Ascoltate la musica cosiddetta classica. Se decidete di farlo sforzatevi di ascoltarla con attenzione, leggendo i testi contenuti sui dischi, sui cd. Oppure cercando sul web informazioni su ciò che state ascoltando o addirittura spendendo quel poco che basta per comprarvi un libro che racconti e spieghi qualcosa sul musicista che state ascoltando. Questo invito, da ripetere altre volte come un mantra, è fatto perché la musica cosiddetta classica non deve essere un genere in estinzione, non deve essere relegato nei musei, non può essere cancellato solo perché colpevolmente ignorato. La scoperta della musica classica da parte di ciascuno di noi rappresenta una sorpresa che carezza l’anima, muove la mente, stimola l’umore. E ne abbiamo un grande bisogno tutti. Provate e non ve ne pentirete.

Consigli da tenere in conto soprattutto se si partecipa a un concerto con un programma basato su musica da culto, che potrebbe superficialmente risultare complessa.

Il concerto di Jordi Savall tenutosi domenica 2 aprile al Teatro Auditorium Manzoni per la data d’apertura di BolognaFestival 2023 ha visto il direttore, violista da gamba, interprete e ideatore di programmi musicali che hanno spesso lo scopo di promuovere la ricca tradizione musicale catalana e spagnola, dirigere due formazioni, la Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations, per un concerto a tema, dedicato a un’antologia di Stabat Mater. Sequenza liturgica sopravvissuta alla severa selezione del Concilio di Trento del 1545, che in risposta alla Riforma di Lutero aveva provveduto a rafforzare l’identità cattolica apostolica romana anche con tagli a volte brutali, lo Stabat Mater, il cui autore presunto sarebbe Jacopone da Todi, è sopravvissuto insieme a pochi altri canti liturgici grazie al sentimento schietto che l’ha reso accompagnamento principe della Via Crucis.

Dal momento della sua nascita numerosi musicisti si sono misurati con questo testo, e tuttora alcuni compositori di contemporanea affrontano queste liriche drammatiche per dare voce ai loro Stabat Mater, cioè la riflessione dei fedeli sulla figura della madre di Cristo davanti al figlio crocefisso.

Tema pasquale, quindi. E per questo il Manzoni si è trasformato idealmente in una chiesa barocca, con tanto di loggione come matroneo dal quale si sono affacciate le cantanti della Capella Reial de Catalunya per offrire un effetto acustico angelico, con le voci provenienti da un indistinto spazio celeste.

La musica che veniva eseguita in quel frangente era lo Stabat Mater di Charpentier, una sequenza musicale di una delicatezza fragile e commovente, una ripetizione del tema ogni due stanze della poesia il cui andamento ciclico variato solo dall’uso delle voci e degli strumenti porta a una propensione riflessiva e sentimentale, a un abbandono mistico come nella recitazione di un rosario.

A seguire lo Stabat Mater di Domenico Scarlatti, dolente e grandioso; rispetto all’ascolto registrato in studio, dove siamo in grado di distinguere ogni singolo strumento, l’interpretazione di Savall è riuscita in un amalgama supremo delle singole voci, restituendo un’opera organica e d’insieme che si può apprezzare solo in un concerto. Per intenderci una sorta di solida, concreta pressione sonora contro i corpi degli ascoltatori per suscitare le emozioni più recondite.

Infine la seconda parte dedicata a quello che forse è lo Stabat Mater più celebre, quello di Pergolesi, lo Stabat Mater dolente e operistico, la composizione che innovò il genere creando un forte dibattito ancora a distanza di qualche decennio fra illuministi, sostenitori della commistione musicale di Pergolesi, e i sostenitori della tradizione rigorosa dei compositori come Charpentier.

Visibilmente soddisfatti per l’esecuzione, Savall e i suoi musicisti hanno regalato un bis con un autore inaspettato, il contemporaneo Arvo Part. Bis coerente con il programma per avere composto Arvo Part stesso uno Stabat Mater, ma scelto da Savall perché preghiera rivolta a Dio per portare la Pace fra di noi e dentro di noi. Nella sua sobria eleganza, una giacca nera semplice come un saio domenicano, Savall è stato l’officiante di un rito sacro nell’attualità della Pasqua e dei conflitti in corso.

L’abbraccio finale fra i musicisti ha coronato l’atmosfera di grande partecipazione spirituale che è stato possibile cogliere a pieno grazie alla straordinaria sensibilità di Jordi Savall. Ora aspettiamo a BolognaFestival, sempre nel nome di Domenico Scarlatti, l’arrivo della pianista canadese Angela Hewitt.

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