“Invece di fare battute di cattivo gusto che non c’entrano con la realtà e mancano di rispetto alle nuove generazioni, metta in campo azioni che rafforzano l’applicazione dei contratti di lavoro”. Giovanni Mininni, appena confermato segretario generale della Flai, il sindacato dell’agroindustria della Cgil, risponde senza mezzi termini al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ieri, dal palco del Vinitaly a Verona, ha lanciato un appello ai giovani: “Nelle campagne c’è bisogno di manodopera, i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura”. E con l’occasione ha dato l’ennesima sferzata al Reddito di cittadinanza: “Stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza non è un modello di civiltà”. Quanto al Rdc, Mininni dà una lettura diversa: “Il problema di quella misura, semmai, è che in Italia manca il lavoro, soprattutto quello “giusto”, mentre quello “indecente” si afferma sempre più”.

Mininni, l’agricoltura può essere un’occasione per i giovani disoccupati, come dice il ministro?
Mi spiace, ma è giusto che un giovane se ne stia lontano da questa agricoltura. E proprio questo governo c’ha messo del suo per rendere il settore ancora meno attrattivo, introducendo una nuova forma contrattuale che è addirittura peggio dei voucher, perché impiegabile senza tetti e senza limiti: il contratto di lavoro a tempo determinato occasionale.

Perché è addirittura peggio dei voucher?
Il contratto può impiegare cassintegrati, giovani, studenti, pensionati, anche i detenuti. Per un massimo di 45 giorni l’anno. E qui arriva il bello: queste giornate possono essere cumulate in un intero anno, le prime a gennaio e le ultime a dicembre, magari. Ma la busta paga viene fatta solo alla fine del rapporto di lavoro, la cui durata dipende esclusivamente dalla volontà del datore. Inutile dire quanto tutto ciò renda i lavoratori agricoli ancora più precari e ricattabili, possibilmente alla mercé di caporali e sfruttatori che grazie a uno strumento simile possono fare quello che vogliono. E questa scelta il governo l’ha fatta in un settore dove l’irregolarità già arriva al 60% dei rapporti.

Sa di guerra tra poveri.
Per forza. Non c’era bisogno di introdurre il lavoro occasionale in un settore dove per ovvie ragioni, legate ai cicli biologici, il lavoro è a giornata. In agricoltura solo il 10% dei contratti è a tempo indeterminato. Il resto è a termine ma, pur con la necessità di migliorare, la busta paga si fa anche alla fine di una sola giornata, la previdenza è calcolata e c’è un un minimo di diritti, come la malattia e la disoccupazione se si superano i 51 giorni lavorati in un anno. Ecco, è a queste persone che farà concorrenza il nuovo contratto del governo, introdotto in via sperimentale per due anni e, grazie alle nostre proteste, escludendo per ora i lavoratori già nel settore. Ma l’intenzione è chiara: estenderlo a tutti. Checché ne dica la ministra del Lavoro Calderone, così si destruttura il settore. Sa che le dico? Ridateci i voucher, almeno erano parametrati e limitati.

Che agricoltura è questa?
Visto che l’emergenza manodopera torna puntualmente ogni anno, ribadiamo che l’agricoltura non è attrattiva. E adesso lo sarà anche di meno con questo nuovo contratto. Un giovane si fa trattare così? Con che mentalità posso accettare un lavoro che mi tiene sempre sotto ricatto, che mi paga a distanza di mesi e mesi? Possono essere questi gli strumenti con cui si avvicinano le persone all’agricoltura? Tutto il contrario, e certe battute sono davvero inopportune. Piuttosto, cosa intende fare il ministro per il sottosalario e lo sfruttamento, le vere piaghe del settore? Con l’inflazione i salari scendono facilmente sotto il livello di povertà e la contrattazione da sola non basta. Vanno detassati gli stipendi: la Cgil ha chiesto la riduzione di 5 punti di cuneo fiscale, ma questo governo non ci ha nemmeno risposto, né abbiamo ancora sentito alcunché sul contrasto al caporalato. Al contrario, si offre a chi vuole sfruttare i lavoratori lo strumento per farlo.

Anche in agricoltura si fanno avanti digitalizzazione e intelligenza artificiale.
Presto i computer affiancheranno l’agronomo, in alcuni casi fino a sostituirlo, stabilendo i tempi migliori per la raccolta, elaborando milioni di dati. Poi i robot nei campi, che imporranno la redistribuzione del lavoro, la settimana corta. Sono questioni imminenti che rilanciano il vero problema: la scarsità di lavoro. Che, ricordiamolo, in un modello di sviluppo capitalistico è fisiologica ma anche voluta perché funzionale al sistema. Basta con le battute sul Reddito di cittadinanza, col dare la colpa della povertà ai poveri. Lollobrigida e i suoi colleghi non possono pensare che esista sempre lavoro per tutti o che in futuro ce ne sarà di più. Semmai il contrario. E un sostegno al reddito, comunque lo si chiami, sarà via via più necessario con questo modello di sviluppo, che estende il lavoro precario e non dà lavoro a tutti.

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