La Procura di Torino indaga anche sul bilancio 2022 della Juventus. Nell’ambito nel procedimento sui conti bianconeri, che attende la prossima udienza fissata per il 10 maggio, emerge un altro fascicolo d’inchiesta, seppur al momento senza ipotesi di reato e senza indagati (modello 45). Secondo gli elementi raccolti recentemente dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal pm Mario Bendoni, in particolare un’annotazione della guardia di finanza del febbraio scorso, gli effetti degli accordi contestati alla Juve con altri club si rifletterebbero anche sull’ultimo bilancio chiuso dalla società. Sempre a febbraio infatti Torino aveva mandato gli atti dell’inchiesta sui presunti falsi in bilancio della Juventus ad altre sei procure, che sono Bologna, Udine, Bergamo, Genova, Cagliari e Modena. Gli accordi sotto la lente dei pm sono in particolare con Atalanta, Sassuolo, Cagliari, Udinese, Bologna, Sampdoria e il club svizzero Sion.
Dopo la chiusura delle indagini preliminari – con la richiesta di rinvio a giudizio per Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene, Fabio Paratici, il legale Cesare Gabasio e altri sei ex vertici bianconeri per, a vario titolo, i reati di falso in bilancio, aggiotaggio informativo, ostacolo alla vigilanza e dichiarazione fraudolenta – il lavoro d’indagine dei pm è proseguito e ha portato appunto ad analizzare le “partnership” ipotizzate dagli inquirenti e gli omessi debiti contestati alla Juventus. Se il fascicolo principale riguarda i bilanci dal 2019 e 2021, in seguito è stato appunto aperto un nuovo fascicolo sul 2022. Questo perché proseguendo le indagini sono emersi nuove elementi, in particolare dopo le acquisizioni negli uffici di Deloitte del dicembre scorso. E secondo l’annotazione delle Fiamme gialle alcuni degli accordi tra la Juve e altri club avrebbero effetti contabili anche sull’ultimo bilancio. L’ipotesi della guardia di finanza – riporta il Corriere – è che la Juventus avrebbe omesso di mettere a bilancio 2022 una passività di 8 milioni di euro per effetto di un debito nei confronti dell’Atalanta.
Lo scontro sulla competenza territoriale
Nel frattempo il prossimo 10 maggio si tornerà in tribunale a Torino, dove il giudice per l’udienza preliminare Marco Picco potrebbe essere chiamato a esprimersi sulla competenza territoriale del procedimento. Secondo i legali della Juve, l’aggiotaggio informativo – uno dei reati contestati a vario titolo dalla procura – si sarebbe eventualmente concretizzato a Milano o a Roma. Nel capoluogo lombardo ha sede la Borsa italiana dove il titolo della Juventus è quotato e nella Capitale c’è invece la sede la società che gestisce la piattaforma 1INFO attraverso la quale il club bianconero inserisce i suoi comunicati price sensitive rendendoli disponibili agli azionisti. Per i legali, quindi, l’inchiesta e l’eventuale processo devono essere spostati in una delle due procure. Per la Guardia di finanza e i pubblici ministeri, invece, “il comando di invio è sempre ordinato da dispositivi-uffici di Juventus” e da quel momento l’operazione è “irreversibile”, il file è “immodificabile” e il comunicato risulta pubblicato nel giro di pochissimo tempo, spesso questione di secondi. Il reato insomma si è consumato a Torino, chi ha indagato era quindi titolato a farlo e la sede naturale del processo è il capoluogo piemontese. Con ogni probabilità, anche in virtù della riforma Cartabia, il giudice Picco deciderà di far decidere la Cassazione, evitando che la richiesta possa essere reiterata in successivi (eventuali) fasi del procedimento rischiando di azzerarlo. Il coinvolgimento dei Supremi giudici comporterà un fermo di qualche mese, durante i quali continuerà a scorrere la prescrizione.