C’era una volta la gita. Il tanto agognato viaggio d’istruzione a Parigi o Madrid con i compagni di scuola, è destinato a diventare un ricordo degli anni che furono: i costi dei voli aerei sono raddoppiati; le compagnie low cost fanno la guerra alle agenzie impedendo loro di effettuare pacchetti di prenotazioni. In più di conseguenza si registra un incremento dei costi alberghieri. Un viaggio di quattro notti e cinque giorni in una capitale può costare anche più di 700 euro mentre prima della pandemia i costi si aggiravano attorno ai 500-600 euro. Risultato? Le classi ormai partono con appena metà o poco più dei ragazzi, spiegano i presidi. Gli extra costi, infatti, sono scaricati direttamente sulle famiglie. E sono sempre di più quelle costrette a sacrificare la gita dei figli per far quadrare il bilancio familiare. Da mettere in conto anche un altro problema: si trovano sempre meno docenti disposti a farsi carico del viaggio d’istruzione perché il Ccnl non affronta la questione del recupero delle ore fatte in eccedenza. Spesso il tema dovrebbe essere affrontato nella contrattazione d’istituto ma non viene fatto e chi accompagna in gita i ragazzi lo fa per spirito “missionario”.

Problemi che conosce bene la dirigente Cristina Costarelli, a capo del liceo “Newton” di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi della regione Lazio. E’ lei per prima ad aver denunciato la questione: “Se prima per andare a Valencia o a Parigi bastavano meno di 500 euro oggi arriviamo a seicento e più. Per partecipare fino al 2018 era necessario avere i due terzi della classe ora per permettere la buona riuscita del viaggio siamo andati spesso in deroga”. Al “Newton” una scelta l’hanno fatta: optare per le mete italiane che costano un po’ meno. Ma Costarelli pensa al futuro: “Credo che serva un fondo regionale o ministeriale che possa andare incontro alle esigenze delle famiglie o sostenere le imprese turistiche”. Anche a Palermo, Chiara Di Prima, preside del “Galileo Galilei” è sincera: “Un paio di viaggi non li abbiamo potuti fare non solo per l’aumento dei costi ma anche perché non si trovavano posti sui voli e negli alberghi”. Una delle questioni più importanti la sottolinea al Fatto Quotidiano.it proprio questa dirigente: “Ryanair non fa biglietti a gruppi di ottanta persone ma al massimo di 25. Ma noi come facciamo? C’è il rischio nei prossimi anni di perdere la potenzialità dei viaggi d’istruzione per le politiche delle compagnie aeree”.

Un lavoro, quello della preparazioni dei viaggi che ricade soprattutto sulle segreterie delle scuole. Maria Teresa Trinchetti è la dirigente dei servizi generali amministrativi del “Marco Polo” di Firenze. E punta il dito anche su un’altra questione: gli autobus. Si trovano a fatica. Non ci sono più autisti. Problemi che conosce anche il dsga Sandrino Rossi dell’ “Einaudi” di Bassano del Grappa: “Le agenzie spesso nemmeno rispondono alla nostra richiesta di preventivi. Anche da noi qualcuno non è partito perché si è superato il budget iniziale ma non possiamo farci nulla”. Su questo punto hanno riflettuto i deputati del Pd Emiliano Fossi e Irene Manzi che hanno chiesto al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara di istituire un fondo apposito per i viaggi d’istruzione perché “rappresentano un momento integrativo e complementare all’attività educativo-didattica della scuola. Sono un momento privilegiato di conoscenza, comunicazione e socializzazione, preziosa occasione di riscontro e approfondimento di quanto trattato nelle attività di studio. Essi, infatti, scaturiscono dalla programmazione didattica, dalla quale non possono prescindere, e sono inseriti nel Piano dell’offerta Formativa”.

A dare un’ulteriore lettura del caso è Gianluca Glorioso, membro della Fiavet, federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo: “Purtroppo il tema caro tariffe ce l’abbiamo sia su lungo medio e corto raggio a livello del 20-30% di incremento. Si tratta di un aggravio di costi non dovuto a un ricarico delle agenzie ma in primis alle tariffe dei voli. A cascata tutto il resto: albergatori, ristorazione. A questa fotografia si aggiungono le parole di Maricetta Amato, che si occupa di viaggi d’istruzione: “Cominciamo con bus e alberghi, sono diminuiti perché non sono riusciti a sopravvivere con il Covid. Molti hotel scelgono di non aprire prima dell’estate e chi lo fa ha dei prezzi elevati per fronteggiare le spese di luce, gas. Le cifre sono passate da 400 a 600 euro per quattro notti e cinque giorni. Non si trovano autisti dei bus. Quando non ci presentiamo alle gare lo facciamo per correttezza nei confronti delle scuole perché magari non possiamo garantire un servizio”.

Chi vive sulla propria pelle il problema sono le famiglie. Laura Trucchia, mamma di tre figli, membro dell’Associazione “Genitori Democratici”: “I prezzi sono aumentati. Siamo contenti che dopo il Covid i nostri ragazzi abbiano modi per stare insieme ma il costo così alto dei viaggi d’istruzione permette solo a una minoranza di partecipare. I miei due alle medie partono domenica e per ciascuno sto spendendo 600 euro per una settimana bianca. Per il più grande in Grecia andranno via 450 euro. Si tratta di investire uno dei nostri stipendi in gite. Non tutti, tuttavia, sono privilegiati come noi. La scuola e i giovani sono rimasti un tassello su cui risparmiare”. Secondo Trucchia le scuole dovrebbero accantonare fondi ma non basterebbe: “Serve un intervento del ministero per calmierare i prezzi delle gite”. Così anche Antonio Affinita, direttore Movimento nazionale genitori: “L’aspetto ludico è superiore a quello dell’istruzione. E’ visto più come un viaggio d’evasione che tutt’altro. E’ una situazione discriminatoria per le famiglie: le più povere non ce la fanno spesso a mandarli in gita. I costi sono scaricati direttamente e solo sulle famiglie”.

A preoccuparsi di questo clima è anche il Touring Club che fino a qualche anno fa aveva un osservatorio sui viaggi d’istruzione; Matteo Montebelli, lancia alcune proposte: “Destagionalizzare. Troppe gite nello stesso periodo dell’anno, a discapito di qualità e costi. Non scegliere solo le destinazioni più note ma scoprire tutto il territorio. Rendere coerenti programma di studi e destinazioni scelte dagli istituti scolastici. Il turismo scolastico, per differenziarsi, può costituire un modo per scoprire il Paese e poi rendere il viaggio d’istruzione un diritto. A oggi, solo la metà delle classi italiane fa questa esperienza”.

In fono alla catena di montaggio a lamentarsi ci sono anche i docenti. Spesso le agenzie di viaggi prevedono per gli accompagnatori le spese complete. Quando ciò non è previsto o ci sono spese aggiuntive necessarie, si può ottenere un rimborso presentato opportuna documentazione. In particolare, è necessario esibire uno scontrino che riporti il nome, il codice fiscale del docente e il dettaglio dei pasti consumati. Non spetta invece alcun recupero per il docente nel caso i giorni delle uscite/viaggi comprendano l’eventuale “giorno libero”, mentre potrebbe spettare il cosiddetto recupero compensativo nel caso i giorni del viaggio comprendano la domenica. Il riposo compensativo, però, potrebbe non essere così “automatico”, quindi è bene che anche questo aspetto sia oggetto di regolamentazione e di delibera degli organi collegiali.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Milano, la fuga dal liceo Berchet: da settembre 56 ragazzi si sono trasferiti causa “disagio e malessere”

next
Articolo Successivo

Milano, per i 40 bambini del campo rom di Chiesa Rossa non c’è lo scuolabus: costretti a camminare per 2,5 km tra i campi

next