“Una sgrammaticatura istituzionale“. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito l’uscita del presidente del Senato Ignazio La Russa sull’azione dei partigiani a via Rasella, a Roma. Meloni ha aggiunto che comunque “l’ha risolta lui”, visto che “ha anche chiesto scusa”. “Mi pare che la polemica sia chiusa” ha aggiunto la premier. Meloni ha risposto a una domanda di PiazzaPulita durante la visita della premier a Vinitaly, a Verona. Peraltro vale la pena sottolineare – visto il tema – una volta di più che la “sgrammaticatura” oltre che istituzionale è stata storica, visto che sullo status di militari affiliati alle SS dei soldati tedeschi uccisi nell’attentato del Gap del 23 marzo del 1944 gli studiosi non hanno dubbi. Nei giorni scorsi erano uscite sui giornali ricostruzioni secondo le quali proprio Meloni aveva spinto sul presidente del Senato perché chiedesse scusa e correggesse le sue dichiarazioni. Lui ha chiesto scusa a “chi si è sentito offeso” ma ha ribadito la storia bislacca secondo cui la squadra di militari colpita dall’attentato in realtà era “una banda musicale”. Sulla partecipazione dei ministri alle celebrazioni del 25 aprile la presidente del Consiglio ha risposto: “Non credo di doverglielo chiedere io”. “Queste – ha aggiunto – sono tutte sono valutazioni un po’ curiose, che fate voi”.
Nel pomeriggio Verdi e Sinistra organizzeranno un flash mob proprio in via Rasella per chiedere le dimissioni del presidente del Senato, così come continua a chiedere anche l’Anpi. “L’invito è esteso alle forze politiche e sociali della città affinché partecipino all’appuntamento – dice Claudio Marotta, capogruppo di Verdi-Sinistra in consiglio regionale del Lazio – È importante lanciare un messaggio chiaro e determinato contro chi si ostina a negare le barbarie del nazifascismo, affidandosi a una rilettura della storia provocatoria, offensiva e del tutto inaccettabile”.
Intanto è notizia di oggi che tra le quasi 30mila firme raccolte nella petizione su change.org di Rifondazione Comunista (qui il link) c’è anche quella dello storico Alessandro Barbero. “Le sue esternazioni sulla Resistenza, in particolare sull’atto di via Rasella, non sono riconducibili ad opinioni – ha spiegato il segretario di Rc Maurizio Acerbo – Non sono nemmeno uno dei purtroppo assai diffusi momenti di revisionismo storico. Sono un falso storico, la negazione di atti giudiziari, una offesa alla Resistenza e un inquinamento delle responsabilità storiche del fascismo e del nazismo”. Oltre alla firma di Barbero nell’elenco sono presenti quelle di altri storici tra cui Angelo d’Orsi, Gianpasquale Santomasimo, Paolo Favilli, Guido Liguori, Maria Grazia Meriggi, Piero Bevilacqua, Pier Giorgio Ardeni. A firmare sono stati anche il condirettore del Manifesto Tommaso Di Francesco, l’economista Emiliano Brancaccio, il direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli, la giornalista Barbara Spinelli e il diplomatico Enrico Calamai, che è stato soprannominato lo “Schlindler di Buenos Aires” per esser riuscito a mettere in salvo più di trecento perseguitati dal regime militare argentino.