Dopo il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che domenica scorsa al Vinitaly di Verona ha attaccato il Reddito di cittadinanza – “nelle campagne c’è bisogno di manodopera, , stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col Rdc non è un modello di civiltà” – il suo partito rincara la dose. L’occasione sono i dati sul nuovo decreto flussi per l’ingresso in Italia di lavoratori stranieri, con 80 mila quote ma ben 250 mila domanda presentate, di cui la maggior parte nelle regioni del Sud: apriti cielo. “Nella regione con più percettori di Reddito di cittadinanza si registra la più alta richiesta di immigrati da impiegare in agricoltura. Il click day ha infatti certificato che la prima regione per domande, con oltre il 43% del totale, è la Campania“, ha scritto in una nota il presidente della Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, Luca De Carlo, di Fratelli d’Italia. E allora “ha ragione il ministro Lollobrigida: esiste una domanda di manodopera da parte del settore agricolo, ma non solo, che resta insoddisfatta a causa di un sussidio di Stato targato Movimento 5 stelle”.
Insomma, quelle dei beneficiari del Reddito sarebbero anche braccia rubate all’agricoltura. A guardare i dati, però, si scopre che i percettori del sostegno al reddito conoscono il lavoro nei campi. Anzi, più di una persona su dieci tra quelle assunte in agricoltura nel 2022 appartengono a nuclei che hanno percepito il Rdc fra il 2019, anno in cui la misura è entrata in vigore, e il 2023. Secondo la relazione Inps presentata al convegno Inapp del 23 marzo, l’anno scorso gli assunti sono stati 890.652. Di questi, 91.772 erano percettori di Rdc. Numeri che il M5s rilancia per ribattere al ministro: “Invece di propalare l’ennesima fake news, Lollobrigida avrebbe potuto e dovuto verificare queste cifre; al contrario, al solo fine di guadagnarsi qualche facile applauso e i titoli dei soliti giornali amici, ha attaccato i poveri”, ha detto la deputata e vicepresidente del Movimento, Alessandra Todde. Non solo: secondo l’Inps il 35% degli operai agricoli guadagna meno di 9 euro lordi l’ora; il 18,6% non arriva a 8 euro l’ora. Oltre i dati poi, non si può tacere che nel settore il 60% dei rapporti di lavoro è irregolare, e che lo sfruttamento rappresenta una piaga ancora da estirpare.
Ma Fratelli d’Italia non demorde. Dopo Lollobrigida e De Carlo, anche il capogruppo in Commissione Agricoltura Marco Cerreto ha voluto rilanciare ieri con una nota. “Da cittadino campano devo constatare il triste primato della Regione Campania e dice bene il ministro Lollobrigida quando afferma che deve lavorare nei campi chi prende il sussidio e sta sul divano”, scrive. Se i percettori del Reddito possano rappresentare un’alternativa ai lavoratori stranieri, anche oltre i dati Inps, lo sapremo presto. Il governo ha infatti stabilito per il nuovo decreto flussi che ogni datore che ha presentato domanda passi prima dai Centri per l’impiego che dovranno dichiarare preliminarmente l’indisponibilità di altri lavoratori già presenti sul territorio a svolgere la mansione, beneficiari di Reddito in testa. Come ilfattoquotidiano.it ha più volte scritto, però, i decreti flussi sono per lo più un modo di assumere regolarmente persone che sono già in Italia, che il datore conosce e per questo vuole assumerle. Chi lavora nei Cpi, infatti, si dice scettico sulla possibilità che le domande del decreto flussi si traducano in opportunità per l’utenza dei centri per l’impiego.
Ma non è l’unica novità introdotta dal governo Meloni che riguarda l’agricoltura, “treno su cui salire perché è il futuro della nostra Nazione”, come dice Cerreto di FdI. Inizialmente intenzionato a rilanciare i voucher nel settore, aumentando il tetto massimo in termini di reddito annuo e allargando alle imprese fino a 10 dipendenti (prima erano 5), alla fine l’esecutivo ha pensato bene di introdurre una nuova forma contrattuale, il contratto di lavoro a tempo determinato occasionale. Che può essere sottoscritto da cassintegrati, giovani, studenti, pensionati e anche dai detenuti abilitati. Per un massimo di 45 giorni l’anno, dove però le giornate possono essere cumulate nei 12 mesi, le prime a gennaio e le ultime a dicembre, per esempio. Ma attenzione: la busta paga verrà fatta solo alla fine del rapporto di lavoro, la cui durata dipende esclusivamente dalla volontà del datore. “E’ addirittura peggio dei voucher: inutile dire quanto tutto ciò renda i lavoratori agricoli ancora più precari e ricattabili, possibilmente alla mercé di caporali e sfruttatori che grazie a uno strumento simile possono fare quello che vogliono”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni, in un’intervista dove spiega perché “è giusto che i giovani stiano lontani da questa agricoltura”.