Tutto è relativo. Nel 2022 il tasso di occupazione (la quota di chi lavora sul totale della popolazione che ha l’età per farlo) in Italia è cresciuto dal 58,2% al 60.2%. Una buona notizia, anche prescindendo dal fatto che la gran parte dei nuovi lavori sono con contratti precari e autonomi. Vista in prospettiva la situazione del mercato del lavoro italiano resta però preoccupante. Come segnala oggi Eurostat, l’istituto di statistica europea, il nostro paese resta lontano dalla media dell’Ue a 27 che è al 69,9%. L’Italia si piazza all’ultimo posto, sorpassata anche dalla Grecia che, con un miglioramento di 3,5 punti percentuali, arriva al 60,7%. L’Italia è diventata fanalino di coda sia per le femmine con un modestissimo 51,1% a quasi 14 punti di distanza dalla media Ue (65%), sia per gli uomini con il 69,2% nonostante i 2,1 punti in più rispetto al 2021 (74,8% la medie Ue).

Quasi un miraggio la Germania, dove il tasso di occupazione si attesta al 73,5% (81% per gli uomini). Nel complesso il divario tra il tasso di occupazione italiano e quello della media europea nel 2022 era di 9,8 punti, in calo rispetto ai 10,2 del 2021. Il divario è meno ampio nella fascia tra i 55 e i 64 anni al lavoro con il 55% in Italia e il 62,4% in Ue. Ma in Italia dal 2016 la percentuale in questa fascia è aumentata di 5,1 punti a fronte dei quasi 9 medi in Ue.

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