Aprendo la settimana santa 2023, Papa Francesco ha ricordato “gli abbandonati di oggi. I cristi di oggi. Gesù abbandonato – ha sottolineato Bergoglio – ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati”. Ogni anno la Chiesa cattolica ripropone i momenti più significativi della vita di Gesù, ovvero la sua ultima cena, il suo arresto, la sua condanna, la sua flagellazione, la sua via crucis, la sua morte in croce, la sua sepoltura e, infine, la sua resurrezione.
Il cardinale Angelo Comastri, vicario emerito del Papa per la Città del Vaticano, tra i maggiori predicatori cattolici, ha dato alle stampe un magnifico volume fotografico intitolato Le ultime parole di Gesù (San Paolo). Il porporato riflette sul testamento che il Figlio di Dio ha donato al mondo prima della sua morte. Parole rilette alla luce della bimillenaria storia del cristianesimo e accompagnate da numerose opere d’arte. Un modo per vedere e non solo per ascoltare gli insegnamenti finali di Gesù.
“Il ‘testamento spirituale’ – scrive il cardinale Comastri – è la sintesi di ciò che una persona vuole dire e vuole lasciare a coloro che gli sono cari. Per fare un esempio; nel ‘testamento spirituale’ di san Francesco d’Assisi, noi troviamo chiaramente indicati i punti-chiave della sua vita e la segnaletica che egli vuole lasciare in eredità ai giovani che l’hanno seguito e ai giovani che lo seguiranno in futuro”. E aggiunge: “In queste parole c’è la sintesi di tutta la meravigliosa vita di san Francesco, c’è il suo cuore, c’è la preziosa eredità che il santo ha voluto lasciare come seme affinché porti frutto”.
Il porporato rivolge, poi, una domanda ai lettori: “Gesù ci ha lasciato un testamento? Ci ha lasciato una sintesi del suo messaggio? Certamente, – risponde Comastri – nell’ultima cena Gesù ci ha consegnato un comandamento che è la sintesi di tutta la sua vita, di tutta la sua missione, di tutta la sua eredità: ‘Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri’”.
“Ma, a mio umile parere, – commenta il porporato – la sintesi più convincente della novità che Gesù ha portato nel mondo sono le parole che egli ha pronunciato dalla croce. In quel momento tutto era essenziale e ogni parola costava un sacrificio enorme: per questo motivo quelle parole sono il vero ‘testamento spirituale’ di Gesù”. Per Comastri “quelle parole, infatti, hanno un’efficacia che non può invecchiare”.
Il porporato le ripropone nel suo volume: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel Paradiso”. “‘Donna, ecco tuo figlio!’. ‘Ecco tua madre!’”. “‘Eloì, Eloì, lemà sabactàni?’, che significa: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’”. “Ho sete”. “È compiuto!”. “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
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Al di là del discorso puramente fideistico, la vicenda di Gesù ha sempre scosso le coscienze di coloro che si sono posti in dialogo con i suoi insegnamenti: dalla fratellanza umana alla pace mondiale. Valori condivisi anche da chi non aderisce al cristianesimo. Non esiste, infatti, una barriera insormontabile tra credenti e non credenti. Espressione che il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita e insigne biblista, per 22 anni, dal 1979 al 2002, arcivescovo di Milano, preferiva sostituire con quella di pensanti e non pensanti. Da qui, la grande intuizione pastorale della Cattedra dei non credenti, apice del suo monumentale episcopato ambrosiano.
La lezione di Gesù è autenticamente universale. La sua cattedra, ovvero la croce, parla di sofferenza, rifiuto e abbandono. Una vicenda, purtroppo, ancora abbastanza comune ai tanti, troppi “abbandonati di oggi. I cristi di oggi”, come ricordava il Papa. L’invito rivolto a tutti, credenti e non credenti, da Francesco in questa Pasqua 2023 è proprio quello di fare finalmente un salto di qualità e di “toccare la carne di Cristo”, espressione centrale del magistero di Bergoglio. Mettere al centro gli scartati, come il Papa testimonia, con le sue opere prima che con le sue parole, fin dall’inizio del suo ormai decennale pontificato.