Il giudice dei minori di Brescia Angelica Nolli ha accolto la richiesta della Procura minorile e rinviato a giudizio con l’accusa di strage Marco Toffaloni, militante neofascista di Ordine Nuovo, ritenuto uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, quando aveva 17 anni. Attualmente il 65enne Toffaloni è residente in Svizzera e ha ottenuto la cittadinanza elvetica con il nome di Franco Maria Muller: il suo difensore, l’avvocato Marco Gallina, aveva chiesto la sentenza di non luogo a procedere per il suo assistito sostenendo anche l’ipotesi della prescrizione del reato. Il processo inizierà il prossimo 7 settembre.
“In concorso con altre persone tra le quali Carlo Maria Maggi (condannato all’ergastolo e deceduto) e Maurizio Tramonte, in carcere condannato all’ergastolo in via definitiva, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato appartenendo all’organizzazione eversiva Ordine Nuovo, che aveva promosso l’attentato nell’ambito della pianificazione di una serie di azioni terroristiche, nel corso di una manifestazione in Piazza Loggia indetta dal Comitato permanente antifascista e dalle segreterie provinciali della Cgil, Cisl e Uil, agendo quale autore materiale, concorrendo nel collocamento dell’ordigno esplosivo destinato all’attentato in un cestino portarifiuti, cagionava la strage” recita il capo di imputazione nei confronti di Toffaloni.
Nel processo minorile non si possono costituire parti civili, ma in aula sono comparsi i rappresentanti di Comune, sindacati e famiglie delle vittime. Presente anche l’avvocato dello Stato in rappresentanza del governo, dopo le polemiche delle scorse settimane per la mancata costituzione di parte civile davanti al Tribunale ordinario, dove è in corso l’udienza preliminare a carico di un altro affiliato di Ordine Nuovo, Roberto Zorzi, ventenne all’epoca dei fatti e anche lui ritenuto uno degli esecutori materiali della strage fascista (ora ha 68 anni, è cittadino americano e proprietario di un allevamento di dobermann chiamato “il Littorio”).
Soddisfazione da parte del presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Manlio Milani: “È un processo necessario e importante“, dice uscendo dal Tribunale, “sarebbe stato molto amaro che fosse andato in prescrizione, come chiedeva la difesa”. Il processo, afferma, darà modo anche di “approfondire il tema dei depistaggi“. Milani definisce “positiva” la richiesta di partecipare al processo come parte offesa da parte della Presidenza del Consiglio: “Spero che ora si costituiscano parte civile anche nell’udienza preliminare a carico di Zorzi”, conclude.