È stato aperto un fascicolo d’inchiesta dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania dopo che, lo scorso 14 marzo, in uno dei luoghi più protetti del Parco Nazionale del Cilento, è stata fatta esplodere una parte del costone roccioso che sovrasta il tratto compreso tra Cala del Cefalo e Cala Finocchiara. Il tutto in un’area Sic (Sito di importanza comunitaria) che è anche patrimonio dell’Unesco per la sua biodiversità. Per il sindaco di Camerota (Salerno), Mario Salvatore Scarpitta, un’operazione di “somma urgenza” per mettere in sicurezza quel tratto della strada provinciale 562 e che, però, “non ha riguardato la falesia. Sono stati fatti esplodere – spiega il primo cittadino a ilfattoquotidiano.it – massi pericolanti che facevano parte di un vecchio costone crollato anni fa”. Ma le immagini di quella operazione, con la roccia che finisce sulla spiaggia e viene coperta dalla polvere non sarà dimenticata facilmente a queste latitudini. Tre le interrogazioni parlamentari nelle quali si chiede di far luce sull’accaduto. “Il sindaco dice che la falesia non è stata toccata, sarà verificato” commenta Marcello Feola, commissario del Parco nazionale del Cilento, l’ente che nei giorni scorsi ha bloccato con un’ordinanza ulteriori operazioni di brillamento già previste per il 21 marzo. Nel provvedimento si spiega che l’ente “non era stato coinvolto” e che, pur avendo chiesto informazioni su natura dei lavori, area di intervento ed eventuale nulla osta, non aveva avuto alcun riscontro”. Questo perché il comune ha proceduto con il regime di somma urgenza che, in casi di emergenza, permette di bypassare il normale iter autorizzativo. Ed anche questo è terreno di scontro. Ma ora, con Pasqua alle porte, è necessario al più presto riaprire la strada, arteria cruciale per il turismo della zona. Sono già partiti i lavori per completare a stretto giro la “messa in sicurezza” e ci sono state nuove esplosioni, di potenza ridotta rispetto alle precedenti.
L’iter seguito dal Comune di Camerota – In realtà i primi lavori, sulla scia dei fatti di Ischia, sono iniziati a fine 2022 in seguito a una mareggiata che aveva danneggiato la strada. Risale al 22 dicembre l’ordinanza sindacale di “esecuzione dei Iavori urgenti ed indifferibili per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità”. Obiettivo dichiarato dal sindaco: scongiurare il pericolo di crolli sulla strada del Mingardo, tra Marina di Camerota e Palinuro, rilevato in seguito a verifiche fatte eseguire dal Comune. A inizio gennaio si è iniziato a procedere con mezzi meccanici chiudendo la strada alla circolazione. Nel frattempo, alla Procura sono arrivati i primi esposti nei quali si mette in dubbio l’esistenza di un reale pericolo di crollo e si sottolinea l’assenza di recenti perizie geologiche. A metà gennaio, il Comune ha approvato il verbale di “somma urgenza” per rimuovere porzioni rocciose sulla strada, dando l’ok alle operazioni di brillamento senza seguire il normale iter fatto di autorizzazioni e nulla osta. Interventi finanziati per 163mila euro dalla Regione Campania.
Bufera sull’esplosione del costone roccioso – L’esplosione, però, ha suscitato molte polemiche e una forte preoccupazione per eventuali danni alla falesia, che è un ecosistema molto fragile. La prima interrogazione parlamentare è stata presentata dai deputati Arturo Scotto (Articolo 1) e Michela Di Biase (Partito democratico), che chiedono conto degli interventi “autorizzati dal Comune di Camerota in un’area di enorme pregio ambientale e paesaggistico”; la seconda del deputato salernitano di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, Franco Mari e la terza del vicepresidente della Camera, Sergio Costa e della senatrice Anna Bilotti (M5S) che vogliono sapere se siano “state eseguite le necessarie perizie geologiche” e sottolineano la necessità che “il ministero dell’Ambiente agisca al fine di valutare se l’intervento abbia arrecato un danno a paesaggio e ambiente, accertando eventuali responsabilità”. Così dal Mase è partita una richiesta di chiarimenti. Anche le associazioni ambientaliste sono scese in campo. “Condanniamo con fermezza scelte e modalità che vanno nettamente nella direzione opposta di tutela e di interventi di ingegneria naturalistica a ridotto impatto” spiega Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania. Dario Vassallo, presidente della ‘Fondazione Angelo Vassallo – Sindaco pescatore’, ha scritto una lettera indirizzata non solo ai ministeri della Cultura e dell’Ambiente, ma anche all’Unesco, denunciando quello che definisce “uno scempio della bellezza naturalistica”.
La tutela della falesia e la “somma urgenza” – Il primo cittadino di Camerota resta sui suoi passi, ribadendo che “i lavori e l’esplosione non hanno interessato la falesia retrostante” e che “è stato utilizzato esplosivo ‘eco-compatibile'”. “Il sindaco può dire quello che vuole ma quelli sono beni che appartengono all’umanità ed è stato fatto un danno irreversibile” commenta Vassallo, che ha parlato di “disastro ecologico” anche nel corso di una conferenza stampa tenutasi alla Camera dei deputati. Anche per Valerio Calabrese del direttivo regionale di Legambiente il problema resta: “Se si aziona a pochi metri dalla falesia una certa carica di esplosivo, si deve mettere in conto il rischio di danneggiarla, anche dal punto di vista della staticità”. “L’eventuale esistenza di rischi l’abbiamo fatta stabilire ai tecnici” spiega il sindaco. C’è poi la questione dell’urgenza (e del relativo iter seguito). Per il sindaco “la situazione di maggior pericolo era rappresentata proprio dal quel cumulo di massi pericolanti, già distaccati dalla falesia e incombenti sulla strada”. Nelle ultime settimane, però, da più parti sono stati avanzati dubbi sull’effettiva urgenza dell’intervento, dato che su quella strada la circolazione era stata interrotta da settimane. A ilfattoquotidiano.it risultano segnalazioni di cittadini inviate a Prefettura e Provincia di Salerno, oltre che al ministero, nelle quali si sostiene che non vi fosse alcun pericolo e che la massa rocciosa non era affatto a rischio crollo e si chiede che venga effettuata una perizia geologica.
L’iter seguito: la difesa del sindaco – Nell’ordinanza che ha bloccato il secondo intervento, firmata il 20 marzo dal direttore del Parco Nazionale del Cilento, Valle di Diano e Alburni, Romano Gregorio, l’Ente spiega di aver acquisito la documentazione trasmessa dal Reparto Carabinieri parchi, dalla quale “non risultano effettuate le dovute valutazioni sugli interventi”, necessarie “in ragione della natura dei luoghi”. Da qui la decisione di sospendere gli interventi, considerando anche un altro aspetto: “Le ragioni di incolumità pubblica possono essere adeguatamente salvaguardate mediante interdizione dall’accesso all’area e la chiusura della strada”. Il sindaco, però, nel corso di una riunione alla prefettura di Salerno, ha messo sul tavolo la carta del Piano di Protezione Civile: “La Mingardina è una via di fuga indispensabile, in caso di emergenza, all’attuazione del piano. Quindi non poteva essere chiusa”. E, a ilfattoquotidiano.it aggiunge: “Trattandosi, quindi, di ‘somma urgenza’ quali autorizzazioni avrei dovuto chiedere? Ho agito come autorità di protezione civile”. Saranno gli accertamenti in corso a stabilire se sia stata rispettata la legge.
Riprendono i lavori – Nel corso della riunione alla prefettura, inoltre, sono state indicate al sindaco di Camerota due possibilità per completare i lavori, quantomai necessari: quella ordinaria (una Conferenza dei servizi) o un’altra ordinanza di somma urgenza, proprio tenuto conto che la Mingardina è anche una via di fuga indispensabile all’attuazione del Piano di Protezione Civile. Scarpitta ha scelto la strada dell’integrazione all’ordinanza del 22 dicembre. Nell’atto il primo cittadino spiega in che consiste il nuovo intervento, ma dà anche la sua versione dell’iter seguito finora. “Sebbene ormai il danno sia stato fatto, anche in termini di impatto sui luoghi – aggiunge Calabrese di Legambiente – ci auguriamo che l’intervento si concluda in maniera diversa”. A riguardo, l’ordinanza specifica che per i lavori in corso si stanno “utilizzando tecniche idonee a conseguire la messa in sicurezza e l’eliminazione dell’attuale situazione di pericolo, ma anche compatibili con il contesto paesaggistico ambientale dell’area”, oltre che “minimali e strettamente necessarie per la messa in sicurezza e riapertura della strada”. Quella è un’arteria importante non solo per il Piano di protezione civile, ma anche per il turismo.
Una strada importante anche per il turismo – E, tra l’altro, un tratto di 1,3 chilometri della Marina di Camerota-Palinuro, è oggetto di un altro progetto che comprende anche la messa in sicurezza dei parcheggi. Si punta ad “adeguare la banchina lato mare, laddove possibile, rendendola idonea a creare una zona dove poter parcheggiare in sicurezza senza provocare intasamenti di traffico” dato che, è scritto in una delibera di giunta del 24 febbraio, quella esistente non è adeguata “alla possibilità di parcheggiare le auto soprattutto nella stagione estiva”. “Si tratta di un progetto diverso, rispetto a quello per cui si è proceduto con la ‘somma urgenza’ e riguarda il ripristino della carreggiata, che si è ristretta in seguito alle mareggiate” spiega a ilfattoquotidiano.it il sindaco. E chiosa: “Quei parcheggi non ci sono da oggi, ma da trent’anni e ogni amministrazione, anche prima della mia, si è ritrovata ad affrontare gli stessi problemi. Arriva il mare, ci porta via i massi, aggredisce la carreggiata. E noi la dobbiamo ricostruire, fare i lavori di somma urgenza, rimettere i massi, riasfaltare tutto, spostare il guard rail e rifare le strisce pedonali. Poi magari i massi resistono un anno, ma quello dopo siamo costretti a fare lo stesso lavoro”.