Appoggiare o meno la candidata a sindaco di Pd e centrosinistra a Brescia? La decisione della federazione locale di Europa Verde di dire no a un progetto troppo in linea con la giunta di Emilio Del Bono, accusata di non aver brillato sulle questioni ambientali, si è trasformata in un terremoto: i Verdi bresciani sono stati commissariati dal direttivo nazionale, sono volate le carte bollate e i due co-portavoce del partito sono su posizioni diametralmente opposte: Angelo Bonelli ha spinto per il commissariamento e l’alleanza col centrosinistra, mentre Eleonora Evi sta con i “ribelli”. E ora su tutto pende la decisione del tribunale di Roma, dove gli esponenti locali sconfessati hanno depositato un ricorso d’urgenza nella speranza di riottenere il simbolo del partito per presentare una lista in tempo per le elezioni di metà maggio.

Tutto inizia il 3 marzo, quando il portavoce provinciale di Europa Verde, Salvatore Fierro annuncia la sua candidatura a sindaco e, dunque, la decisione di non appoggiare al primo turno Laura Castelletti, braccio destro di Del Bono finché è stato sindaco e ora lei stessa candidata. Fierro ha l’appoggio di diversi iscritti locali, ma a Roma la cosa non piace. Così il 15 marzo a Brescia arriva la doccia fredda: il direttivo nazionale, sostenendo che gli organi locali “sono scaduti da diverso tempo” e sottolineando la “necessità di affrontare al meglio le elezioni amministrative”, vota una delibera con cui commissaria la federazione bresciana. il documento passa con 18 voti favorevoli, tra cui quello di Bonelli, e uno contrario, quello di Evi. Commissari vengono nominati Devis Dori, parlamentare ex M5S, e Francesca Cucchiara, consigliera comunale di Milano, “con il compito di verificare le condizioni politiche di una lista verde, aperta, civica e solidale per le prossime elezioni considerando che alle ultime due elezioni amministrative 2013 e 2018 i Verdi hanno sostenuto il candidato sindaco del centrosinistra”.

I bresciani sconfessati e commissariati non ci stanno e l’esponente locale Dario Balotta presenta qualche giorno fa in assemblea una mozione in cui il commissariamento viene definito un “atto intimidatorio, illogico, che danneggia la credibilità del partito a cui apparteniamo e che lede l’autonomia politica delle strutture locali”. La scelta di non stare col centrosinistra al primo turno viene invece motivata dalla “inadeguatezza delle politiche ambientali” della giunta Del Bono, tra le altre cose accusata di aver gestito in modo deludente il tema della bonifica dello stabilimento della Caffaro, di aver autorizzato il centro commerciale Freccia Rossa “che ha causato uno spopolamento dei negozi di vicinato” e di non aver preso le decisioni giuste su A2a e sul suo inceneritore.

Tra i contendenti non c’è accordo nemmeno su cosa ne sia stato della mozione di Balotta. Per Fierro ha ricevuto 25 voti a favore e solo quattro contrari, mentre per il commissario Dori non c’è stata alcuna votazione. Mentre i litigi vanno avanti, i commissari danno seguito alle indicazioni romane di appoggiare Castelletti e decidono di farlo insieme a Brescia Attiva, lista di riferimento di alcuni attivisti dei Fridays for Future, al cui simbolo verrà aggiunto il riferimento a Europa Verde. Tutto finito? Macché: Eleonora Evi sulla stampa locale prende apertamente posizione a favore del gruppo locale, nella forma (il commissariamento è “un’operazione sbagliata perché calata dall’alto. Imporre una decisione, azzerando la democrazia del territorio, è un errore”) e nel merito (“a livello locale il centrosinistra è molto distante da noi, siamo alternativi”). Mentre Bonelli fa l’opposto: “Non possiamo permetterci di regalare Brescia alla destra”.

Come se non bastasse, partono pure le carte bollate: Fierro, Balotta e un altro esponente bresciano, Cesare Giovanardi, presentano un ricorso d’urgenza al tribunale di Roma in cui chiedono l’annullamento della delibera di commissariamento, denunciando innanzitutto un vizio di forma, per aver ricevuto una delibera senza alcuna firma in calce. E poi c’è la sostanza: i ricorrenti ritengono il commissariamento contrario allo stesso statuto del partito, che all’articolo 15 prevede che le federazioni provinciali “sono responsabili delle scelte politiche a livello provinciale” e all’articolo 17 sancisce che “le candidature per l’elezione del sindaco e dei consigli comunali vengono definite dall’esecutivo comunale”. Un organo che – ammettono i ricorrenti – era sì scaduto, ma in regime di prorogatio.

Raggiunta da ilfattoquotidiano.it, Eleonora Evi ribadisce la sua posizione, ricordando le battaglie fatte a livello locale in contrasto col centrosinistra, “sia sull’inceneritore, sia sul tema dell’ascensore nelle mura, sia sulla Caffaro”. E alla domanda se ci sia una spaccatura con l’altro co-portavoce del partito, risponde: “In questo momento sta emergendo una visione diversa”. Questione della quale non si dice preoccupato Bonelli: “Si possono anche avere opinioni diverse, è legittimo. Un partito non è una caserma, almeno da noi non è così, ci sono pensieri e valutazioni diverse”. E sul commissariamento dei bresciani che hanno opinioni diverse dalle sue, dà queste motivazioni politiche: “I Verdi invece di arroccarsi dovrebbero riuscire ad aprirsi. Nella lista Brescia Attiva ci sono i Fridays For Future, dobbiamo avere capacità di aggregazione con questi giovani”. Bonelli sostiene poi che correre da soli avrebbe comportato per i Verdi il rischio di prendere pochi voti: “Una comunità politica deve principalmente tutelare se stessa e dire anche a un amico fraterno ‘guarda che stai commettendo un errore, ti stai facendo male”. Sulla comunità politica dei Verdi, ora, parola al tribunale.

@gigi_gno

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