La classifica di Serie A dopo 29 giornate giocate dice che tra Napoli e Inter ci sono la bellezza di 23 punti di differenza. Un’enormità, impossibile da spiegare appellandosi alla mera sfortuna: cose come i cross sbilenchi di Candreva o i gol sbagliati da Lukaku a porta vuota possono indirizzare una partita, ma il campionato ha raccontato che i nerazzurri quest’anno non sono stati all’altezza della loro rosa e delle loro ambizioni. Simone Inzaghi ha provato di volta in volta a trovare nuove giustificazioni: la sua squadra però subisce troppi gol (33) ed è troppo spesso molle e disordinata in campo, circostanza che diventa terreno fertile per episodi che poi condizionano i singoli match. L’annata storta, però, è diventata pericolosamente negativa nell’ultimo mese: dal 10 marzo al 7 aprile l’Inter ha raccolto appena un punto in Serie A, perdendo contro Spezia, Juventus e Fiorentina. E in questo caso i dati sembrano dare ragione all’ultima affermazione di Inzaghi, che dopo il pari contro la Salernitana ha spiegato: “In questo momento paghiamo il fatto di non ammazzare le partite ed è per questo che siamo in difficoltà”. Ebbene, le statistiche – che contano fino a un certo punto, per carità – gli danno ragione. Ma non lo assolvono dalla sua parte di responsabilità.

La statistica più banale, i tiri, racconta che in questa classifica l’Inter è prima. Sì, davanti anche al Napoli. In Serie A la squadra nerazzurra ha tirato 483 volte (dati della Lega) contro le 473 della squadra di Spalletti che sta dominando la stagione. I tiri di per sé dicono poco, è vero. Ma un’analisi più approfondita conferma come l’Inter sia in generale più pericolosa del Napoli. Entrambe le squadre tirano molto da dentro l’area di rigore: i partenopei in media 9,8 volte a partita, i nerazzurri 9,4. L’unica altra squadra che tiene questo ritmo è la Fiorentina, mentre ad esempio la Lazio seconda in classifica ha una media di tiri da dentro i 16 metri di appena 6,3 a partita. Impressionante però è il numero dei tiri arrivati da dentro l’area piccola, quelli che dovrebbero essere gol certi: l’Inter infatti è di nuovo prima, con una media di 1,8 ogni 90 minuti, seguita dal Napoli a 1,6.

Quindi i nerazzurri in questa Serie A finora tirano di più della squadra prima in classifica e in media per quasi due volte a partita hanno la possibilità di calciare da dentro l’area piccola. Infatti, secondo i dati Opta, la squadra di Inzaghi è prima anche per gol previsti (52,9) anche se di pochissimo davanti al Napoli (52,8). Una forbice che però si allarga notevolmente se non si considerano tra le grandi occasioni anche i calci di rigore, ma solo le occasioni che arrivano dal gioco: 49,4 contro 47,3. Tornando ai gol previsti, vale la stessa regola dei tiri: Inter e Napoli giocano un altro campionato rispetto alle altre squadre. Basti pensare che il Milan, terzo in questa statistica, è fermo a 45,6 gol previsti (43,4 senza i rigori). Il problema però – per Inzaghi – è che i partenopei hanno tradotto questi freddi numeri in 66 gol fatti, mentre la sua squadra è ferma a 48, esattamente come i rossoneri che creano molto meno.

L’Inter quindi avrebbe dovuto capitalizzare meglio la sua fase offensiva già prima di marzo (vengono in mente le partite con Sampdoria e Bologna, dominate in termini di occasioni), la secca di gol delle ultime 4 settimane ha semplicemente e drammaticamente messo in luce l’incapacità dei nerazzurri di segnare, nonostante le statistiche parlino di un’ottima fase offensiva. Nelle ultime 4 partite di campionato – quelle in cui l’Inter ha raccolto un solo punto – la squadra di Inzaghi ha creato 63 occasioni da gol e ha realizzato solamente due reti, una delle quali arrivata su rigore. Con lo Spezia 19 occasioni e un solo gol, Lukaku dagli 11 metri. Con la Juventus 12 occasioni e nessuna rete, con la Fiorentina 11 chance e risultato identico. Con la Salernitana il picco di 21 occasioni e il solo gol di Gosens, arrivato peraltro dopo appena sei minuti. Se a questo si aggiunge che Onana in queste stesse 4 partite ha subito appena 10 tiri in porta, ma 5 di questi sono diventati gol, ecco che non serve molto altro per spiegare gli ultimi risultati: gli avversari segnano appena possono, l’Inter praticamente mai.

Una squadra che è al livello del Napoli per pericolosità ma paga 23 punti di distanza in classifica deve farsi un profondo esame di coscienza. Lautaro Martinez non segna da 33 giorni, Edin Dzeko da 79, Joaquin Correa addirittura da 160. E Romelu Lukaku sembra capace di farlo solo su rigore. La magra improvvisa e contemporanea delle 4 punte a disposizione di Inzaghi è però solo una parte della spiegazione. E l’allenatore non può solamente nascondersi dietro a questi numeri per costruirsi degli alibi. Altri fattori della carestia di gol sono infatti la proverbiale mancanza di cattiveria (che fino a un mese fa era più evidente in difesa), una condizione fisica deficitaria che porta i giocatori ad arrivare con poca lucidità al momento del tiro, un generale nervosismo che crea ulteriori pressioni, un sistema di gioco che spesso porta al tiro gli esterni, i quali però non hanno le caratteristiche dei killer d’area di rigore (Dumfries è tra i primi nella rosa per occasioni da gol fallite). Certo, poi c’è pure la sfortuna: l’Inter è prima (insieme a Roma e Juventus) anche per pali e traverse colpite. La dea bendata però non è controllabile. Sugli altri aspetti invece Inzaghi deve lavorare, perché altrimenti a suon di occasioni mancate la sua squadra non arriverà nemmeno tra le prime quattro.

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