Con 185 voti favorevoli e 121 contrari, la Camera ha approvato la fiducia posta dal governo sul cosiddetto decreto-legge Superbonus, che ha abolito gli sconti in fattura e le cessioni dei crediti derivanti dalle agevolazioni fiscali per l’efficientamento energetico degli edifici (oltre a vietare agli enti pubblici di acquistare i crediti già sul mercato). Lo stop è valido dall’entrata in vigore del decreto (il 16 febbraio scorso): fanno eccezione solo gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila, ovvero la comunicazione di inizio lavori asseverata. Lunedì a partire dalle 11 è prevista la discussione sugli ordini del giorno, a cui seguiranno, martedì, le dichiarazioni di voto conclusive e l’approvazione finale.
“Il Superbonus non poteva essere una misura sine die, specie con le frodi e le iniquità sociali operate. Le polemiche delle opposizioni sono strumentali e fuorvianti”, ha detto in Aula la deputata della Lega Laura Cavandoli. “All’indomani delle elezioni regionali, con una tempistica degna del più disgustoso cinismo, avete fermato tutto, avete tradito anche in questo i vostri elettori. Voi dicevate di essere pronti. È vero, perché vi state rivelando pronti a tutto il peggio possibile pur di vivacchiare prendendo in giro gli italiani“, ha invece attaccato il capogruppo M5s in Commissione Finanze Emiliano Fenu.
In serata il ministero dell’Economia comunica che nel testo approvato è stato introdotto un emendamento che concede “sei mesi in più per completare i lavori del Superbonus 110% sulle unità unifamiliari: “Il nuovo termine passa, infatti, dal 31 marzo al 30 settembre 2023, sempre a condizione che alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo”.