“In difesa del servizio sanitario nazionale”. Sono due le manifestazioni – Milano e Bari – nell’ambito della mobilitazione ‘Sani come un pesce?’, promossa tra gli altri da Medicina Democratica, Campagna Dico 32, Forum per il Diritto alla Salute, Rete Europea Contro la Commercializzazione della salute. Nel capoluogo lombardo quasi 3 mila, secondo gli organizzatori, le persone arrivate in piazza Duomo. L’evento rientra nella Giornata Europea contro la commercializzazione della salute del 7 aprile. In piazza ci sono bandiere di Sinistra italiana, un grande striscione del Pd di Milano, bandiere dei Verdi e del Movimento 5 stelle. “Oggi ci rivolgiamo da un lato ai cittadini a cui chiediamo di mobilitarsi perché il rischio è che il servizio sanitario nazionale scompaia per sempre – ha spiegato Vittorio Agnoletto di Medicina Democratica -. E ci rivolgiamo alle istituzioni regionali e nazionali che devono intervenire immediatamente per risolvere il problema delle liste d’attesa. Tutte le strutture private accreditate devono fornire visite ed esami con lo stesso tempo di attesa per chi arriva col servizio sanitario pubblico e per chi arriva privatamente. Ma non può essere il portafoglio a decidere se uno può essere curato o no”. Alla fine delle mobilitazione verrà lanciata “una tristissima gara e più o meno ogni settimana dichiareremo il vincitore cioè chi ha le liste d’attesa più lunghe – ha concluso Agnoletto -. Ad oggi c’è un record a Milano che riguarda 50 mesi di attesa per una prostatectomia“. “Chiediamo e agiamo per una revisione del Servizio Sanitario Nazionale pubblico, riorientato sul pubblico per la piena attuazione della riforma del 1978 con priorità per la prevenzione e con adeguato rifinanziamento: la salute pubblica è un investimento non un costo! ”dice Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica
Sul palco si sono alternati gli interventi di personalità del mondo della medicina come Silvio Garattini, oppure di esponenti dei sindacati della sanità di altri Paesi europei collegati dalla Francia e da Belgio. “Il Servizio sanitario nazionale è un grande bene che dobbiamo conservare e migliorare non solo per noi ma è molto importante che lo facciamo per i nostri figli e nipoti – ha sottolineato dal palco il presidente e fondatore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri -. Dobbiamo migliorarlo perché abbiamo visto durante il Covid che ha delle debolezze”. La prima cosa da cambiare che non va, secondo Garattini, è il regime dell’intramoenia, che permette ad un medico di svolgere visite anche in regime privato e non solo con servizio sanitario nazionale. “Se andate in ospedale per prenotare un esame o una visita vi sentite dire venga tra tre mesi, quattro mesi, sei mesi a seconda del caso – ha proseguito -. Ma pagando, con le stesse persone e le stesse strutture si può avere tutto la settimana prossima. Questo è l’intramoenia, la presenza del privato nel pubblico, una vergogna che dobbiamo cambiare perché non possiamo mantenere questa situazione di diseguaglianza. Spero – ha concluso – che medici di Medicina democratica e quelli che hanno aderito a questa mobilitazione facciano uno sciopero anche solo di un’ora perché questa situazione non deve esserci”.
A portare la sua testimonianza anche Francesca Colciaghi, vicepresidente Arsi, Associazione Ricercatori in Sanità Italia, che ha raccontato la difficile precarietà lavorativa dei ricercatori in Italia, che inoltre guadagnano anche molto meno rispetto ai colleghi di altri paese europei. Anche l’attore Moni Ovadia ha aderito alla mobilitazione. “Il processo che si sta verificando è quello di portare la nostra sanità a privato e ridurre il pubblico a essere irrilevante, come negli Stati Uniti – ha commentato -. Questo significa privatizzare la salute e quindi l’essere umano”. Sul palco un grande striscione con la scritta: “La salute non è una merce. La sanità non è un’azienda”.
Mille le persone in piazza a Bari. Tanti medici, provenienti dalle diverse province pugliesi, “ma anche cittadini e una buona rappresentanza dei collaboratori di studio”. “C’è stata un’ampia partecipazione alla manifestazione di oggi – dice all’Adnkronos Salute dal segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti – Ma al di là della connotazione più regionale, con una medicina di famiglia in cui non si sta più investendo, c’è anche un’evidente attenzione e preoccupazione che ha una valenza nazionale perché tutto questo avviene in una Regione in cui il Governatore è anche il vicepresidente della Conferenza delle Regioni”. Anche per questo, “dalla manifestazione di oggi, ci aspettiamo risposte più complessive: le Regioni non possono continuare a lamentare una carenza di risorse ma non confrontarsi, per ottenere le risorse stesse, con le forze professionali su possibili soluzioni”, aggiunge Scotti. E gli esempi di una limitata attenzione al territorio non mancano per Scotti: “siamo a marzo e, per l’ennesima volta, le Regioni non hanno ancora pubblicato i bandi del triennio per i medici di famiglia. E poi ci lamentiamo della carenza di professionisti?”. E ancora: “nonostante sia previsto da un accordo nazionale, nulla si vede sulla diagnostica nei nostri studi: si continua a prospettare un modello legato al Pnrr e non si fa niente per investire sull’oggi. Noi siamo invece convinti che si debba partire dall’investimento sulle risorse umane”.
“Salviamo il Servizio sanitario nazionale: è questo l’appello – lanciato in un videomessaggio alle piazze da parte del presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli – Da parte nostra c’è piena solidarietà e sostegno a tutte le manifestazioni che sono a favore di un sistema che vuole curare tutti alla stessa maniera attraverso un accesso equo e solidale al Sistema sanitario nazionale. “Oggi il sistema si trova in grave difficoltà perché i professionisti sono sofferenti – ha aggiunto – per questo a loro dico grazie per l’impegno. Dico grazie ai colleghi che oggi sfilano a Bari sia in piazza sia in assemblea, a quelli presenti a Milano e a tutti coloro che hanno sottoscritto la grande petizione arrivata a oltre 120mila firme a sostegno del Servizio sanitario nazionale”.