“Il sesso è una delle cose belle che Dio ha dato alla persona umana. Esprimersi sessualmente è una ricchezza. Allora tutto ciò che sminuisce la reale espressione sessuale sminuisce anche te, e impoverisce questa ricchezza in te. Il sesso ha una sua dinamica, ha una sua ragion d’essere. L’espressione dell’amore è probabilmente il punto centrale dell’attività sessuale. Allora tutto ciò che te lo trascina da un’altra parte e che te lo toglie da quella direzione ti sminuisce l’attività sessuale”. Così Papa Francesco risponde alle domande di alcuni giovani spagnoli. Il dialogo è contenuto nel documentario Amén. Francisco responde di Jordi Évole e Màrius Sánchez che si può vedere sulla piattaforma streaming Disney+. Sui diritti delle persone omosessuali il Papa è chiarissimo: “Ogni persona è figlia di Dio, ogni persona. Dio non rifiuta nessuno, Dio è padre. E io non ho diritto a cacciare nessuno dalla Chiesa. Non solo, il mio dovere è di accogliere sempre. La Chiesa non può chiudere la porta a nessuno. A nessuno”.
Francesco, quindi, critica quanti, con la Bibbia come riferimento, promuovono discorsi di odio e giustificano l’esclusione dalla comunità ecclesiale del movimento LGBT: “Queste persone sono infiltrati che approfittano della Chiesa per le loro passioni personali, per la loro ristrettezza personale. È una delle corruzioni della Chiesa”. Bergoglio si sofferma anche sulla pornografia: “Se tu attraverso la rete vendi droga, per esempio, stai intossicando i giovani, stai arrecando danno, stai fomentando un delitto. Se tu attraverso la rete stabilisci contatti mafiosi per creare situazioni sociali è immorale. La moralità dei media dipende dall’uso che ne fai”. E aggiunge: “Chi è dipendente dalla pornografia è come se fosse dipendente da una droga che lo mantiene a un livello che non lo lascia crescere”.
Un momento molto forte del documentario è la testimonianza di un giovane che racconta al Papa di essere stato ripetutamente abusato, all’età di undici anni, da un numerario dell’Opus Dei che lavorava come professore nella sua scuola. Il colpevole è stato condannato dalla giustizia civile, anche se con una pena ridotta. Bergoglio si mostra addolorato, ma soprattutto sorpreso quando il giovane gli consegna una lettera scritta proprio da lui. Era la risposta personale del Pontefice, indirizzata al padre del ragazzo, in cui gli diceva che il Dicastero per la dottrina della fede si sarebbe occupato del caso a livello canonico. Il giovane, che ammette di non essere più credente, gli spiega che l’ex Sant’Uffizio ha deliberato che a quel professore bisognava restituire il buon nome, esonerandolo dalla responsabilità. Francesco s’impegna a rivedere il caso, ma gli altri giovani lo contestano per la risposta in genere negligente della Chiesa alla pedofilia del clero. Il Papa risponde: “Questi casi di abuso sui minori non cadano in prescrizione. E se con gli anni cadono in prescrizione, io tolgo automaticamente tale prescrizione. Non voglio che questo cada mai in prescrizione”.
Le domande, come riporta L’Osservatore Romano, sono a tutto campo. A chi gli chiede se prende uno stipendio per il suo lavoro il Papa risponde: “No, non mi pagano! E quando ho bisogno di soldi per comprarmi le scarpe o qualcos’altro, vado e chiedo. Non ho uno stipendio, ma questo non mi preoccupa, perché so che mi danno da mangiare gratis”. Racconta che il suo stile di vita è abbastanza semplice, “come quello di un impiegato medio” e che per una spesa più grande preferisce non gravare sulla Santa Sede, ma chiedere aiuto ad altri. Spiega che quando vede che un’organizzazione sociale ha bisogno di aiuto economico, è lui stesso a incoraggiarla a chiedergli risorse perché lui sa bene dove trovarle e a chi rivolgersi: “Tu chiedi, dico loro, che tanto qui dentro rubano tutti! Perciò so dove si può rubare e ti mando i soldi. Con questo voglio dire che quando vedo che bisogna aiutare qualcuno, allora sì che vado e chiedo all’incaricato degli aiuti”.
Si passa al tema delle migrazioni e il Papa denuncia sia lo sfruttamento delle persone nei Paesi di partenza, sia la mancanza di moralità di quelli che non li accolgono: “Questo succede oggi, succede ai confini dell’Europa, e, a volte, con la complicità di qualche autorità che li rimanda indietro. Ci sono Paesi in Europa, non voglio citarli per non creare un caso diplomatico, che hanno piccole città o paesi quasi vuoti, paesi dove ci sono solo venti anziani e campi incolti. E questi Paesi, che stanno vivendo un inverno demografico, non accolgono nemmeno i migranti”.
Infine, si dialoga sull’aborto: “Ai sacerdoti dico sempre che quando si avvicina una persona in questa situazione, con un peso sulla coscienza, perché è profondo il segno che un aborto lascia nella donna, che per favore non le facciano troppe domande e siano misericordiosi, com’è Gesù. Ma il problema dell’aborto bisogna vederlo scientificamente e con una certa freddezza. Qualsiasi libro di embriologia ci insegna che nel mese del concepimento il Dna è già delineato e gli organi sono già tutti definiti. Perciò non è un ammasso di cellule che si uniscono, ma una vita umana”. E aggiunge: “È lecito eliminare una vita umana per risolvere il problema? O se io ricorro a un medico, è lecito assoldare un sicario perché elimini una vita umana per risolvere un problema?”. E ancora: “È bene chiamare le cose con il loro nome. Una cosa è accompagnare la persona che lo ha fatto, tutt’altra cosa è giustificare l’atto”.