A 20 anni era al suo primo impiego, a bordo di una nave mercantile della Grimaldi Lines. Ma al momento della partenza non sapeva che sarebbe tornato in Italia su un’eliambulanza, in stato confusionale e – denuncia la sua famiglia – con un grave trauma da schiacciamento alle gambe. La vicenda ha come protagonista un giovane macchinista, originario di Mondragone, nel Casertano. Il ragazzo, che vive con una zia e uno zio, ha studiato alla scuola nautica dell’Isis Stefanelli, dove si è diplomato con la qualifica di macchinista. Poi l’assunzione nella Grimaldi Lines con cui si è imbarcato alcuni mesi fa sul cargo “Grande Texas“, per un trasporto merci che doveva portarlo in giro per il mondo per quattro mesi.
Secondo quanto riportato dalla zia nella denuncia ai carabinieri, fino almeno a metà marzo scorso, i contatti telefonici sono stati costanti. Il giovane raccontava che la navigazione era regolare, almeno fino all’arrivo in Libia al porto di Misurata, quando ha cominciato a segnalare problemi di pulizia degli alloggi, per mancanza di addetti. Poi, a partire da lunedì 13 marzo, la fine di tutti i contatti tra zia e nipote. Il giorno successivo, la zia viene chiamata dal comandante della nave, che le riferisce che il nipote è in stato confusionale, agitato e violento, e che per questo era stato chiuso nella cabina, sorvegliato da due persone, ma che era stato visitato da una dottoressa della base militare di Misurata, che gli aveva prescritto tranquillanti e psicofarmaci.
Dopo due giorni, stando sempre al racconto della zia, il comandante le comunica che il macchinista è peggiorato, a tal punto da non riconoscere più nessuno dei membri dell’equipaggio a bordo. Le stesse parole vengono riportate dalla dottoressa. A quel punto il ragazzo può essere rimpatriato, ma il primo tentativo salta per questioni di passaporti. Intanto la zia, il 18 marzo, denuncia l’accaduto ai carabinieri di Mondragone. Poi il 24 marzo il definitivo rimpatrio su un’eliambulanza decollata da Tripoli e atterrata a Capodichino, e la scoperta delle tragiche condizioni in cui versa il giovane macchinista.
Il 5 aprile la zia ha presentato alla procura di Santa Maria Capua Vetere un’integrazione della denuncia: secondo la donna, il nipote sarebbe stato legato al letto della cabina con delle rizze, i cavi che servono per trattenere le auto durante il trasporto, con il rischio di perdere l’uso degli arti. La famiglia è assistita dall’avvocato Sergio Pisani: sono in corso le indagini della Procura per accertare cosa sia effettivamente accaduto a bordo della nave. Il macchinista è attualmente ricoverato nel reparto di chirurgia vascolare dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.