Sono passati quasi quattro mesi da quando per l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, si sono aperte le porte del carcere belga dopo lo scandalo delle presunte mazzette pagate da Qatar e Marocco per influenzare le decisioni all’interno delle istituzioni europee. Quattro mesi nel corso dei quali la politica socialista greca si è sempre dichiarata innocente, dicendo di essere stata all’oscuro degli affari tra il suo compagno, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, e l’ex eurodeputato di Articolo 1, Antonio Panzeri. Ieri ha ricevuto la visita della deputata di Forza Italia, Deborah Bergamini, e ha ribadito al sua posizione: “Sono innocente, lo dimostrerò. Ma non mi sento una vittima, mi sento un trofeo, il trofeo di una persecuzione politica di cui fa parte un pregiudizio, un pregiudizio che comunque c’è nei confronti dei parlamentari e dei politici del Sud Europa. I maltesi, i greci, gli italiani e così via”. E poi confessa: “Ho pensato al suicidio“.
Le indagini sul Qatargate sono ancora in corso e a fine aprile i magistrati dovranno decidere se prolungare la sua carcerazione preventiva. In attesa della decisione dei giudici, Bergamini, che è membro della delegazione Italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e a gennaio ha presentato un’interrogazione sul suo caso alla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Buric, è andata a trovarla, come scrive il Corriere della Sera. “Lei è la prima parlamentare che viene qui in carcere per vedere come sto. Finora non è venuto nessuno. Nessuno dal mio partito, nessuno dalla mia Grecia – ha detto Kaili a Bergamini – Dopo il clamore dei primi giorni, di questa vicenda non parla più nessuno. Vengo ignorata, sono stata dimenticata, anzi cancellata”. E rivela poi di aver passato momenti difficilissimi in cella: “Nelle prime sei settimane mi è capitato di pensare al suicidio. Più volte. Poi è scattato qualcosa. Quando questa storia finirà io voglio ricominciare a fare politica“.