Si avvicina la richiesta di rinvio a giudizio per i familiari di Aboubakar Soumahoro, il deputato ed ex sindacalista dei braccianti eletto con l’Alleanza Verdi e sinistra e poi passato al gruppo misto. La Procura di Latina ha inviato l’avviso di conclusione indagini alla sua compagna Liliane Murekatete e alla madre e al fratello di lei, Marie Thérèse Mukamitsindo e Michel Rukundo, tutti amministratori della cooperativa sociale Karibu, l’ente di accoglienza migranti finito nella bufera per le accuse di maltrattamenti da parte degli ex ospiti. Dalle denunce erano nati vari procedimenti giudiziari sulla gestione dei fondi, poi riuniti in un unico fascicolo: compagna, suocera e cognato di Soumahoro devono rispondere di dichiarazioni fraudolente mediante l’uso di fatture false emesse dal Consorzio Aid (amministrato da loro stessi), e dalla cooperativa Jambo Africa, attraverso le quali, secondo l’accusa, hanno evaso un totale di quasi 700mila euro di Ires e Iva tra il 2015 e il 2019. Indagati anche Richard Mutangana, Ghislaine Ada Ndongo e Christine Kabukoma, ex legali rappresentanti della Jambo.

In fase di indagine, accogliendo la richiesta cautelare del pm Andrea D’Angeli, il gip di Latina aveva interdetto per un anno i sei indagati dalla capacità di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche. Murekatete, Mukamitsindo e Rukundo, si leggeva nell’ordinanza, “hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale, a gestione familiare, protratto nel tempo”. Contro la decisione, la suocera e il cognato di Soumahoro (che non è indagato) hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame di Roma, che a febbraio ha confermato la misura: nel motivare la decisione i giudici scrivono tra l’altro che la condotta contestata agli indagati “si inserisce in un sistema connotato da rilevanti opacità nella gestione dei fondi (…), in parte non rendicontati, in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei al’oggetto sociale”: tra questi, l'”acquisto di beni presso negozi di abbigliamento di lusso, tra cui Ferragamo a Roma”.

A difendere Murekatete è l’avvocato Lorenzo Borrè, protagonista delle battaglie statutarie dentro il Movimento 5 Stelle: “L’unico capo d’imputazione ipotizzato dalla Procura nei confronti della signora Murekatete”, ricorda, “riguarda una presunta omessa vigilanza che avrebbe comportato un danno erariale di circa 13mila euro. Si annulla pertanto, già nella formulazione dell’ipotesi di reato, quella “elevata spregiudicatezza” evocata da alcuni quotidiani nel dicembre 2022. Leggo poi, dalla stampa, che nell’ordinanza del Tribunale del Riesame, pronunciata peraltro nei confronti di altri coindagati e che non riguarda pertanto direttamente la signora Murekatete, si evoca un avvenuto acquisto presso Ferragamo, di cui nulla sa la mia assistita, che certamente e comunque non ne è stata la beneficiaria, non avendo essa percepito emolumenti diversi dagli stipendi relativi alla sua attività di dipendente della cooperativa, attività lavorativa per la quale è tuttora creditrice di diverse mensilità non pagate”.

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