Quale giorno fa, durante la prima edizione di Key Energy – la fiera italiana dedicata esclusivamente all’Energia – è stato presentato l’annuale Rapporto di Legambiente sullo stato di autorizzazione delle fonti rinnovabili in Italia. Il Fatto Quotidiano ne ha scritto sottolineando come solo l’1% delle richieste di autorizzazioni rilasciate dalle Regioni fosse stato autorizzato durante l’ultimo anno. Nel 2022 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di tre gigawatt, 1,6 in più rispetto al 2021. Un dato certamente non sufficiente per raggiungere gli obiettivi climatici e di sviluppo delle rinnovabili, dato l’obiettivo di nuovi 85 GW al 2030, che vuol dire installare una media di poco meno di 10 GW all’anno a partire dal 2023.

Certo potrei “consolarmi” con il dato del Lazio che si attesta nel triennio 2019-2022 come prima regione d’Italia con il 34% di tutte le autorizzazioni rilasciate per il fotovoltaico, il 25% nel solo 2022. Ma questo dato, che si deve soprattutto alla modalità collaborativa e non oppositiva con cui gli uffici regionali laziali lavorano con i proponenti, non deve distrarci dal dato nazionale poco incoraggiante. Se però alziamo lo sguardo dal nostro dato nazionale a quello che succede nel resto del mondo, si intravvedono nubi rosa all’orizzonte.

La situazione di crisi nell‘approvvigionamento energetico, causata dal conflitto in Ucraina, ha portato a un aumento dei costi del settore senza precedenti, aggravando ulteriormente l’aumento dei prezzi delle materie prime derivato dalla pandemia. Anche i prezzi del polisilicio, utilizzato per produrre i pannelli fotovoltaici, sono saliti alle stelle rendendo questi ultimi molto costosi. Nonostante ciò, il mercato energetico non si è completamente affidato alle fonti fossili, ma ha visto una forte spinta verso le energie pulite. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, entro i prossimi cinque anni queste fonti dovrebbero crescere di quasi 2.400 GW e rappresentare il 90% di tutta la capacità elettrica aggiunta a livello mondiale nel breve periodo.

La realtà descritta dall’Agenzia è quella di un’accelerazione dell’85% rispetto al periodo 2017-2022 e di un aumento del 30% rispetto alle previsioni dello scorso anno. Non è un caso: le fonti energetiche non rinnovabili saranno presto superate da quelle pulite. Infatti l’energia verde diventerà la più grande fonte di nuova generazione elettrica a livello mondiale entro l’inizio del 2025 superando il carbone. Nel mix energetico mondiale, la quota di energia da fonti fossili si ridurrà a poco più del 60% dopo il 2050. Se non sembra un grande risultato bisogna pensare che la proporzione di non rinnovabili nel mix energetico globale al momento è dell’80%: un livello costante da decenni.

Nel report della Iea si specifica che la domanda di carbone raggiungerà un picco nei prossimi, quella di gas naturale lo avrà entro la fine del decennio e quella di petrolio avrà un punto massimo a metà degli anni Trenta, prima di scendere leggermente. Mentre la domanda di non rinnovabili si avvicina quindi sempre di più al picco, le energie rinnovabili sono l’unica fonte di generazione elettrica che continua a crescere. Gli investimenti nel settore ecologico hanno superato quelli per le aziende produttrici di combustibili fossili. Lo testimoniano gli investimenti: l’anno scorso per la prima volta i mercati del debito hanno raccolto più denaro per progetti ecologici (580 miliardi) che per le aziende produttrici di combustibili fossili (530 miliardi). È il segno di un’inversione di tendenza che paradossalmente è stata consolidata dalla crisi che stiamo vivendo.

In Europa, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili ha superato quella delle non rinnovabili nel 2019. Nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina sembrassero aver messo in dubbio i progressi verso la transizione energetica, l’uso del carbone è cresciuto solo dell’1,5% nel 2022, molto meno di quanto temuto a causa della mancanza di gas russo. Inoltre, l’energia solare ed eolica hanno superato il gas nella generazione di elettricità in Europa a partire dallo scorso settembre.

Certo, alcuni paesi europei come l’Austria (oltre il 76% dell’energia proviene da rinnovabili) e la Svezia (75%) sono in termini percentuali i battistrada da seguire per questo percorso, mentre in Italia la fotografia che ci rilascio il rapporto di Legambiente ci scoraggia un po’. Ma la strada da perseguire è tracciata e se pure questa crescita delle rinnovabili da sola con queste percentuali non basterà a rispettare gli obiettivi Onu al 2030, come ci ricorda Francesco La Camera, direttore di Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, il cammino è finalmente cominciato. Adesso sta a noi aumentare decisamente passo.

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