“È il momento di fare spazio a un nuovo leader e a nuove forze. È ora di fare un passo indietro dalla prima fila insieme agli altri. Ho deciso di non candidarmi alla leadership SDP alla convention di settembre del partito a Jyväskylä. Non è stata una decisione facile, ma credo sia quella giusta”. Con un post su Instagram la premier uscente Sanna Marin ha annunciato le dimissioni da leader dei socialdemocratici finlandesi, precisando che non si ricandiderà per un altro mandato.
La decisione arriva a seguito della sconfitta elettorale alle elezioni del 2 aprile, che hanno visto la vittoria dei conservatori. Al termine di uno spoglio caratterizzato da un prolungato testa a testa, il leader della Coalizione nazionale Petteri Orpo ha rivendicato la vittoria, concessa da Marin, che ha escluso di entrare in un nuovo governo se il futuro primo ministro Petteri Orpo sceglierà di allearsi con la sinistra piuttosto che con l’estrema destra. “Non credo sia probabile che io stessa faccia parte della squadra ministeriale“, ha detto Marin. “Non mi è stato offerto un incarico internazionale. Continuerò a lavorare come deputato“, ha spiegato la leader socialdemocratica. Riferendosi al “grande onore” di aver guidato il governo negli ultimi tre anni e mezzo, Marin, che durante il suo mandato è diventata una figura riconosciuta a livello internazionale, ha anche confidato “momenti eccezionalmente difficili”. “Devo ammettere francamente che la mia resistenza è stata messa a dura prova in questi anni”, ha spiegato.
La 37enne Marin, molto nota all’estero, popolarissima in patria, anche grazie a una gestione esemplare della pandemia, ha spostato a sinistra i socialdemocratici nella campagna elettorale, puntando su welfare e soprattutto sull’istruzione che ritiene capace di far risalire la ricchezza del Paese, attribuendo invece l’aumento del debito pubblico solo alla pandemia e crisi in ucraina e dicendosi contraria a ogni taglio alla spesa. La Coalizione di Orpo chiede invece misure di austerity per 6 miliardi di euro, per riportare il debito pubblico sui valori virtuosi dell’Ue. I Veri Finlandesi esprimono invece posizioni apertamente anti-migranti e euroscettiche, a partire dalla richiesta di non rispettare l’impegno per la neutralità climatica nel 2035, senza rinnegare il vecchio obiettivo nel lungo termine di ‘Fixit’, l’uscita della Finlandia dall’Unione europea.