Il taglio del Reddito di cittadinanza quando ci sono 100 miliardi di evasione, il no al salario minimo, le scelte prese senza confrontarsi con le organizzazioni dei lavoratori. Sono tre dei motivi che spingono il segretario della Cgil Maurizio Landini ad annunciare la mobilitazione unitaria con Cisl e Uil che prevede al momento una campagna di assemblee e tre manifestazioni: la prima a Bologna il 6 maggio e poi a Milano il 13 e a Napoli il 20. “Se ciò non sarà sufficiente, abbiamo intenzione di andare avanti perché è il momento di ottenere risultati” dice Landini in un’intervista ad Agorà su Rai3. “Non ci piacciono le scelte che finora ha fatto il governo – sottolinea il leader della Cgil – Vogliamo cambiare i contenuti e anche il metodo, perché il mondo del lavoro va coinvolto prima di decidere”.

Il governo Meloni “sta prendendo decisioni importanti senza confrontarsi con i sindacati e in molti casi non nella direzione di quello che stiamo chiedendo”, rimarca Landini. Per esempio: “Trovo singolare – dice – che un Paese che ha 100 miliardi di evasione pensi che per fare cassa deve tagliare il reddito per i più poveri: è una follia totale“. “Non è accettabile tagliare sui poveri e non tassare quelli che hanno fatto extraprofitti e prendere i soldi da chi li ha – prosegue il segretario della Cgil – Il vero limite è che in questi anni non sono decollate le politiche attive che aiutino davvero le persone a lavorare“. La strada non è tagliare il Reddito di cittadinanza, ma “investire sugli uffici di collocamento, sulle politiche pubbliche”.

E poi c’è il tema del lavoro povero che peraltro col Rdc si incrocia non poco. “La presidente del Consiglio Meloni – scandisce Landini ad Agorà – ha detto che non ha alcuna intenzione di introdurre il salario minimo e di lasciare grossomodo le cose come stanno. Non siamo d’accordo su questo: bisogna cancellare i contratti pirata e serve una legge che dica che sono validi solo i contratti firmati dalle organizzazioni rappresentative e, a quel punto, dare valore generale ai contratti nazionali, che così sanciscono minimi garantiti di diritti per tutti, non solo il salario”. “Tutte le forme di lavoro devono avere stessi diritti e stesse tutele“, insiste Landini, e in questo quadro si può “arrivare a fissare una soglia sotto la quale non andare di paga oraria: non è accettabile che ci siano ancora persone costrette a lavorare a 3-4-5 euro l’ora“.

Al centro della mobilitazione, spiega ancora Landini, “il superamento del lavoro precario, una seria riforma fiscale e una riforma delle pensioni degna di questo nome. Bisogna aumentare i salari, rinnovare i contratti, ridurre la tassazione sui lavoratori dipendenti e i pensionati che pagano il 94% dell’Irpef, rilanciare la sanità pubblica e le politiche industriali perché per creare lavoro bisogna fare investimenti e usare le risorse europee”. Il leader della Cgil sottolinea il percorso unitario con Cisl e Uil: “Dopo anni anche di divisioni sindacali, è importante che oggi i sindacati andranno insieme in tutti i luoghi di lavoro e cominciamo chiedendo a tutti i cittadini e ai lavoratori di scendere in piazza“, con le tre manifestazioni interregionali, che si collocano dopo la manifestazione del primo maggio a Potenza. Landini rimarca che l’obiettivo “è ottenere dei risultati, non ci interessa protestare per protestare, vogliamo cambiare le politiche economiche del governo. Ci interessa unire il mondo del lavoro. Mi aspetto che ci saranno tante persone in piazza, dai giovani ai pensionati a chi cerca lavoro“.

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