Era inevitabile che Elly Schlein, dopo aver fatto coming out in televisione sulla sua bisessualità (“ho amato molti uomini e molte donne”, aveva detto a Daria Bignardi all’inizio del 2020) e dopo aver dichiarato di stare felicemente “con una ragazza”, senza però mai rivelarne l’identità (“sono molto riservata”), suscitasse una buona dose di curiosità su chi fosse la ragazza.
Inevitabile, inoltre, che la maggiore visibilità ottenuta da Schlein diventando segretaria del Pd trasformasse la curiosità in caccia mediatica e che prima o poi questa arrivasse a produrre un servizio fotografico su qualche rivista di gossip. È accaduto una quindicina di giorni fa, infatti, quando il settimanale Diva e donna ha pubblicato alcune immagini della coppia, corredandole dei dettagli di rito sul loro muoversi in incognita.
Era inevitabile, infine, che prima o poi la coppia rilasciasse una dichiarazione sull’accaduto. L’ha fatto ieri su Instagram Paola Belloni, la compagna di Schlein, dando prova di raro equilibrio e lucidità nell’esprimere in poche righe:
1) il desiderio della coppia di mantenere il riserbo;
2) l’amarezza per l’accaduto, ma anche la coscienza, per la visibilità di Schlein, della sua ineluttabilità;
3) il farsi carico, dato il ruolo pubblico, di una responsabilità nei confronti delle persone Lgbtqia+, i cui diritti in Italia non sono riconosciuti;
4) il chiarimento, proprio in nome di questa responsabilità, di una differenza importante: invadere la vita privata di una persona Lgbtqia+ non è mai banale gossip, perché è fare outing, cioè rivelare il suo orientamento sessuale senza che sia stata lei a deciderlo. Il che, in casi meno fortunati della coppia in questione, può produrre disagio, dolore, discriminazioni e problemi anche più pesanti, visto che in Italia l’omolesbobitransfobia è assai diffusa e nessuna legge si preoccupa di combatterla, come Belloni ricorda su Instagram.
Come valutare tutto ciò? È l’ennesima violazione della privacy di un personaggio pubblico, come se ne fanno tante sui media, in nome del diritto di cronaca? Certo, ma succede di continuo, non è un trattamento speciale. La violazione è aggravata dall’outing nei confronti di una coppia di donne? Vero anche questo: l’ha scritto Belloni e va ribadito con forza. Ritroviamo anche stavolta l’omolesbobitransfobia di cui sopra? È innegabile, purtroppo: basta leggere i commenti – ovunque, non solo sui social. E non solo i più negativi: la stessa attenzione per l’aspetto fisico di Paola Belloni si nutre di morbosità bifobica.
Aggiungo che la vicenda ha destato polemiche entro la stessa comunità Lgbtqia+, perché c’è chi interpreta la riservatezza della coppia come un nascondersi, una incapacità di vivere la relazione alla luce del sole, laddove chi ricopre un ruolo pubblico e privilegiato dovrebbe invece fungere da esempio positivo e normalizzante per i comuni mortali.
Credo viceversa che Schlein e la sua compagna potranno svolgere un ruolo tanto più positivo e normalizzante per tutta la comunità Lgbtqia+ quanto più insisteranno nel sottrarsi alla mediatizzazione, nel proteggere la loro privacy, nel rivendicare il diritto di condurre una vita non esposta né sovraesposta. Una vita normale, appunto. Ciò non vuol dire, infatti, che si nascondano: il coming out di Schlein risale a tre anni fa. Vuol dire semplicemente che sono normali, come lo è qualunque coppia di persone che si amano, donne, uomini, omo, etero, altro. E sono pure più normali di chi, non importa di quale orientamento sessuale, farebbe di tutto per avere anche solo 15 minuti della loro visibilità. Una lezione per tutte e tutti, insomma. Media inclusi.