In tema di tecniche di manipolazione, debolezze dell’animo umano, bias cognitivi, scorciatoie del pensiero e spinte inconsce pochi autori hanno fornito un contributo pari a quello dello psicologo americano Robert Cialdini. Le armi della persuasione, il suo lavoro più noto, è un vero e proprio punto di riferimento per chiunque intenda approfondire le ragioni, sovente occulte e inconsapevoli, dell’agire umano.

Nel libro, Cialdini enuclea, descrive e sviscera sei “meccanismi” in grado di condizionare la volontà delle persone. Sono, nell’ordine, i principii di: 1) reciprocità; 2) impegno e coerenza; 3) riprova sociale; 4) simpatia; 5) autorità; 6) scarsità. Essi funzionano come vere e proprie “leve” del contegno umano; quasi sempre, all’insaputa di coloro che ne sono casualmente, o per subdolo intento altrui, influenzati. Qui ci interessa, per i motivi di cui dirò a breve, dar conto del fattore di “reciprocità” che è poi quell’istinto, innato nell’uomo, a ricambiare i favori (per quanto minimi) ricevuti da chicchessia.

Cialdini lo definisce come “una delle più potenti armi di persuasione fra quelle che ci circondano: la regola del contraccambio”. Non a caso, sottolinea l’autore, il termine “obbligato” è divenuto sinonimo di “grazie” in moltissime lingue del mondo. Tale “coazione a ricambiare” agisce nelle piccole cose della vita così come nei grandi eventi: non fa eccezione neppure l’abitudine (a prima vista “innocente”) che taluni venditori ambulanti hanno di regalare un piccolo oggetto all’occasionale passante; e neanche la gentile offerta di un assaggio gastronomico, in degustazione gratuita, al supermercato. Sono tutte tecniche ispirate dalla conoscenza (per via teorica o empirica) del formidabile elemento persuasivo rappresentato dalla regola della reciprocità.

Ora, fatta tale premessa, vediamo di applicarla a una notizia degli ultimi giorni: quella relativa ai contributi elargiti dalla multinazionale Pfizer a una pletora di attori protagonisti del recente biennio pandemico e, in particolare, della arrembante campagna vaccinale che ne è seguita. Nel pieno delle note vicende, hanno ricevuto da Pfizer gli “oboli” in oggetto: associazioni di malati, fondazioni mediche, società di formazione accreditate dal Ministero della Salute, case editrici, enti pubblici, ospedali e università. Si tratta anche di entità di peso, che potrebbero avere avuto un ruolo determinante di moral suasion verso i renitenti alla vaccinazione; o comunque zelanti nel praticare la famosa “spinta gentile” verso i cittadini affinché si sottoponessero al siero.

L’importo complessivo di contributi di Pfizer è di tutto riguardo: si parla di oltre dieci milioni in due anni, mentre quello delle singole donazioni va da qualche migliaio a qualche centinaia di migliaia di euro. Ma non è questo il punto. Vale a dire che non ci deve interessare “quanto” ciascuno di tali soggetti ha ricevuto. Essi probabilmente si giustificheranno dicendo che si trattava di un insignificante “una tantum” e non di un sistematico rapporto configurante un vero e proprio conflitto di interessi.

In realtà si trattava di una straordinaria occasione di innesco del principio di “reciprocità” di Cialdini. Altrimenti detto, nessuno dei beneficiati da Pfizer può essere sfuggito (sia pure inconsciamente e in buona fede) alla “trappola” cognitiva rappresentata dalla necessità di “ricambiare” il donatore; e ciò per le ragioni che l’autore statunitense spiega nel suo testo con plurime conferme ottenute in via sperimentale.

In che modo potrebbero essere contraccambiati i “doni” dell’azienda? Magari adottando un atteggiamento pregiudizialmente favorevole, di certo non ostile – ma neppure neutralmente asettico, e tantomeno prudentemente critico – nei confronti dei prodotti commerciati dall’azienda?

La conoscenza degli studi di Cialdini rappresenta una perentoria ragione per evitare che in futuro ciò si ripeta. Proprio come è avvenuto per i “finanziamenti illeciti” dei partiti, urge una legge che sanzioni come parimenti “illeciti” anche tutti i finanziamenti in questione. Non basta che essi siano “dichiarati”. Vanno proibiti tout court. Sono “aiuti” erogati da chi fa, legittimamente, business sulla salute dei cittadini a beneficio di coloro che quella salute dovrebbero preservare, garantire, curare senza fini di lucro.

Questi ultimi – dall’ultimo degli uffici periferici di un ministero al primo dei virologi di grido – dovranno, pena severissime sanzioni, mantenersi sempre al di sopra di ogni (benché minimo) sospetto di acquiescenza a poteri, e interessi, estranei a quelli salvaguardati dall’articolo 32 della Costituzione.

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