E’ un marzo da incorniciare, quello che si è appena concluso, per il mercato dell’auto in Italia. Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, infatti, lo scorso mese sono state immatricolate ben 168.294 nuove vetture, ben il 40,8% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. Un risultato che significa pure, guardando il consolidato del 2023, un primo trimestre in crescita del 26,2% (427.019 immatricolazioni) rispetto a quello dello scorso anno, anche se ancora deficitario rispetto ai livelli pre-Covid (-20,6%).

I progressi ci sono stati in ogni comparto, ma a tirare in particolare è stato quello del noleggio (a breve termine in primis), che addirittura ha fatto registrare un +107% il mese scorso. Complessivamente, nei primi tre mesi, privati, noleggio e aziende hanno registrato una crescita rispettivamente del 9,9%, +79,7% e +17,5%.

Quanto alle alimentazioni, in questo caso bisogna sottolineare la ripresa delle plug-in e soprattutto delle elettriche (+81,9), anche se nel trimestre la quota di mercato rimane limitata al 3,8% e, come sottolinea il Centro Studi Promotor “Nonostante il dato di marzo, molte restano le questioni da risolvere. E tra queste anche quella dei prezzi delle autovetture e di quelle elettriche in particolare”. Benzina e diesel, infine, mantengono quote rispettivamente del 27,3% e 19,3% nei primi tre mesi.

Secondo una nota del CSP, il buon risultato di marzo è dovuto al fatto che “sta migliorando in maniera significativa la capacità delle case automobilistiche di fornire le auto richieste, capacità che era stata messa in crisi dalla carenza di microchip e altri componenti”.

Gli altri operatori del settore, pur riconoscendo il trend positivo, sottolineano le difficoltà di avviare una giusta transizione ambientale nel nostro Paese. Secondo il presidente dell’Unrae (l’associazione dei costruttori stranieri operanti in Italia) Michele Crisci, “c’è bisogno di lavorare in modo coordinato, con una strategia pragmatica, per raggiungere gli obiettivi di un processo che è già in atto e va governato: l’industria automobilistica è pronta a fare la sua parte e a supportare le istituzioni per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni al 2035; ma nel frattempo continua a diventare sempre più ampio il gap che ci separa dagli altri Major Markets europei in termini di diffusione di auto con la spina e, se non ci impegniamo a recuperare velocemente, la nostra industria rischia moltissimo e il nostro mercato il declassamento”.

Altri, come il presidente di Anfia Paolo Scudieri, pongono l’accento sulla necessità di rimodulare gli incentivi per spingere ancora di più l’elettrificazione: “Riteniamo che una veloce rimodulazione delle misure di incentivazione vigenti possa aiutare a mantenere costante questo trend positivo, in modo da invertire la tendenza registrata lo scorso anno e chiediamo, quindi, che parte delle risorse avanzate dalla campagna di incentivazione 2022 vengano reinvestite nella fascia 0-20 g/km di Co2 degli incentivi 2023, aumentandone l’importo unitario. Inoltre, è importante l’apertura alle persone giuridiche per le fasce 0-20 e 21-60 e il rialzo dell’incentivo al 100% anziché al 50% per le società di noleggio”.

E c’è anche chi, come il numero uno di Federauto Adolfo de Stefani Cosentino, volge lo sguardo all’Europa e alle sue decisioni: “Lo stop definitivo dell’UE alla vendita dei motori termici nuovi alimentati da combustibili fossili a partire dal 2035, con la deroga all’utilizzo dei soli carburanti sintetici, ci lascia dubbiosi circa l’esclusione dei biocarburanti che, al contrario, in un contesto di economia circolare possono contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti”.

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