Ci si fanno zuppe e insalate, si assume come analgesico quando si ha il mal di denti o come antinfiammatorio. Ma soprattutto, l’Acmella oleracea, già utilizzata in ambito cosmetico per i suoi effetti antirughe, è la pianta di bellezza di Kate Middleton. Che deve proprio alla principessa di Galles e alla sua radiosa pelle la straordinaria popolarità di questi giorni.
Proveniente dall’Amazzonia, ricca di principi attivi con effetto “botox naturale”, non ha suscitato soltanto l’interesse di Kate, icona di stile che certo predilige cure naturali a interventi di chirurgia e iniezioni di sostanze chimiche, ma anche di altre vip. Dalle donne impegnate in politica, come Michelle Obama, a regine come Letizia di Spagna fino a Carla Bruni e a Madonna. La queen del pop è disposta a tutto pur di mantenere intatta la sua tonicità: ben vengano anche le piante un tempo coltivate dagli indigeni del Perù. Tutto fa.
Come è affiorato questo segreto di Pulcinella? Secondo il truccatore della signora Obama, sarebbe stata proprio la principessa britannica a svelare a Michelle il suo beauty segreto, un cosmetico che contiene una sostanza naturale anti età estratta dalla pianta. Con effetto lifting. “L’azione di botox naturale dell’Acmella sembra dipendere dallo spilantolo, la sostanza più importante e più potente della pianta, peraltro brevettata: la sua proprietà è di inibire l’attività contrattile dei muscoli sottocutanei del viso rilassando così i tratti del volto”, spiega Fabio Firenzuoli al Corriere.it. E aggiunge, a scanso di equivoci: “Ovviamente si differenzia molto dal botulino classico usato nei trattamenti estetici. Infatti la tossina botulinica si inietta, ha quindi caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche proprie di un medicinale”.
L’Acmella, disponibile con i limiti del cosmetico, è invece una pianta. Punto. Ma una pianta attiva di cui deve essere ben studiata la forma farmaceutica per produrre nel tempo il mantenimento del suo ‘miracoloso’ effetto a livello sottocutaneo. E non è nemmeno l’unica. “Pur non potenti come la tossina del botulino, ci sono altre sostanze naturali che contribuiscono al trofismo del sottocute – spiega l’esperto – per esempio i nutrienti presenti nella bava di lumaca, l’elastina, il collagene e l’acido ialuronico”. Firenzuoli, direttore del Centro di ricerca e innovazione in fitoterapia e medicina integrata (Cerfit) presso l’azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze, ha promosso un progetto di ricerca sull’Acmella oleracea, coordinato da Valentina Maggini, che ha coinvolto anche i dipartimenti di Biologia e Neurofarba (Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino) dell’Ateneo fiorentino. L’obiettivo? Studiare tecniche di implementazione genetica delle sostanze attive presenti nella pianta per capire come cambino in base alla parte impiegata: foglie, radici, fiori. I primi risultati fanno già ben sperare. Li vediamo sul viso della bella Kate.
Ma il professore avverte su Linkedin: “Se la nostra Acmella oleracea è interessante solo perché usata come cosmetico effetto botox da Kate ed altre celebrità va pure bene purché se ne parli. Ma nell’intervista lo diciamo: a noi interessa dal punto di vista scientifico”. Non ce ne voglia Firenzuoli, ma avere per testimonial spontanea una principessa considerata esempio di classe e bellezza è un dono piovuto dal cielo anche per le sue ricerche.
Passiamo alle caratteristiche della pianta. Cresce nelle regioni tropicali e subtropicali di tutto il mondo, in particolare nel nord del Brasile dove è nota come jambu. È una pianta erbacea con fiori caratteristici che si riconoscono bene sia per la forma a cupola o a bottone sia per il colore giallo con una punta centrale rossa. Appartiene alla famiglia delle Asteraceae e in Italia è coltivata a scopo ornamentale. Originaria de Sud America e dell’Africa tropicale fu scoperta per la prima volta in Perù nel 1975 da una ricercatrice dell’Università di Cambridge, l’antropologa Françoise Barbira Freedman, che racconta così l’episodio al Wall Street Journal: “Stavamo facendo trekking nella foresta pluviale e avevo un terribile problema con i denti del giudizio. Uno degli uomini che mi accompagnava se ne accorse e preparò un mucchietto di piante da mordere. Il dolore scomparve”.
Le applicazioni, furono ripetute ogni volta che l’effetto passava, masticando foglie e fiori quando necessario. E’ l’atto della masticazione, infatti, a facilita l’estrazione dei principi attivi della pianta, associato agli enzimi della saliva La conferma delle sue proprietà attive non è solo supportata dalla pratica antica delle tribù dell’Amazzonia, arriva anche dalla scienza. “Una recente pubblicazione uscita su Fitoterapia – prosegue Firenzuoli – ha ricostruito una panoramica sulle attuali conoscenze sull’Acmella e sulle sue attività. E’ un’importante pianta officinale, tradizionalmente utilizzata per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie, efficaci principalmente contro il mal di denti e le infiammazioni del cavo orale, ma anche per le sue riconosciute proprietà antipiretiche, anticonvulsivanti, antidiarroiche, diuretiche, antisettiche, antimicotiche e insetticide“. Fra i composti bioattivi, ce ne sono alcuni che svolgono azioni anti età. L’Acmella, in forma di essenza, può essere abbinata a oli e burri che permettono ai suoi elementi di penetrare attraverso i diversi strati epidermici. Uno dei migliori è l’olio di argan, ricco di vitamine e grassi preziosi per la pelle. Oppure il burro di mango, idratante e rigenerante. Aumentando la produzione di collagene, proteina importante per la compattezza della pelle, l’Acmella oleracea ha effetti rassodanti riconosciuti. La sua coltivazione biologica oggi è stata introdotta anche in climi temperati: in Italia, per esempio, si coltiva in Trentino. Dove si può trovare in tintura madre o in essenza? In erboristeria. Se ve la regalano come pianta ornamentale, invece, sappiate riconoscerla: à bellissima come Kate Middleton.