Ragazze ancora intossicate a scuola, donne aggredite o addirittura arrestate perché non indossavano il velo o non lo portavano correttamente. E ora in Iran – dove il velo è diventato simbolo di una rottura interna alla società, tra i fedeli ai principi della rivoluzione e chi è stanco delle imposizione -, arriva la decisione del ministero dell’Istruzione di Teheran, che ha imposto l’obbligo, per le studentesse, di rispettare nelle classi i codici di abbigliamento islamico. Tradotto, significa indossare l’hijab. La decisione segue le proteste in corso nel Paese da settembre, ovvero dalla morte della 22enne Mahsa Amini dopo essere stata arrestata dalla cosiddetta polizia morale di Teheran con l’accusa di non indossare correttamente il velo islamico. Da allora, molte donne stanno sfidando le regole sull’obbligo di indossare l’hijab, soprattutto nelle città più grandi. Il documento in 16 punti del ministero dell’Istruzione afferma che l’obbligo dell’hijab è finalizzato a creare una crescita spirituale sana e sicura. Dopo la diffusione del comunicato, diversi media iraniani hanno riferito delle dimissioni del ministro dell’Istruzione Yousef Noori, subito approvate dal presidente. La sua rinuncia all’incarico, scrivono i media iraniani, sarebbe collegata al ritardato pagamento degli stipendi degli insegnanti alla vigilia del capodanno persiano.
Ma il tema del velo va molto oltre l’obbligo a scuola: alcune donne che non lo indossavano in negozi e centri commerciali di alcune città dell’Iran, rende noto il portale di dissidenti iraniani con sede all’estero ‘Iran International’, sono state arrestate e i locali sono stati chiusi. A Kashan, in provincia di Isfahan, 40 negozi sono stati chiusi perché le clienti non rispettavano l’obbligo di portare il velo, in vigore dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979. A Kermanshah, nell’Iran occidentale vicino al confine con l’Iraq, il personale del complesso turistico Taq-e Bostan ha impedito a donne che non portavano l’hijab di accedere all’area mentre il procuratore di Dezful, nella provincia meridionale del Khuzestan, ha dichiarato che “uno dei siti turistici della città è stato chiuso da venerdì perché non si atteneva agli standard morali”.
La questione del velo, poi, non è l’unica a colpire le donne. Continuano infatti i casi di intossicazione di ragazze nelle scuole, un fenomeno iniziato a novembre dell’anno scorso sul quale non ci sono ancora risposte ufficiale. Finora, oltre cinquemila studentesse sono arrivate in ospedale per avere inalato gas tossico nelle scuole di 26 province del Paese. E il sospetto è che possa trattarsi di attacchi deliberati per impedire alle ragazze di avere un’istruzione o di “punirle” per avere partecipato alle manifestazioni anti governative in corso da mesi. Gli ultimi episodi riguardano cinque studentesse della scuola femminile 22-Bahman di Naghadeh, nella provincia dell’Azerbaigian occidentale nel nord ovest dell’Iran, che sono state portate in ospedale dopo avere inalato gas tossico mentre si trovavano nell’istituto scolastico.