La lettera su carta intestata di Fratelli d’Italia, inviata qualche giorno fa alla dirigente del liceo “Marco Polo” di Venezia, sta a mezza via tra un comunicato politico e un decreto prefettizio, con riferimenti ad articoli dei codici e a sentenze della Cassazione. In una parola, un atto d’accusa contro il progetto “Carriera Alias”, attuato negli ultimi due anni per aiutare gli studenti che si identificano con un genere diverso da quello assegnato alla nascita e di usare un nome “elettivo” al posto di quello anagrafico nelle attività scolastiche.
Anita Menegatto e Andrea Barbini, delegati di Fratelli d’Italia del Comune di Venezia per i Dipartimenti “Pari Opportunità Famiglia e Valori non negoziabili” ed “Istruzione”, hanno firmato una durissima presa di posizione che si basa su tre punti giuridici. Il primo si riferisce all’articolo 6 del Codice Civile, secondo cui ogni persona ha diritto al nome che per legge le è attribuito “e non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome… l’Istituzione scolastica non è assolutamente autorizzata a procedere a tal uopo”. Inoltre un’ordinanza della Cassazione del 17 febbraio 2020 ha fissato “la corrispondenza assoluta tra sesso anatomico e nome”, ribadendo che i provvedimenti che possono incidere sul nome “sono soltanto quelli previsti dall’ordinamento dello Stato di appartenenza”. Infine, è solo al Prefetto che si deve presentare la domanda per cambiare il cognome o il nome.
Fratelli d’Italia, con tono ultimativo, sollecitano quindi la dirigente scolastica “a interrompere tale progetto”, sostenendo che i docenti sarebbero perseguibili per “falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”, se attribuiscono un nome diverso agli allievi nei registri di classe. Nel diluvio di citazioni si aggiunge il reato di “sostituzione di persona”. Commento finale: “Preoccupa, altresì, come sarebbe gestita tale situazione nei bagni e negli spogliatoi, un’imposizione ideologica e di indottrinamento dei ragazzi”. “Carriera Alais”, secondo FdI è “un progetto puramente ideologico, che non ha scopo di inclusione bensì porterebbe solamente ulteriore confusione nei ragazzi e negli stessi Istituti”. La dirigente Maria Rosaria Cesari ha spiegato a ilfattoquotidiano.it come non vi sia alcuna modifica dell’identità anagrafica, che rimane negli atti ufficiali, mentre è solo nel registro interno che si usa il nome “elettivo” scelto da parte di chi sente di vivere una difformità di genere rispetto a quella anagrafica.
La presa di posizione dei colleghi di partito veneziani è stata sconfessata da Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione ed al Merito: “In relazione alle polemiche suscitate dalla lettera inviata alla scuola di Venezia per la carriera alias, mi preme specificare che è stata un’iniziativa di tipo personale, non concordata né con i dirigenti locali, tantomeno con quelli nazionali di FdI. Al di là delle legittime diverse opinioni su questioni così complicate e delicate, i partiti non devono intervenire sulle decisioni delle scuole”.
Non c’è solo la politica. A novembre era arrivata al “Marco Polo” un’autentica diffida delle associazioni “Pro Vita & Famiglia” che fa riferimento ad Antonio Brandi e “Generazione Famiglia” di Jacopo Coghe. Anche in quel caso si accennava a possibili violazioni del codice penale e a un percorso “potenzialmente dannoso” per gli stessi studenti che lo richiedono, poiché “porta a consolidare una percezione soggettiva che, persino laddove sia accompagnata da una vera e propria disforia di genere, è nella quasi totalità dei casi – in particolare nei minorenni – temporanea e risolta spontaneamente nella maggiore età”. Le due associazioni avevano diffidato la preside, entro 15 giorni, a “disapplicare o fare tutto quanto in suo potere per ottenere l’annullamento del regolamento scolastico: in caso non ottemperi sarà intrapresa ogni azione legale idonea al ripristino della legalità”.
È un’altra visione della scuola e della società quella che dimostrano, invece, di avere i docenti del “Marco Polo”, replicando alle accuse. “Noi non abbiamo paura nel futuro”, scrivono in un documento che denuncia il “tentativo di condizionamento che viene dalla politica e da molte altre organizzazioni esterne alla scuola” a causa del regolamento “Carriera Alias”. Replicano: “E’ stata una scelta condivisa da tutte le componenti: alunni, docenti, genitori. Una scelta compiuta all’unanimità, perché il ‘Marco Polo-Liceo Artistico’ sta lì dove la politica non sta più: dove la vita si intreccia con le istituzioni, dove il desiderio si rapporta con le regole, dove l’esclusione diventa opportunità e l’inclusione una pratica reale e quotidiana, dove la rivendicazione della propria identità diventa energia per creare una comunità e non è una semplice affermazione di sé stessi”. È l’orgogliosa difesa della scuola “da qualsiasi forma di ingerenza politica” e del Marco Polo, “una forza viva di Venezia, nel senso più largo del luogo, una forza che, per la sua tradizione di profonda apertura, non perderà mai e sempre rivendicherà questa apertura, in profonda consonanza con la storia della città e del contesto largo dove agiamo”.