La decisione di non fare i referendum popolari sullo stadio San Siro è stata “illegittima“. La sentenza del Tribunale civile di Milano è un punto a favore del Comitato Promotore del Referendum X San Siro e segna uno spartiacque nella lunga trattativa per un nuovo stadio di Milan e Inter. Da un lato, infatti, impone a Palazzo Marino di rivalutare la richiesta di un referendum sul progetto dei due club per un nuovo impianto al posto dello storico Meazza. Dall’altro, anche rispetto alle voci di un nuovo progetto rossonero a La Maura, diventa “un monito per il futuro” perché, spiega a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Veronica Dini, “la sentenza chiarisce che se domani ci sarà un altro progetto, i referendum si possono chiedere e devono essere valutati correttamente”. La decisione, dicono i portavoce del Comitato, “riapre a pieno titolo la partita che il Comune ha cercato di indirizzare senza consultare la cittadinanza”.
L’avvocato Dini insieme al collega Felice Besostri, ha difeso le ragioni del Comitato cittadino, presentando ricorso contro la decisione del Collegio dei Garanti nominati dal Comune, che lo scorso 26 luglio ha rigettato le proposte di referendum. Quella decisione è stato dichiarata “illegittima” dal giudice della prima sezione civile, Nicola Di Plotti, che ha sottolineato il diritto del Comitato “a vedere sottoposta all’esame popolare la propria proposta (quesito propositivo), così come quella di cui al quesito abrogativo“.
La richiesta di un referendum su San Siro e sul nuovo stadio era arrivata nel momento in cui il progetto dei due club di Milano pareva ormai in dirittura d’arrivo. Oggi invece la situazione si è ribaltata: il Milan ha manifestato la volontà di costruirsi da solo un proprio impianto nell’area dell’ippodromo La Maura, attualmente proprietà di Snaitech. L’Inter, lasciata con il cerino in mano dai rossoneri, per ora ha scartato l’ipotesi di rimanere da sola al Meazza, magari percorrendo la strada della ristrutturazione. I nerazzurri starebbero valutando un’area tra Assago e Rozzano.
Che cosa cambia quindi dopo la decisione del Tribunale? “Si parla de La Maura, ma ad oggi gli unici atti pubblici sono le dichiarazioni di pubbliche interesse sul progetto di Inter e Milan a San Siro. Se poi il Comune dovesse revocare il pubblico interesse, ripartendo da zero, allora dovrà essere eventualmente fatta un’altra proposta di referendum”, chiarisce l’avvocato Dini. Che sottolinea anche un altro aspetto emerso dalla sentenza del Tribunale: “Sulla vicenda San Siro in generale il Comune non si è mosso nel rispetto dei principi di trasparenza e partecipazione. L’intera procedura è stata gestita con una modalità piuttosto autoritaria“.
“Con la sentenza di oggi si difende il diritto di espressione della cittadinanza e si chiede al Collegio dei garanti di svolgere il proprio ruolo in autonomia considerando tutte le posizioni in campo”, commenta in una nota il Comitato Promotore del Referendum X San Siro. Una sentenza che, prosegue il comunicato, “impone moralmente al
sindac Sala di farsi promotore di una consultazione referendaria democratica. Il Referendum x San Siro, è pronto a riprendere la campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme che, dati gli sviluppi di questi mesi, è sempre più necessaria”. “Alla confusione che regna nelle stanze dell’amministrazione è necessario rispondere con i la difesa democratica dei reali bisogni delle e dei Milanesi”, conclude la nota.
Dopo la sentenza del Tribunale, il comitato dei garanti potrebbe essere riconvocato per valutare nuovamente la possibilità di un referendum sul Meazza. Secondo il giudice Di Plotti, nella precedente decisione dei garanti sono entrati documenti di soggetti terzi – i due club – mentre il comitato non ha potuto confrontarsi con le direzione e nemmeno replicare alle memorie presentate da Milan e Inter. “Il collegio ha fatto un’istruttoria senza comunicare i pareri al comitato referendario – racconta l’avvocato Dini – Il Comune aveva 30 giorni per fornirci i pareri. Sono arrivati al 29esimo giorno, un venerdì sera. Il martedì mattina successivo è arrivata la decisione dei garanti”.
Il Comitato quindi non ha potuto interloquire con Palazzo Marino: “Non abbiamo potuto presentare memorie e controdeduzione. Ma nel frattempo nel motivare la decisione i garanti citano delle memorie di Inter e Milan che non erano minimamente parte del procedimento”, ribadisce appunto la legale. Che sottolinea anche un altro aspetto sostanziale riconosciuto dal giudice: “La decisione dei garanti dice che entrambi i quesiti sono inammissibili perché i pareri degli uffici sono tutti negativi. Ma questo non è vero: il quesito propositivo era formato di varie lettere, gli uffici non avevano espresso valutazioni negative su tutti i quesiti. In più alcuni dei pareri negativi dagli uffici erano fuori tema“. Adesso quindi “la palla passa ai garanti”, conclude Dini, “che però sui rilievi sollevati dal Tribunale non potranno far finta di nulla“.