Mosca ha usato la sua presidenza di turno del Consiglio di sicurezza Onu per organizzare una riunione informale sui bambini ucraini deportati con la forza in Russia, difendendosi da un’accusa che la Corte penale internazionale di giustizia ha contestato come crimine di guerra. Diversi paesi tra cui Usa, Regno Unito e Malta sono usciti dall’aula. Una coalizione di oltre 50 nazioni ha accusato Mosca di disinformazione durante l’incontro, trasmesso in streaming con l’intervento della commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova, incriminata dalla Cpi. I rappresentanti diplomatici di alcuni paesi hanno abbandonato l’aula mentre parlava, sostenendo che i bambini sono stati presi per la loro “sicurezza” e Mosca si sta coordinando con le organizzazioni internazionali per “restituirli alle loro famiglie”.
I 50 paesi membri – tra cui Italia, altri stati dell’Ue, Usa e Ucraina – hanno sottolineato che “non c’è alcuna disinformazione diffusa dalla Russia che possa negare la verità della questione né proteggere gli individui dalla responsabilità per questi crimini”. Mosca, hanno aggiunto, continua ad “abusare dei poteri e dei privilegi di membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu per diffondere disinformazione sul suo diffuso rapimento e sulla deportazione forzata illegale di migliaia di bambini ucraini”.
Il Regno Unito aveva chiesto all’Onu di non trasmettere in diretta nel suo circuito tv l’incontro proprio per la presenza di Lvova-Belova, destinataria di un mandato d’arresto insieme a Vladimir Putin per questa vicenda. “Se vuole dare un resoconto delle sue azioni, può farlo all’Aja”, ha commentato la missione britannica. Ma la Russia l’ha diffuso in streaming su Youtube, con traduzione simultanea. Lvova-Belova ha sostenuto che Mosca è pronta a cooperare con il ricongiungimento dei bambini ucraini con le loro famiglie. “Non abbiamo dubbi che questa sia una campagna per screditare il nostro paese”, ha detto, ribadendo che la Russia non ha riconosciuto la giurisdizione del tribunale internazionale.