Proiettili di gomma, granate e gas lacrimogeni per disperdere i fedeli musulmani. Ancora violenza da parte della polizia israeliana, che ha nuovamente fatto irruzione nella moschea di Al Aqsa, in una notte particolarmente simbolica in cui inizia la Pesaj, la Pasqua ebraica, e nella metà del mese di Ramadan. Il giorno prima, quasi 400 persone sono state arrestate dalle forze di sicurezza israeliane in un’operazione che ha provocato anche feriti e che è stata condannata, tra gli altri, dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
Lanci di razzi da Gaza – E dopo la seconda tornata di scontri accaduti sulla Spianata delle Moschee, 7 razzi sono stati lanciati questa mattina presto da Gaza, ha riferito l’esercito israeliano. Due di loro sono stati indirizzati verso il mare e 5 in direzione di zone israeliane a ridosso della Striscia dove poco prima erano risuonate le sirene di allarme. Tutti – secondo la stessa fonte – sono esplosi in aria. Il lancio – che ha seguito quello di altri 2 ieri sera dalla Striscia – è avvenuto. Incidenti sono avvenuti anche nel nord di Israele ad Umm el Fahem, cittadina a prevalenza araba.
La Mezzaluna Rossa palestinese di Gerusalemme ha indicato di essere al lavoro nelle vicinanze del sito e di aver già ricevuto almeno sei feriti, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Wafa. Poco dopo, Nabil Abu Rudeiné, portavoce del presidente dell’Autorità palestinese, Mahmud Abbas, ha assicurato che “l’occupazione israeliana insiste nel continuare a profanare la benedetta moschea di Al Aqsa e a creare un’atmosfera di escalation, instabilità e tensione”.
“Ciò che Israele sta facendo in termini di assalto alla sacra moschea di Al Aqsa e di attacchi ai fedeli è un duro colpo per gli sforzi degli Stati Uniti che hanno cercato, nell’ultimo periodo, di creare uno stato di calma e stabilità nel mese di Ramadan“, ha detto secondo Wafa. Nello specifico, il portavoce si riferiva ai vertici tenutisi sia nella città egiziana di Sharm el Sheikh che ad Aqaba, dove le parti hanno concordato una serie di misure per ridurre la violenza nella regione. Da parte sua, il ministero degli Esteri giordano ha affermato che “i continui attacchi” delle forze di sicurezza israeliane contro i fedeli rientrano nei “tentativi di cambiare lo ‘status quo’ storico nella moschea sacra di Al Aqsa”.
Il portavoce del ministero, Sinan Majali, ha sottolineato mercoledì che Israele “ha la piena responsabilità delle gravi conseguenze della continua escalation, che aggrava la situazione e minaccia di far esplodere la spirale di violenza“, secondo l’agenzia di stampa Petra. Per tutta la giornata si sono svolte manifestazioni e proteste contro le forze di sicurezza israeliane in diverse parti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza per protestare contro l’invasione della Polizia nella moschea, considerata luogo sacro dai musulmani.
La prima notte di violenza – La polizia israeliana è entrata nella moschea il giorno prima dopo aver assicurato che i giovani mascherati si sono barricati all’interno dell’edificio e hanno lanciato fumogeni, mazze e pietre, rifiutandosi di lasciare i locali. Successivamente, nelle prime ore del mattino, le milizie del Movimento di resistenza islamica (Hamas) hanno lanciato diversi razzi dalla Striscia di Gaza in territorio israeliano “in risposta all’assalto alla moschea e all’attacco ai fedeli da parte delle forze di occupazione”. Successivamente, l’esercito israeliano ha effettuato diversi attacchi aerei nella Striscia per rappresaglia.