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La Russia arresta il giornalista americano Evan Gershkovich: “È una spia”. Casa Bianca: “I cittadini Usa lascino immediatamente il Paese”

È accusato di spionaggio e adesso è rinchiuso in un carcere russo. Il Wall Street Journal è “profondamente preoccupato” per la sorte del suo corrispondente Evan Gershkovich che, come fanno sapere i servizi di sicurezza interni della Federazione (Fsb) citati da Interfax, è stato fermato a causa delle “attività illegali” che stava svolgendo nel Paese. Il reporter, accreditato presso il ministero degli Esteri russo, è “sospettato di spionaggio a vantaggio del governo americano“. Sempre secondo i servizi russi, Gershkovich ha raccolto informazioni coperte da segreto di Stato” sulle attività di una delle “imprese del complesso militare-industriale russo” e per questo rischia 20 anni di carcere. In serata arriva anche la reazione della Casa Bianca che dice di aver appreso dell’arresto dal quotidiano americano. Con il segretario di Stato, Antony Blinken, gli Usa condannano “nei termini più duri i continui tentativi del Cremlino di intimidire, reprimere e punire i giornalisti e le voci della società civile”. “Siamo profondamente preoccupati per le inquietanti notizie secondo cui Evan Gershkovich, un cittadino americano, è stato arrestato in Russia. È inaccettabile che il governo russo prenda di mira cittadini americani. Condanniamo l’arresto di Gershkovich con la massima fermezza, le accuse di spionaggio sono ridicole“, aggiunge la portavoce della Casa Bianca Karin Jean-Pierre. E dà l’ordine ai cittadini americani in Russia: “Lasciate immediatamente il Paese“.

Sulla questione è intervenuta anche la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, dichiarando tramite il suo profilo Telegram che “ciò che stava facendo il corrispondente del Wall Street Journal a Ekaterinburg non ha nulla a che fare con il giornalismo. Purtroppo non è la prima volta che lo status di corrispondente estero, il visto giornalistico e l’accreditamento vengono utilizzati da stranieri nel nostro Paese per coprire attività che non sono giornalismo“. Il Cremlino, tramite il suo portavoce Dmitry Peskov, aggiunge che riguardo alle attività del reporter “non si parla di sospetti, è stato colto in flagrante” e auspica che gli Usa non compiano atti di rappresaglia per l’arresto. Alle accuse delle istituzioni russe risponde il Wall Street Journal che “nega con forza le accuse dell’FSB e chiede l’immediato rilascio del nostro fidato e scrupoloso reporter, Evan Gershkovich. Siamo solidali con Evan e la sua famiglia”.

Il sito indipendente Meduza, che cita “giornalisti occidentali che lavorano a Mosca”, individua la ‘colpa’ di Gershkovich in alcuni viaggi svolti nel Paese in aree a forte presenza (e controllo) militare. Non c’è solo la trasferta a Ekaterinburg, spiegano, ma anche una a Nizhny Tagil, un’altra città russa dove è situato uno stabilimento dell’industria della difesa Uralvagonzavod che produce carri armati. Media locali dicono che ad accompagnare il reporter nelle sue trasferte è stato il fixer, Yaroslav Shirshikov. E proprio Shirshikov sostiene che Gershkovich si era recato in questa città per raccogliere informazioni sull’atteggiamento della popolazione nei confronti del conflitto in Ucraina e la compagnia militare Wagner. Meduza aggiunge che circola la voce che un uomo sia stato fermato dalle forze di sicurezza nel ristorante Bukowski Grill di Ekaterinburg e portato via con la testa coperta da un maglione. Secondo Shirshikov si trattava proprio del giornalista americano. Alla richiesta di commento, il fondatore della Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha risposto in tono sarcastico: “Se vuoi posso controllare la stanza delle torture di casa mia per vedere se è qui, ma non mi pare di averlo visto tra le decine di giornalisti americani che tengo lì”.

Il giornalista è stato trasferito al tribunale di Lefortovo, a Mosca, dove la Corte, nonostante l’uomo si sia dichiarato non colpevole delle accuse mosse nei suoi confronti, ha confermato l’arresto per almeno due mesi, fino al 29 maggio. Parlando con i media, il viceministro degli Esteri russo, Serghei Ryabkov, ha precisato che al momento il caso di Gershkovich non è stato inserito nelle discussioni per un possibile scambio di prigionieri con gli Stati Uniti. “Non ho alcuna informazione, non ho nulla da dire in proposito”, ha detto. Versione poi confermata dal viceministro degli Esteri russo, Yevgeny Ivanov, secondo cui gli Stati Uniti non hanno contattato la Russia in merito all’arresto del giornalista.

Gershkovich è un reporter che copre la Russia, l’Ucraina e l’ex Unione Sovietica per il quotidiano finanziario americano. I suoi genitori vivono negli Stati Uniti ma sono originari dell’ex Unione Sovietica ed è anche per questo motivo che il reporter parla russo. Prima di essere assunto al Wall Street Journal aveva lavorato per l’agenzia Afp, per la testata russa in lingua inglese Moscow Times ed è stato assistente giornalistico per il New York Times. Gershkovich è il primo giornalista statunitense arrestato in Russia per spionaggio dai tempi della Guerra Fredda. L’ultimo caso risale al 1986, quando a finire in manette fu Nick Daniloff: “Nel mio caso, l’Fbi aveva arrestato un sovietico a New York per spionaggio e i russi arrestarono me”, ha dichiarato il reporter alla Cnn aggiungendo che la negoziazione alla fine aveva garantito il suo rilascio con una “soluzione per l’uomo che era stato arrestato a New York”. All’epoca Ronald Reagan era presidente degli Stati Uniti, la Russia faceva parte dell’Unione Sovietica e i rapporti erano molto tesi. Daniloff fu arrestato al termine del suo incarico per Us News and World Report, restò in prigione per settimane in isolamento prima che l’amministrazione negoziasse il suo rilascio.

Foto: profilo Instagram di Evan Gershkovich