È morto stroncato da un infarto Santiago Rodriguez Jimenez, l’unico imputato nel processo per quella che è conosciuta come la strage del bus Erasmus. L’uomo infatti era alla guida del pullman che si schiantò in autostrada a Freginals, in Catalogna, il 20 marzo 2016, uccidendo 13 studentesse in periodo studio all’estero, di cui sette italiane, che tornavano a Valencia da una gita a Barcellona. “Finisce la nostra storia giudiziaria. Non sarà emesso nessun verdetto perché la responsabilità penale è personale“, scrivono le famiglie delle vittime in un comunicato condiviso su Facebook da Paolo Bonello, padre di Francesca, una delle ragazze che persero la vita.
I parenti ripercorrono le tappe dolorose della lunga vicenda giudiziaria: “Nell’autunno del 2022 avevamo preso tutti insieme una decisione sofferta e difficile, acconsentendo a un patteggiamento con l’emissione di una sentenza di condanna dell’autista; il quale, in cambio di uno sconto di pena, avrebbe ammesso finalmente la sua responsabilità. Un lungo lavoro di contatti e mediazione svolto dai nostri legali in Spagna, che aveva portato all’adesione di tutte le parti civili e dello stesso imputato. Ci era stato comunicato che uno sciopero di due mesi dei segretari giudiziari aveva impedito la fissazione dell’udienza, ma che la data era vicina ed il pm aveva già depositato la relazione per il Tribunale con i termini dell’accordo di patteggiamento”, raccontano le famiglie. “Questa vicenda ci ha portato via troppo, ma la dignità ci è rimasta: ci siamo rifiutati di subire per anni un processo che non ne voleva sapere di partire. Abbiamo perso fiducia in un Paese dove l’esercizio della giustizia dipende dalla capienza e dal numero delle aule o dalle rivendicazioni sindacali pur legittime di un segretario. Uno stato in cui il risarcimento delle vittime di sinistri stradali vale meno di quello di altri sinistri, per non pesare sulle compagnie assicurative. Quindi, meglio uscirne prima possibile, per non subire più. Nemmeno questo è stato possibile“.
“Ci resta solo la notizia che l’autista avrebbe patteggiato: è la nostra unica non sentenza“, concludono i parenti delle vittime, sottolineando però che i veri colpevoli non sarebbero stati comunque in quell’aula, visto che non erano presenti “la società di trasporti che aveva consentito ad una persona non più giovane e con problemi di salute di fare un viaggio troppo lungo senza un sostituto; l’associazione studentesca (ospitata e sponsorizzata da un ateneo che poi si è dissociato) rea di aver organizzato una gita nella quale degli autisti dovevano viaggiare e stare svegli per più di 24 ore consecutive; il rappresentante dell’associazione stessa che la mattina aveva ripreso l’autista vedendolo incline a colpi di sonno, ma che dopo la mezzanotte aveva fatto salire su quel pullman cinquanta persone, senza chiedere una sostituzione alla guida. Ma anche le autostrade spagnole, i cui guard rail erano e sono tanto tanto vecchi”.
La magistratura spagnola aveva tentato per tre volte di archiviare la vicenda come un incidente stradale dovuto alla fatalità, ma le famiglie e i loro legali si erano opposte. Le indagini erano quindi state riaperte e avevano riconosciuto la responsabilità della strage per omicidio imprudente. Dai racconti dei superstiti era emersa una guida inadeguata: l’autista non aveva rispettato i turni di risoso, ma nonostante questo aveva deciso di continuare il viaggio. Le ragazze italiane morte nell’incidente avevano tra i 19 e i 25 anni: sono la genovese Francesca Bonello, la torinese Serena Saracino, le toscane Valentina Gallo, Elena Maestrini e Lucrezia Borghi, la friulana Elisa Valent, e la viterbese Elisa Scarascia Mugnozza. Con loro hanno perso la vita due ragazze tedesche, una rumena, una dell’Uzbekistan, una francese e una austriaca.