La Tunisia non farà concessioni al Fondo Monetario Internazionale nonostante la pesante crisi economica che sta mettendo in ginocchio il Paese. “Non siamo disposti a cedere un singolo granello di sabbia, a ricevere alcun diktat dall’estero, siamo un Paese sovrano“, ha dichiarato il presidente Kais Saied, durante una cerimonia a Monastir, a proposito delle riforme richieste come condizione per ottenere il prestito da 1,9 miliardi di dollari.
Le imposizioni “che portano solo a un ulteriore impoverimento sono inaccettabili, l’alternativa è contare su noi stessi”, ha dichiarato il capo dello Stato che deve fare i conti un impoverimento della popolazione arrivato a livelli preoccupanti, la siccità che acuisce le difficoltà e una graduale erosione dell’architettura democratica da quando il presidente stesso ha deciso di assumere i pieni poteri. Saied, comunque, continua a presentarsi come l’unica garanzia alla sovranità del Paese: “Se volete vendere la Tunisia all’estero, questo non accadrà. Le nostre scelte devono venire dal popolo. La Tunisia è un Paese dotato di meccanismi che ne assicurano la prosperità”. E lancia poi un messaggio al Fondo e alle organizzazioni internazionali: “La Tunisia, come ho detto qualche giorno fa, non è un semplice dossier. Abbiamo i mezzi e le capacità per trasformare in realtà la volontà del popolo e i diritti di ogni cittadino”. Infine ha denunciato che “ci sono gruppi di pressione e di bande mafiose ancora influenti all’interno dello Stato e che stanno cercando di minarlo e di danneggiare i cittadini”.
Il Paese nordafricano sembra ormai sull’orlo del tracollo economico dovuto alla crisi politica e, prima, dalla pandemia, oltre che dalla mancanza di generi alimentari, di acqua e di carburante. A dicembre il Fmi, dopo mesi di colloqui tra i suoi funzionari e il governo tunisino, ha deciso di congelare il prestito da 1,9 miliardi di dollari che aveva promesso in cambio di politiche di austerità, compreso il taglio ai servizi pubblici e ai sussidi alimentari ed energetici. Il 7 marzo la Banca mondiale ha annunciato la sospensione del Country Partnership Framework, dichiarando in una nota la volontà di bloccare la sua cooperazione con Tunisi a seguito dei commenti “razzisti, e persino violenti” che il presidente tunisino Saied aveva lanciato contro i migranti sub-sahariani presenti nel Paese.
Nonostante ciò, il presidente non ha dato una risposta a chi gli ha chiesto se ha intenzione di ricandidarsi alle elezioni del 2024: “È troppo presto per dire se correrò di nuovo. Non mi sento in competizione con nessuno, sento di avere una responsabilità e non mi arrenderò. Va da sé che ci saranno le elezioni e il popolo farà la sua scelta, ma l’idea di candidarmi di nuovo non mi preoccupa. Verrà il giorno in cui passerò il testimone a chiunque il popolo tunisino sceglierà dopo di me”.