Basta toccarne le foglie e il dolore, atroce, che si prova, dura per mesi e a volte anni. È una pianta pericolosa e uno dei tanti modi per chiamarla è gympie gympie (Dendrocnide moroides) ma è conosciuta anche come pianta dei suicidi perché il male che si prova dopo aver toccato i suoi peli urticanti è così forte che potrebbe spingere la ‘vittima’ a togliersi la vita. Sulla cima dei peli si trovano aculei sottili e morbidi ma talmente pungenti da potersi infilare sotto pelle rilasciando una neurotossina che agisce sul sistema nervoso. Dove cresce? Foreste pluviali, Australia. Ora la ABC News racconta la storia di una donna di 42 anni, Naomi Lewis, che è caduta sopra la gympie gympie. Come? Stava facendo un giro in mountain bike a Smithfield. A un certo punto ha perso l’equilibrio e si è ritrovata in un fosso proprio sopra la terribile pianta. “È stato orribile, assolutamente orribile. Il dolore era appena oltre l’insopportabile. Il corpo ha raggiunto una soglia e poi ho iniziato a vomitare”, ha raccontato Lewis. In attesa dei soccorsi, suo marito è andato a comprare delle strisce depilatorie per poter togliere gli aculei ma il dolore lancinante non si è fermato e oggi, a distanza di nove mesi, la 42enne lo sente ancora. Nonostante la permanenza in ospedale non sia stata lunga (solo una settimana), la terapia con antidolorifici e impacchi freddi è durata mesi. Una delle maggiori studiose della pianta del suicidio è la dottoressa Marina Hurley, che negli anni ’90 ha studiato effetti collaterali e conseguenze delle punture della pianta. Lei stessa, nonostante le protezioni utilizzate, ha sperimentato cosa si prova anche solo toccandola: “Non solo si sente dolore quanto si è punti dalla pianta ma nel giro di venti minuti i linfonodi situati sotto le ascelle si gonfiano e pulsano in modo doloroso, e sembra che vengano sbattuti fra due blocchi di legno”. Su The Conversation, Hurley ha aggiunto che si tratta del “peggior tipo di dolore che si possa immaginare, come essere ustionati con acido caldo e fulminati allo stesso tempo”.