“Giorgia Meloni è una figura di sinistra. Sta facendo un percorso di transizione, sta già prendendo gli ormoni e si sente dalla voce. Elly Schlein è perfetta per il Pd ma gli elettori di sinistra si inventeranno comunque qualcosa che non va: diranno che la lecca male”. Negli spettacoli di Saverio Raimondo c’è la politica, la retorica di destra e di sinistra. Poi il sesso in tutte le sue declinazioni, l’autoerotismo e la pornografia. Infine c’è il body shaming e la dissacrazione di qualunque tema, compresa la disabilità. Da Torino a Bari, il comico ha portato in tour per i club d’Italia un promemoria: una battuta è una battuta, non va spiegata e non corrisponde alla verità.
Raimondo lo ha ribadito anche nella tappa conclusiva del tour, al Blue note di Milano. Un locale che metterebbe in soggezione chiunque, e che il comico – che durante lo spettacolo si dichiara vigliacco – ha affrontato come una sfida. “Voglio andare lì dove c’è il filo scoperto. Lo vado a toccare e prendo anche la scossa”, dice Saverio Raimondo a FQMagazine. Lo spettacolo racchiude una miscela di temi legati da un doppio fil rouge: il sesso, fulcro comico un po’ anni ‘90, e l’autoironia senza sconti. “Netflix mi consiglia il mio spettacolo al 34%”, recita sul palco riferendosi al suo show Il Satiro parlante, del 2019.
Quella di ridere di sé, condizione necessaria della stand up comedy, non è per lui solo una cifra stilistica, ma il passepartout per superare ogni limite. “Essere disposto a prendere in giro te stesso – racconta il comico – ti dà una sorta di patentino a prendere in giro anche gli altri. Questo è quello che deve fare un comico, che non deve mai essere autorevole. Inoltre nel mio caso è anche una condizione inevitabile fisicamente. Guardami, sono ridicolo: ne prendo atto e denuncio di esserlo”. Parte del repertorio di Raimondo ruota intorno alla sua statura, alla sua sessualità e alla sua voce, che definisce simile a un “acufene”, ma che è stata selezionata dalla Pixar per il film d’animazione Luca.
Questo metodo, che tende ad asfaltare praticamente tutto, viene applicato anche agli altri, inclusi disabili, stranieri, persone anonime o illustri. Nel mirino finiscono quindi Alex Zanardi e Bebe Vio, ma anche il pubblico in sala. E non mancano gli attacchi ai temi delicati e ai tabù. “Non mi sento ostacolato dal politicamente corretto, anzi. Quando scrivo penso al mondo che mi circonda e gioco con tutto quello che la contemporaneità mi offre. Trovo divertente – dice – che esista una morale ipocrita e censoria. Ma noi comici abbiamo il dovere etico di rispondere alle provocazioni. Noi giochiamo con i limiti”.
Lo scorso ottobre Raimondo è stato molto criticato per uno sketch andato in onda a Le iene, in cui aveva detto di essersi “masturbato” sopra le foto di Emma Marrone in risposta alle critiche di body shaming che la cantante aveva ricevuto durante Sanremo. “Quel monologo lo rifarei – dichiara a mesi di distanza – anche perché le famigerate shitstorm sono solo virtuali. Non hanno alcuna presa sulla vita reale ed è una cosa che viaggia in parallelo, su cui le persone si sfogano”. Da qui la scelta di riproporre anche in tour il monologo sul fisico di Emma Marrone e Vanessa Incontrada, parlando apertamente al suo pubblico delle conseguenze subite dopo la messa in onda del programma Mediaset.
A incidere, forse, è anche il mezzo con cui questo tipo di comicità viene diffusa. “La televisione – spiega Raimondo – è un contesto che mortifica la stand up comedy, perché non ci sono le condizioni editoriali adatte. Il bello di questo genere risiede nel live, perché ti permette di fare le battute sul pubblico in sala, che poi interviene ed entra all’interno del pezzo. Questo meccanismo non potrà mai verificarsi in un contesto televisivo”. Negli ultimi due anni, il genere stand ha preso sempre più piede in Italia, venendo diffuso anche in streaming. Ma per il comico, il futuro della stand sarà comunque davanti a persone in carne e ossa. Secondo lui, “le piattaforme aiutano a diffondere una certa estetica, ma un filmato non può avere la forza del live”.
Saverio Raimondo è stato uno dei primi a portare il genere in Italia, subendo l’influenza statunitense. Oggi sta sperimentando un nuovo mezzo, un disco solo sonoro, acquistabile come un prodotto musicale e che ha trasformato anche in vinile. “La versione audio è l’unico surrogato dei miei live che trovo soddisfacente – spiega – perché l’intimità dell’ingresso nelle orecchie in qualche modo ricrea lo scambio di sguardi che c’è tra il comico e il pubblico in sala dal vivo”. Negli Usa, il Comic album è già una categoria ai Grammy Awards, ma in Italia lui è il primo a sperimentarla. Leit motiv dello spettacolo di Raimondo è la paura: della guerra, degli aerei, dei cani, degli aghi. Ma per il momento, l’unico timore che non si percepisce è quello di sfidare mezzi d’espressione e parole. “Non è vero che non si può più dire niente – spiega – si può dire tutto. E le persone sono disposte a ridere di tutto. Bisogna semplicemente essere capaci di farlo”.
Foto di Luca Rossato