Multe da ventimila a sessantamila euro e carcere fino a due anni per chi incoraggia e agevola l’anoressia, la bulimia, il binge eating e gli altri disturbi del comportamento alimentare. Lo prevede il nuovo articolo 580-bis del codice penale, che Fratelli d’Italia vorrebbe introdurre per colpire con un’apposita fattispecie di reato i cosiddetti “thinfluencer“, gli utenti – quasi sempre a loro volta affetti da disturbi alimentari – che sul web e sui social predicano la magrezza estrema insegnando tecniche per non assorbire cibo o far passare la fame. La proposta di legge presentata lunedì a palazzo Madama, a prima firma del senatore Alberto Balboni, punisce chi “con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determina o rafforza l’altrui proposito di ricorrere a condotte idonee a provocare o rafforzare i disturbi del comportamento alimentare e ne agevola l’esecuzione“. Se il fatto “è commesso nei confronti di una persona in minorata difesa“, minore di 14 anni o “priva delle capacità di intendere e volere, si applica la pena della reclusione fino a quattro anni” e la multa da quarantamila a 150mila euro.
La proposta, ha spiegato Balboni, si occupa “di un fenomeno molto più grave di quanto comunemente non si creda. Nella relazione di accompagnamento si evidenzia come sono circa quattromila i giovani, quasi tutte ragazze, che perdono la vita ogni anno per queste che sono vere e proprie malattie psichiatriche. È la prima causa di morte dopo gli indicenti stradali per i giovani dopo i 25 anni. Noi chiediamo che vengano riconosciute come malattie sociali perché così sarà più semplice fare un lavoro nelle scuole”. L’articolo 1, infatti, dice che “la presente legge riconosce come malattie sociali l’anoressia nervosa, la bulimia, il disturbo da alimentazione controllata e il disturbo evitante/restrittivo”. L’articolo 3 invece riconosce “il 15 marzo quale ‘Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare‘ al fine di diffondere adeguata conoscenza e sensibilità tra i cittadini”, prevedendo che sia “favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti” in modo da “esortare i giovani ad affrontare un percorso di cure adeguato qualora si dovessero riconoscere nella sintomatologia tipica di tali patologie”.
All’articolo 4, infine, si prevede che entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge il ministero dell’Interno provveda con decreto a stabilire “i criteri e le modalità per impedire l’accesso ai siti” cosiddetti pro-Mia o pro-Ana, che “diffondono tra i minori messaggi suscettibili di rappresentare, per il loro contenuto, un concreto pericolo di istigazione a condotte alimentari idonee a provocare e diffondere” i disturbi, “reindirizzando in forma anonima l’utente automaticamente al portale digitale www.disturbialimentarionline.it“. Lo stesso articolo, infine, prevede un “piano di interventi” nazionali e regionali con gli obiettivi di “effettuare la diagnosi precoce, migliorare le modalità di cura dei soggetti colpiti” e agevolarne “l’inserimento attività scolastiche, sportive e lavorative, migliorare l’educazione sanitaria e alimentare della popolazione”, nonché “attivare percorsi specifici e programmi dedicati alla formazione e al sostegno dei nuclei familiari delle persone con disturbo del comportamento alimentare, in particolar modo per quanto concerne l’aspetto psichiatrico, psicologico e nutrizionale”.