Che ristrutturare con i soldi del Pnrr uno stadio di calcio – uno solo in tutta Italia fra le grandi città, quasi 200 milioni di investimento – fosse un’idea bizzarra, era evidente da tempo. Adesso se ne sono accorti pure in Europa: la ristrutturazione dell’Artemio Franchi di Firenze finisce nel mirino della Commissione Ue, che l’ha inserita fra i principali rilievi all’Italia sull’attuazione del Piano. E rischia diventare un grosso problema, sia per il Comune, che per il governo. Quella del Franchi è una storia tipicamente italiana, che si fa più grottesca di capitolo in capitolo: un impianto vecchio (risale agli Anni Trenta), abbastanza malmesso, certamente storico ma senza particolare attrattiva, il cui restauro diventa un caso nazionale. La Fiorentina di Rocco Commisso sono anni che cerca di costruirsi una casa tutta sua, ma si è scontrata prima col parere della Sovrintendenza, che ha vincolato parti importanti della struttura firmata dal grande architetto Pierluigi Nervi, poi con l’ostruzionismo del Comune che temeva di ritrovarsi col cerino (cioè lo stadio vecchio) in mano se il club se ne fosse costruito uno nuovo. Così l’opera, che poteva essere a carico dei privati, è finita sulle spalle dello Stato.
E qui entra in gioco il Pnrr. Ad aprile 2021, il Franchi viene infilato a sorpresa nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non nel capitolo dello sport – a cui vengono destinati pochissimi soldi, 700 milioni per l’impianti di base e 300 per le palestre scolastiche, appena lo 0,5% del totale – ma in quello della cultura, col pretesto del valore architettonico dell’opera. L’intervento prevede non solo la ristrutturazione dello stadio salvaguardando le strutture di Nervi, ma anche la rigenerazione dell’intera area di Campo di Marte, con parco, spazio commerciale, palestra, piscina, uffici. L’operazione è controversa. Matura di sponda fra gli uffici del sindaco di Firenze, Dario Nardella, e quelli dell’allora ministro, Dario Franceschini, compagni di partito e di corrente Pd, mentre il capo di gabinetto al Ministero è lo stesso Lorenzo Casini che poi diventerà presidente della Serie A. A destare perplessità è soprattutto il fatto che il Franchi sia l’unico stadio di una grande città ad essere rifatto con soldi pubblici, una disparità di trattamento che non viene motivata in modo trasparente. Ma il finanziamento passa, tant’è vero a gennaio era stata aperta la procedura per i lavori. Tra una polemica e l’altra, il progetto viaggiava più o meno spedito. Fino a oggi.
Il Franchi è finito al centro della trattativa con la task force Pnrr della Commissione Ue: come spiega la nota pubblicata da Palazzo Chigi, le parti si sono prese un altro mese per la valutazione degli impegni, ma proprio lo stadio di Firenze è uno degli interventi su cui sono state sollevate obiezioni (insieme al Parco dello Sport di Venezia). Per cosa nello specifico ancora non è chiaro, lo stesso Comune aspetta lumi (la trattativa è fra il governo e l’Ue). A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, la contestazione potrebbe riguardare l’ammissibilità del finanziamento perché poco coerente con la missione. Non tutto, in realtà, solo una parte. Dei 200 milioni totali, infatti, 125 il Comune di Firenze li prende dal Piano Nazionale Complementare, un fondo di risorse statali di cofinanziamento, dove è entrato grazie all’ex ministro Franceschini.
La Commissione punta il dito sulla parte europea, 55 milioni poi diventati 70 a seguito del caro prezzi, presi dalla Missione 5 componente 2 dedicata alla infrastrutture sociali e ai “Piani integrati urbani”. Con cui uno stadio di calcio in effetti ha poco a che fare. Persino Matteo Renzi, che in passato si era speso per favorire la ristrutturazione superando i vincoli della burocrazia, è contrario: “Comprendo le perplessità dell’Ue. Lo stadio va fatto coi soldi dei privati, non può essere pagato dal Comune o dall’Europa”. La posizione dell’Ue ha subito fatto scattare l’allarme. Il Comune di Firenze, sostenuto dall’Anci, si dice certo della validità dell’intervento. Il sindaco Dario Nardella si è sentito col ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (a cui è contestato un altro progetto) e il presidente dell’Anci Antonio Decaro registrando “un impegno condiviso” per “motivare la correttezza della procedura e l’ammissibilità del finanziamento”.
Nardella ha detto di aver “già espresso la richiesta di essere audito dai servizi della Commissione, in accordo col governo, nelle forme che si riterranno più utili, però riteniamo che sia giusto darci la possibilità di un’audizione e di un confronto diretto con gli uffici”. Il sindaco si riserva di leggere “nel dettaglio le osservazioni che ancora non conosciamo”, ma si è detto anche fiducioso “sul fatto che sapremo rispondere punto per punto”. E il Comune sottolinea che i rilievi comunque riguardano solo una parte del finanziamento. Ma anche così la bocciatura, se definitiva, rischia di aprire una voragine nel progetto. A gare già indette, con la Fiorentina che aspetta certezze sui tempi e intanto dovrà trovarsi una nuova casa per almeno due stagioni, visto che il piano di ristrutturazione non ha pensato a un’alternativa. Oltre al danno, c’è sempre la beffa.