mondo, in questo caso gareggiate voi”. Ma una posizione simile, seppur di segno opposto, è stata espressa anche dalla Germania: “La decisione del Cio è uno schiaffo in faccia agli atleti ucraini”, ha dichiarato la ministra tedesca dell’Interno, Nancy Faeser.
A suo avviso gli atleti ucraini “meritano la solidarietà dello sport internazionale” che “deve condannare inequivocabilmente la brutale guerra di aggressione russa”. La conseguenza è scontata: escludere “completamente gli atleti russi e bielorussi”. L’esclusione delle squadre e dei manager, ha detto ancora Faese, è “solo il minimo assoluto e non è sufficiente”. E ha quindi concluso: “Chiunque permetta alla Russia guerrafondaia di utilizzare le competizioni internazionali per la sua propaganda danneggia l’ideale olimpico di pace e comprensione internazionale”.