Un banchetto è piazzato davanti a una porta aperta. Sul muro, l’insegna verde con su scritto “infermeria”. È il luogo nel quale il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno si sottopone, primo tra i consiglieri regionali siciliani, al test tossicologico, attraverso il prelievo di qualche capello. “Abbiamo dato un esempio, lanciato un segnale”, rinvendica il vertice del Parlamento siciliano, davanti a una ressa di telecamere e taccuini.
Al locale si arriva da una scala che collega con la biblioteca di Palazzo dei Normanni. Siamo nel cuore delle istituzioni siciliane. L’ex Iena Ismaele La Vardera è il secondo a sottoporsi al test. Ma è il promotore dell’iniziativa, lanciata in Aula alcuni giorni fa, in qualità di rappresentante di un intergruppo parlamentare che approfondirà il problema dell’uso delle droghe tra i giovani. Dopo di lui, il “suo” leader Cateno De Luca, ex sindaco di Messina. Poi tocca a una manciata di altri deputati di diversi partiti (Tiziano Spada del Pd, Giusy Savarino di Fratelli d’Italia, Davide Maria Vasta sempre dei ‘deluchiani’).
Saranno alla fine una decina, a un’ora dall’apertura del presidio fissata per mezzogiorno. Alla fine, si sottoporanno al test (volontario) in 36. La metà dei componenti dell’Assemblea. Di molti di loro, non si conosce l’identità. La privacy, ovviamente. Di sicuro, tra questi non c’è il presidente della Regione Renato Schifani, incalzato in Aula da La Vardera: “Anche lui è un deputato. Spero che non ci deluda e si sottoponga al test”. Ma il governatore, oggi, era a Roma per ragioni istituzionali: un incontro per discutere dei problemi di bilancio della Regione. “Mi sarei aspettato maggiore trasparenza – il rammarico di La Vardera – anche se comprendo bene il richiamo al sacrosanto diritto alla privacy. Il presidente dell’Ars Galvagno si è rivelato subito disponibile, ma ora lancio la sfida ai singoli deputati: facciano sapere pubblicamente se hanno fatto il test o meno, i cittadini hanno diritto di sapere. La droga arricchisce le mafie e noi che legiferiamo dobbiamo essere al sopra di ogni sospetto. Anche se è vero – conclude con una battuta – che qualche deputato le minchiate le fa a prescindere dagli stupefacenti”.
Una mattinata di battute – Una battuta, si diceva. Una tra le tante della mattinata, di fronte all’evento non usuale. Il presidente Galvagno di rivolge alla dottoressa Francesca Di Gaudio, incaricata di procedere col prelievo: “Lei è l’unica a poter dire di averci preso per i capelli”. Mentre un altro medico che assiste all’operazione sentenzia: “Presidente, non si preoccupi: capelli e guai non ne mancano mai”. “Abbiamo risparmiato i soldi del barbiere”, scherza ancora Galvagno, mentre La Vardera ironizza mettendola sul piano del look.
L’uso delle droghe – Scherzi a parte, per così, dire, i promotori sottolineano la serietà dell’iniziativa e degli scopi che si prefigge: “Speriamo – commenta Galvagno – di sensibilizzare i giovani e l’opinione pubblica in generale, perché è fondamentale far capire gli effetti devastanti che hanno le droghe. Ringrazio l’onorevole La Vardera che ha lanciato l’iniziativa, da parte mia ho cercato di velocizzare il più possibile l’iter. Posso infine anticipare che pubblicherò il risultato quando ne entrerò in possesso”. La dottoressa Di Gaudio, responsabile del centro tossicologico della Regione Siciliana entra nel dettaglio della procedura: “Ogni centimetro di capello corrisponde a un mese di vita del soggetto. Quindi si può risalire indietro anche di qualche mese per rintracciare l’uso di sostanze stupefacenti”.
Gli altri “volontari” – Dopo i primi volontari, è il turno del gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle. Che non sembra, però, entusiasta. E anche in questo caso, non mancano le battute e le provocazioni: “Solo demagogia – afferma il capogruppo Antonio De Luca – viste le modalità scelte, non ha alcuna utilità. Direi che non ha nessuna valenza nemmeno dal punto di vista della sensibilizzazione. Essendo su base volontaria e del tutto anonima, perché mai un deputato che ha usato droghe dovrebbe sottoporsi al test? A questo punto – ecco la provocazione – forse sarebbe più utile sottoporre i deputati a un test sul quoziente intellettivo, visto che sono chiamati a legiferare. Non avendo nulla da nascondere, comunque, ci siamo sottoposti serenamente all’esame”. In realtà non l’hanno fatto tutti. E non solo perché assenti dai lavori parlamentari in un pomeriggio piuttosto sonnolento e scarico di temi fondamentali all’Ordine del giorno. C’è, tra i grillini, anche chi si tira fuori per ragioni di merito: “Questa è una trovata inutile, senza alcun valore, demagogica – afferma Luigi Sunseri – non si saprà chi lo ha fatto né i risultati. Chi farà uso di droghe non si sottoporrà al test. Noi abbiamo affrontato il tema in modo diverso, più serio. Queste sono solo trovate fatte a favore di telecamere. Questi temi sono troppo importanti per essere affrontati così: bisogna parlare nelle scuole, con le famiglie… E vogliamo davvero credere – continua Sunseri – che al consumatore di crack interessi cosa fa un deputato regionale? Questi sono solo spettacoli utili alla stampa. Se l’avessero fatto tutti, sarei stato uno di quelli. Ma a queste condizioni no”.