Il futuro di circa duemila lavoratori sardi affidato all’intervento di Sergio Mattarella. A caldeggiare, o meglio a “invocare umilmente”, l’interessamento del Presidente della Repubblica per una risoluzione positiva della vertenza della Portovesme srl – la fabbrica di piombo e zinco controllata dalla multinazionale svizzera Glencore che opera negli stabilimenti dell’area industriale di Portoscuso e in quella di San Gavino, rispettivamente territori del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano – è Carlo Tomasi. Il sindaco di San Gavino, dopo il nulla di fatto dell’incontro al MiMit sulla questione del caro energia che ha costretto l’azienda a fermare la linea piombo (la produzione di zinco, seppure a regime ridotto, è in corso) e avviare la cassa integrazione, ha scritto una lettera a Mattarella auspicando un suo qualsivoglia intervento. “Saremmo immensamente riconoscenti in ragione di qualsivoglia azione, gesto o parola ritenesse opportuno o plausibile concederci”. Il sindaco del Comune in cui si trova la fonderia (stabilimento dove si producono anche argento e oro) ben descrive la preoccupazione degli oltre duemila lavoratori, includendoli tutti, interinali compresi. “La Portovesme Srl ha prima annunciato e successivamente posto in essere il fermo degli impianti”, scrive il sindaco nel ripercorrere le tappe della vertenza. “Se tale risoluzione risultasse irreversibile, provocherebbe un danno dalle proporzioni incommensurabili su una collettività che risiede in una zona già afflitta da criticità socio-occupazionali croniche, in una contingenza già di per sé drammatica per via dello scenario degli ultimi anni, caratterizzato dalla crisi energetica alimentata dal conflitto bellico russo-ucraino, giunta in seguito a due anni di pandemia globale di Covid-19”.
LE TRATTATIVE CON IL GOVERNO – Il sindaco ricorda il susseguirsi degli incontri a Roma, l’ultimo pochi giorni fa, tra i vertici Glencore e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Incontro concluso con un nulla di fatto sulla questione del caro energetico, giacché il Governo sostiene di non poter garantire interventi per abbassare ulteriormente i costi (ora a 140 euro a megawattora, a fronte dei circa 700 di alcuni periodi ma ben lontani dai 50 del passato), mentre l’azienda sollecita condizioni strutturali che la mettano al pari delle altre regioni italiane.
TENSIONE ALTISSIMA – “La tensione sta raggiungendo picchi inusitati e la disperazione è tristemente palpabile. In merito allo stabilimento che insiste nel Comune da me amministrato, è il caso di segnalare che la Fonderia, inaugurata nel 1932, per quasi un secolo ha ricoperto un ruolo cardine nello sviluppo socioeconomico di San Gavino Monreale e della provincia, traghettando il paese durante il Novecento verso la modernità, costituendo una fonte di benessere economico tale da guidarne la transizione da comunità agropastorale a centro pienamente industrializzato. La Fonderia fino ad oggi ha continuato a rappresentare un faro economico ed un antidoto contro la desertificazione sociale, pertanto la sua scomparsa si prefigura come una vera e propria catastrofe, che le istituzioni non possono consentire e che noi amministratori locali dobbiamo rifiutarci di prendere anche solo in considerazione”.
LA POSIZIONE DEI LAVORATORI – Intanto le Rsu di Portovesme e San Gavino (rappresentate da Matteo Roccasalva, Fabrizio Floris, Salvatore Zuddas, Graziella Cadello, Fabio Demartis, Duilio Pibia, Vincenzo Lai, Patrizio Cancedda, Salvatore Marzeddu e Simone Lallai) esprimono “un giudizio fortemente negativo rispetto all’esito della riunione e si riservano di valutare azioni future da intraprendere”. Allo stesso modo non trascurano l’aspetto positivo dato dalla “creazione di un tavolo tecnico tra Glencore e MiMit, che con tempistiche certe non vanno oltre il 30 giugno 2023, per la determinazione di una “strategia“ comune affinché l’eventuale piano di riconversione dello stabilimento verso nuove produzioni possa avvenire con la massima garanzia per tutte le lavoratrici e tutti lavoratori”. Si guarda, poi, al nuovo incontro programmato dopo le festività pasquali. “Coglieremo occasione nell’incontro del 12 aprile al MiMit di richiedere ufficialmente che al possibile tavolo tecnico ci sia anche una nostra delegazione sindacale”.
REGIONE ASSENTE – I rappresentanti dei lavoratori evidenziano tutto il malcontento per l’assenza di soluzioni da parte del Governo al caro energia, che con una media di 140 euro a megawattora continua a essere insostenibile per un’azienda energivora come Portovesme srl. Ma non trascurano di stigmatizzare l’atteggiamento della Regione Sardegna “la quale continua a sostenere che il problema energetico sia superato”. Quanto alla multinazionale Glencore “non ha in nessun modo fatto un passo avanti rispetto alla graduale e tendente riduzione dei costi energetici, seppur ancora lontani dai prezzi richiesti”.
LE INTENZIONI DI GLENCORE – La multinazionale ha confermato di non voler abbandonare il territorio, tanto da aver già annunciato un piano di riconversione (legato all’economia circolare) stimato in circa 400 milioni. Un progetto per il quale il Governo (nella figura della sottosegretaria di Fausta Bergamotto) ha annunciato di voler sostenere, dietro garanzia per il presente e futuro di tutti i lavoratori.