Tre articoli per mettere un freno ai medici “a gettone” e alle esternalizzazioni negli ospedali, favorendo anche la libera professione in pronto soccorso per chi è ancora specializzando. Il governo vara nuove regole per provare ad arginare le maxi-spese degli ospedali, costretti a ricorrere a forze esterne per supplire alle carenze di organico croniche che stanno mandando in tilt soprattutto i pronto soccorso, provocando da mesi le critiche delle associazioni di settore.
E le misure previste nel decreto Energia vengono accolte con favore dai medici, che però attendono l’approvazione del provvedimento. Nelle bozze, salvo cambiamenti in Consiglio dei ministri, appare però chiara la stretta per i medici “a gettone”: i servizi potranno essere affidati a terzi esclusivamente per i pronto soccorso (“area critica”) e per massimo un anno solo in caso di necessità e urgenza, in una sola occasione e senza alcuna possibilità di prorogare il servizio.
L’affidamento esterno potrà avvenire solo nel momento in cui sia risultato impossibile, dopo una preventiva verifica, l’utilizzo di personale già in servizio o l’assunzione di idonei in graduatoria e ancora un eventuale reclutamento di personale medico-infermieristico con una procedura autorizzata. I “prezzi di riferimento” per l’acquisto del servizio verranno fissati da un apposito decreto del ministro della Salute nei 90 giorni successivi all’approvazione del decreto, così da garantire “equità retributiva” a parità di prestazione lavorative con i medici assunti dal Servizio sanitario nazionale.
Se personale assunto dal Servizio sanitario nazionale dovesse dimettersi preferendo lavorare per un privato che lavora in appalto per il pubblico, non potrà tornare in futuro a lavorare con il Servizio sanitario nazionale. Quando terminerà il periodo di esternalizzazione, le aziende avvieranno procedure di selezione del personale e potranno destinare fino al 50% dei posti disponibili come “riserva” per il personale che ha svolto quelle mansioni da esternalizzato.
Un altro articolo del decreto prevede anche un incremento della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive in pronto soccorso. Una norma, quest’ultima, destinata nelle intenzioni del governo a ridurre le esternalizzazioni. La cifra, tuttavia, non è indicata nella bozza. Per allargare il bacino dei possibili assunti, inoltre, il governo ha previsto nel decreto che fino al 31 dicembre 2025 chi ha lavorato in pronto soccorso per almeno 3 anni – tra gennaio 2013 e giugno 2023 – con contratti anche discontinui possa partecipare ai concorsi per l’accesso alla dirigenza medica del Servizio sanitario nazionale per l’area di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza, anche qualora non abbia svolto la specializzazione.
Inoltre si apre una possibilità per chi sta svolgendo la specializzazione in questo momento: i medici in formazione, infatti, potranno lavorare in pronto soccorso pubblici per 40 euro lordi all’ora per un massimo di 8 ore settimanali. Una possibilità che si aggiunge a quella di sostituire i medici di base e a svolgere le guardie mediche. Chi dovesse dare la propria disponibilità a lavorare in emergenza-urgenza avrà anche una sorta “incentivo” perché l’attività diventerà un requisito dei concorsi. Infine, sempre fino al 31 dicembre 2025, il personale che lavora in pronto soccorso che ha i requisiti per il pensionamento anticipato potrà chiedere il part-time.