Migliaia di lavoratori del settore edilizio in piazza a Roma, Torino, Napoli, Palermo, Cagliari per una giornata di mobilitazione contro il nuovo codice appalti del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Una follia” che “mette a rischio la sicurezza” e “ci porta indietro agli anni Settanta” dicono Cgil e Uil. Alle manifestazioni – che erano nate come protesta contro i provvedimenti del governo sul superbonus, sui quali hanno insistito molti cartelli e striscioni – hanno partecipato tra gli altri il leader del M5s Giuseppe Conte e le dirigenti del Pd Chiara Braga e Chiara Gribaudo. “Siamo qui con i lavoratori edili per affermare la necessità che il lavoro debba essere un lavoro sicuro, che debba essere un lavoro dignitoso“, afferma il leader della Cgil, Maurizio Landini, che ha partecipato al corteo di Roma. Landini bolla come “profondamente sbagliato” l’azione di governo. “Introdurre la regola che non ci sono più gare fino ad appalti di 5,3 milioni è una cosa folle, non affronta il problema della trasparenza e rischia di far nascere cartelli e blocchi economici non a favore della qualità”, spiega Landini secondo cui il subappalto a cascata “fa aumentare il rischio di infortuni da una parte e dall’altra rischia di allargare il dumping contrattuale”. Infatti “il 90 per cento degli infortuni avviene nella linea dei subappalti”, fa presente Landini. Gli fa eco il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, anche lui presente alla manifestazione. Il nuovo codice “mette in discussione l’applicazione dei contratti e la sicurezza sul lavoro con il subappalto a cascata”, incalza Bombardieri. “Questa norma, con la chiusura sostanziale dell’ispettorato del lavoro e l’affidamento della certificazione di sicurezza ai consulenti del lavoro, dà l’idea di come questo governo intenda affrontare il tema della sicurezza”, dice, ricordando i mille morti nel settore.
Una posizione non condivisa dalla Cisl. Sul nuovo Codice degli appalti “noi diamo un giudizio articolato” aveva detto nei giorni scorsi il segretario generale Luigi Sbarra invitando il governo a “spostare avanti l’entrata in vigore, per aprire una discussione con le parti sociali e rafforzare l’impianto del provvedimento”. Una posizione che piace molto al ministro Salvini che si dice “orgoglioso del nuovo Codice degli Appalti” perché, assicura, “garantirà più lavoro per tutti, operai e imprenditori, più sicurezza e meno burocrazia: per fortuna ci sono sindacati che preferiscono il confronto allo scontro, il futuro al passato”. Anzi: “Chi attacca il nuovo Codice, atteso da anni, parlando addirittura di mafia o di più morti sul lavoro, o è in malafede o è ignorante. Si tratta dei soliti professionisti del No a tutto”.
Ma secondo il segretario generale di Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, “il nuovo codice ci fa tornare indietro di 50 anni, agli anni Settanta”. “Liberalizzando il subappalto, che oggi è vietato per più di un livello di subappalto, vuol dire prendere un lavoro a 10, lo subappalto a un altro a nove che lo può subappaltare a un altro a 8 e così teoricamente all’infinito, com’ è nell’edilizia privata”. Dal palco di Torino il segretario generale di Feneal-Uil, Vito Panzarella, avverte che “aumenteranno i rischi di infiltrazioni della criminalità” col nuovo codice, chiedendo quindi “il ripristino del divieto dei subappalti a cascata“. E da queste manifestazioni Landini annuncia che parte il percorso verso la mobilitazione nazionale. “Penso che il mese di aprile debba essere il mese in cui si attiva questo percorso”, dice il leader della Cgil.
Al loro fianco i sindacati si sono ritrovati un alleato insolito, il presidente della Confindustria Carlo Bonomi: “Ci sono dei grossi rischi”, dice, perché da un lato molti enti possono decidere di “assegnare i contratti solo alle grandi imprese per non esporsi a contestazioni, ma così si finisce per penalizzare le piccole e medie” mentre dall’altro si “aprono le porte alle decisioni discrezionali dei partiti e di chi premia gli amici degli amici”.
Per Conte, presente a Roma, “il problema più serio è la trasparenza: non si può assegnare appalti fino 5 milioni senza avvisi e bandi, anche Confindustria si lamenta perché si sta ledendo il principio della concorrenza, della libera competizione fra imprese. È uno dei più importanti interventi che dobbiamo fare. E poi siamo per rafforzare i presidi di legalità“. A chi faceva notare che la soglia dei 5 milioni di euro è europea, l’ex premier ha replicato: “Il problema è procedere senza avvisi, senza bandi, senza nulla, un’impresa concorrente non fa nulla. Se aboliamo la trasparenza, rendiamo tutto opaco, favoriamo il malaffare. Non bisogna dar fiducia all’impresa amica, ma a tutto il sistema delle imprese”.