Noi boomer almeno una volta nella vita abbiamo acquistato la Settimana Enigmistica. Tra i tanti giochi a me piaceva il cruciverba “Una gita a… “. Nel dettaglio, come spiega Wikipedia, è uno schema di parole crociate in cui alcune definizioni sono costituite da foto che rappresentano una località italiana o, talvolta straniera, il cui nome si può scoprire solo risolvendo lo schema.
Ovviamente mai sono riuscita a indovinare la cittadina o il borgo in questione. E mai avrei fatto una gita in questi giorni a La Coruña, in Galizia, se non avessi letto di una mostra sul fotografo Steven Meisel. A tal proposito, sempre da boomer, mi sono “mangiata i diti” (semicit. Fracchia) per non aver acquistato nel 1992 il libro Sex di Madonna realizzato, appunto, con le immagini erotiche di Meisel.
Non so se la curiosità oggi sia ancora femmina, tant’è che armata di passione per erotismo, fotografia, anni 90, supermodelle belle e naturali, mi sono organizzata per andare a vedere “Steven Meisel 1993. A Year in Photographs”. Che poi mi sono chiesta: perché organizzare proprio là, in una cittadina portuale, abbastanza lontana da tutto? Documentandomi ho scoperto che La Coruña è sede del mega gruppo tessile Inditex e l’ereditiera Marta Ortega Pérez, neo presidente del gruppo, ha fatto tutto il possibile per portare questa esposizione nel favoloso (sottolineo favoloso) spazio progettato da Elsa Urquijo sul porto e a pochi passi dal centro.
Arrivare non è semplice: aereo per Santiago di Compostela, capoluogo della Galizia. Da lì taxi per la stazione dove stanno facendo i lavori per l’alta velocità. Un po’ di attesa nella deliziosa caffetteria adiacente e poi via, su un regionale puntuale, pulito e con i posti solo su prenotazione. Si arriva a La Coruña dopo circa quaranta minuti. L’oceano è spettacolare e qui, nell’estremo nord della Spagna dove spicca la torre di Ercole con il faro più antico del mondo. Penso subito ai grandi esploratori e anche alla forma di un mega dildo, ma è deformità professionale. Suggestiva è la passeggiata per raggiungere la torre, ovviamente con meteo propizio. Per i maliziosi ho scritto propizio, non prepuzio.
Attorno un vasto giardino con flora mediterranea, calette e qualche nudo e coraggioso amante del sole primaverile, sentieri per fare jogging o camminate, panchine dove si legge o semplicemente ci si incanta guardando il mare. Anche opere d’arte disseminate qua e là: moderni menhir verso Nord o le sculture che ricordano lo stile di Botero rappresentanti il potente Dio Ercole. Dopo questa parentesi da turista per caso entro nel vivo di Miesel93. La prima domanda che nasce spontanea è: perché proprio 93? Non so dove foste voi quell’anno, ma Steven Meisel iniziò, dopo il successo di Sex, a collaborare con Vogue e fu molto prolifico.
L’hotel in cui alloggio è a pochi passi dalla location della mostra e a due passi dal porto. Svetta una insegna argentea e ovunque la cittadina è costellata da una miriade di locandine pubblicitarie con Linda Evangelista sorridente e splendida. L’accesso alla Fondazione lascia subito stupefatti: una sorta di maestoso hangar argenteo si raggiunge da una passerella minimal che mi fa sentire subito Naomi. Provo ad ancheggiare come lei ed entro. E’ tutto buio e le luci sono bassissime. Poi si è avvolti da interviste formato cinema: Christy Turlinghton, Marc Jacobs, Anna Sui, Hamish Bowles e tanti altri parlano del talento, della genialità di Meisel, degli anni ’90 e del significato della moda in quel periodo. Un emozionante racconto che è l’anticamera di quello che si vede successivamente. Le foto esposte sono un centinaio, per lo più in bianco e nero, formato gigantesco. Spicca subito Madonna, nuda e avviluppata al lenzuolo come Marilyn fotografata da Douglas Kirkland. Poi un tripudio di Carla, Christy, Claudia, Cindy, Naomi, Stephanie e le altre. Linda Evangelista è onnipresente, camaleontica, tenera negli scatti col fidanzato di allora, l’attore Kyle Maclachlan.
Rifletto sul concetto di sensualità di allora e di oggi. Nelle immagini di Meisel, anche una piega di una sottoveste di seta fa sognare. Sognare fa pure la copertina in bianco e nero di uno dei tanti Vogue di quegli anni, con una Lauren Hutton dallo sguardo furbo, vestitissima e circondata da splendidi ragazzi gaudenti. Chiedo al personale se, all’inaugurazione della mostra, il fotografo fosse presente. Purtroppo no, ma nessun allarmismo: semplicemente ha fatto una scelta di vita e da anni evita apparizioni in pubblico. Da quel che ho capito non ama nemmeno i social.
Inebriata dai suoi ritratti esco e vado a curiosare il gift shop con caffetteria situati a pochi metri. In un vecchio silos la boutique è curata e chic. Che poi gift shop è riduttivo: tutto è elegante, minimal e perfetto. Me ne vado fischiettando Freedom di George Michael. Penso a quanto sia stata fortunata a esserci stata in quegli anni. Il 1993 per me fu un anno danzereccio, ricco d’amore e non solo: grazie alle foto di Meisel del libro Sex che non comprai, ma che sbirciai da amici che subito se lo accaparrarono, mi avvicinai a quell’erotismo raffinato che oggi ormai sembra perduto. Sono divagazioni nostalgiche da boomer? Può darsi.
Vado a leggere la Settimana Enigmistica. Alla prossima.
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