L’8 aprile del 1971 a Londra si riunì il primo Congresso internazionale del popolo Roma – parola da considerarsi corretta per identificare tutti i gruppi correlati, indipendentemente dal loro paese di origine – e si costituì la Romanì Union, la prima associazione mondiale dei Roma, riconosciuta dall’Onu nel 1979. Il popolo Roma si riferisce a cinque gruppi principali, che sono: Sinti, Roma, Kale, Manouches e Romanichals. All’interno di questi gruppi esistono diversi sottogruppi e, tutti, si riconoscono in un’unica lingua, il Romanès. Oggi è, dunque, la Giornata internazionale dei Roma – è questa la terminologia corretta e non quella istituzionale “Giornata dei rom, sinti e camminanti”. Si tratta di una ricorrenza annuale che cerca di celebrare la cultura Romanì e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla discriminazione che questo popolo vive da secoli e in molteplici forme: dalla marginalizzazione sociale ed economica, alla segregazione spaziale, al dilagare di una molteplicità di stigma e luoghi comuni.
Anche recentemente è esplosa una “bomba mediatica” su alcuni furti nelle metro di Roma e Milano. Questo atteggiamento non parla delle condizioni economiche e sociali in cui una parte (minoritaria) del popolo Romanì vive. Tali condizioni non sono caratteristiche etniche, ma frutto di una lunga storia di marginalizzazione. Inoltre, la mediatizzazione compulsiva e stigmatizzante di certi episodi rischia di nutrire ulteriormente uno stereotipo che non risponde alla realtà: sorprenderà qualche lettore il fatto che la maggioranza del popolo Romanì in Italia è perfettamente integrato nel tessuto sociale.
Ilfattoquotidiano.it con Ivana Nikòlic, artista e attivista per i diritti del popolo Romaní, influencer e autrice del podcast +Rom-Rum (disponibile su Spotify).
Ivana Nikòlic, la discriminazione del popolo Romanì ha lontane radici storiche. Quali passaggi ritiene più significativi?
Partirei dalle origini: gli storici hanno scoperto che la comunità Romanì proviene dall’India settentrionale; si suppone che la comunità sia giunta in Europa all’incirca a partire dal nono secolo. Fu a quel punto che iniziò una diaspora – e non un nomadismo volontario – che costrinse frequentemente i Romanì a situazioni di scarsa accoglienza, ostilità e marginalizzazione economica e sociale. Anche oggi, nonostante il pregiudizio diffuso nel senso comune, la maggior parte del popolo Romanì non è nomade: solo alcune parti della comunità hanno scelto la condizione di nomadismo e vivono per lo più in Irlanda, in Inghilterra, in India e in Africa. Dopo l’inizio della diaspora i Romanì vennero frequentemente costretti alla schiavitù, una pratica che continuò fino al diciannovesimo secolo in Romania e altrove. Le forme di discriminazione furono d’altro canto molteplici e anche più sottili. Ad esempio, durante il suo regno la regina Caterina d’Aragona promosse delle politiche che implicarono il divieto dell’uso della lingua Romanès: chi avesse disobbedito si sarebbe ritrovato con la lingua tagliata. Questo tipo di iniziative hanno contribuito ampiamente all’ostracizzazione di un’identità culturale, ampiamente stigmatizzata e invisibilizzata.
1 /3
Milano, flash mob per la Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti
Foto LaPresse
8 Aprile 2022 Milano, Italia
cronaca
Flash mob per Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti
Photo LaPresse
April 8, 2022 Milan, Italy
News
Flash mob for gypsy people international day
Fenomeni che sembrano resistere ancora oggi.
Ancora oggi il riconoscimento della lingua Romanès non riguarda tutti i Paesi. Nel 2015, il Consiglio d’Europa riunitosi a Strasburgo invitò tutti gli Stati membri a intensificare gli sforzi per riconoscere, proteggere e promuovere la lingua del popolo Romanì in Europa, ma solo 16 Stati hanno compiuto questo passaggio e l’Italia manca all’appello. Andando avanti nel tempo poi, e in forme storicamente più note, arriviamo alla seconda guerra mondiale e ai decenni immediatamente precedenti, quando a partire dagli anni Trenta, sotto la dittatura nazista, centinaia di migliaia di rom vennero uccisi in quello che la mia cultura ricorda come Samudaripen o Porrajmos. In relazione a ciò, molte famiglie Romanì nella Germania dell’epoca cambiarono il proprio cognome, cercando di occultare la propria identità per sopravvivenza e contribuendo indirettamente a quel processo di invisibilizzazione che tutt’oggi influenza la difficoltà che si ha nel rivendicare con orgoglio la propria appartenenza etnica e culturale. Inoltre, tra anni Settanta e Novanta, in Repubblica Ceca, Svezia e Slovacchia migliaia di Romanì vennero forzatamente sterilizzate.
Quale crede che siano, in Italia, gli ambiti in cui emerge di più la marginalizzazione della popolazione Romanì? Su cosa consiglia di lavorare per decostruirli?
La generale stigmatizzazione del popolo Romanì ha a lungo comportato e ancora comporta diverse difficoltà in termini di accessibilità delle risorse e fruizione di servizi. I cinque ambiti più critici sono da un lato casa, lavoro, sanità e scuola; dall’altro, e in senso più profondamente culturale, la negazione stessa della propria identità. Occorrerebbe quindi, soprattutto per contrastare quest’ultimo punto e permettere un maggiore riconoscimento della comunità, un lavoro culturale, sociale e politico ampio, che possa gradualmente portare al mutamento del contesto in cui il popolo Romanì continua a trovarsi discriminato. In Italia un paradosso è quello che riguarda i campi, dove vive una minoranza del popolo Romanì, mentre la maggior parte è sostanzialmente inserita nel tessuto sociale nazionale. Anzitutto la narrazione mediatica delle dinamiche relative ai campi ha completamente portato ad appiattire il popolo Romanì sulla realtà dei campi, al di là di ogni aderenza con i dati reali. Inoltre, in Italia negli anni Settanta è stata scritta una legge per costruire dei “campi attrezzati” – ai più noti come “campi nomadi” – che oggi vengono, invece, prima riempiti, poi sgomberati lasciando molte persone per strada, senza alternative e colpevolizzandole all’interno di un cerchio di emarginazione e disagio sociale senza fine.
Lei lavora molto sull’importanza del linguaggio e di come questo influenzi a priori un’idea distorta del popolo Romanì.
In generale il lavoro da artista e educatrice mi ha portato a focalizzarmi molto sugli aspetti del linguaggio e della comunicazione, concentrandomi soprattutto sugli strumenti dell’arte sociale e coinvolgendo diverse comunità etniche. Il punto per me sta nel dare parole a chi vive determinate discriminazioni, al fine di decostruirle insieme e per ricostruire il proprio orgoglio di appartenenza, oltre le stigmatizzazioni subite. Con la pandemia questo lavoro, unito a quello dell’attivismo, mi ha portato a creare il formato del podcast e oggi sono molto felice del riscontro che sta avendo sia in senso divulgativo, sia per la comunità. Sono infatti molte le persone che mi scrivono per condividere con me le loro esperienze e partecipare a un progetto che, prima che individuale, vuole essere collettivo.
Diritti
“Non chiamateci zingare” – Oggi è la giornata di rom e sinti: “Nei campi? Una minoranza. Ecco come tento di smontare gli stereotipi”
L’8 aprile del 1971 a Londra si riunì il primo Congresso internazionale del popolo Roma – parola da considerarsi corretta per identificare tutti i gruppi correlati, indipendentemente dal loro paese di origine – e si costituì la Romanì Union, la prima associazione mondiale dei Roma, riconosciuta dall’Onu nel 1979. Il popolo Roma si riferisce a cinque gruppi principali, che sono: Sinti, Roma, Kale, Manouches e Romanichals. All’interno di questi gruppi esistono diversi sottogruppi e, tutti, si riconoscono in un’unica lingua, il Romanès. Oggi è, dunque, la Giornata internazionale dei Roma – è questa la terminologia corretta e non quella istituzionale “Giornata dei rom, sinti e camminanti”. Si tratta di una ricorrenza annuale che cerca di celebrare la cultura Romanì e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla discriminazione che questo popolo vive da secoli e in molteplici forme: dalla marginalizzazione sociale ed economica, alla segregazione spaziale, al dilagare di una molteplicità di stigma e luoghi comuni.
Anche recentemente è esplosa una “bomba mediatica” su alcuni furti nelle metro di Roma e Milano. Questo atteggiamento non parla delle condizioni economiche e sociali in cui una parte (minoritaria) del popolo Romanì vive. Tali condizioni non sono caratteristiche etniche, ma frutto di una lunga storia di marginalizzazione. Inoltre, la mediatizzazione compulsiva e stigmatizzante di certi episodi rischia di nutrire ulteriormente uno stereotipo che non risponde alla realtà: sorprenderà qualche lettore il fatto che la maggioranza del popolo Romanì in Italia è perfettamente integrato nel tessuto sociale.
Ilfattoquotidiano.it con Ivana Nikòlic, artista e attivista per i diritti del popolo Romaní, influencer e autrice del podcast +Rom-Rum (disponibile su Spotify).
Ivana Nikòlic, la discriminazione del popolo Romanì ha lontane radici storiche. Quali passaggi ritiene più significativi?
Partirei dalle origini: gli storici hanno scoperto che la comunità Romanì proviene dall’India settentrionale; si suppone che la comunità sia giunta in Europa all’incirca a partire dal nono secolo. Fu a quel punto che iniziò una diaspora – e non un nomadismo volontario – che costrinse frequentemente i Romanì a situazioni di scarsa accoglienza, ostilità e marginalizzazione economica e sociale. Anche oggi, nonostante il pregiudizio diffuso nel senso comune, la maggior parte del popolo Romanì non è nomade: solo alcune parti della comunità hanno scelto la condizione di nomadismo e vivono per lo più in Irlanda, in Inghilterra, in India e in Africa. Dopo l’inizio della diaspora i Romanì vennero frequentemente costretti alla schiavitù, una pratica che continuò fino al diciannovesimo secolo in Romania e altrove. Le forme di discriminazione furono d’altro canto molteplici e anche più sottili. Ad esempio, durante il suo regno la regina Caterina d’Aragona promosse delle politiche che implicarono il divieto dell’uso della lingua Romanès: chi avesse disobbedito si sarebbe ritrovato con la lingua tagliata. Questo tipo di iniziative hanno contribuito ampiamente all’ostracizzazione di un’identità culturale, ampiamente stigmatizzata e invisibilizzata.
Foto LaPresse 8 Aprile 2022 Milano, Italia cronaca Flash mob per Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti Photo LaPresse April 8, 2022 Milan, Italy News Flash mob for gypsy people international day
Fenomeni che sembrano resistere ancora oggi.
Ancora oggi il riconoscimento della lingua Romanès non riguarda tutti i Paesi. Nel 2015, il Consiglio d’Europa riunitosi a Strasburgo invitò tutti gli Stati membri a intensificare gli sforzi per riconoscere, proteggere e promuovere la lingua del popolo Romanì in Europa, ma solo 16 Stati hanno compiuto questo passaggio e l’Italia manca all’appello. Andando avanti nel tempo poi, e in forme storicamente più note, arriviamo alla seconda guerra mondiale e ai decenni immediatamente precedenti, quando a partire dagli anni Trenta, sotto la dittatura nazista, centinaia di migliaia di rom vennero uccisi in quello che la mia cultura ricorda come Samudaripen o Porrajmos. In relazione a ciò, molte famiglie Romanì nella Germania dell’epoca cambiarono il proprio cognome, cercando di occultare la propria identità per sopravvivenza e contribuendo indirettamente a quel processo di invisibilizzazione che tutt’oggi influenza la difficoltà che si ha nel rivendicare con orgoglio la propria appartenenza etnica e culturale. Inoltre, tra anni Settanta e Novanta, in Repubblica Ceca, Svezia e Slovacchia migliaia di Romanì vennero forzatamente sterilizzate.
Quale crede che siano, in Italia, gli ambiti in cui emerge di più la marginalizzazione della popolazione Romanì? Su cosa consiglia di lavorare per decostruirli?
La generale stigmatizzazione del popolo Romanì ha a lungo comportato e ancora comporta diverse difficoltà in termini di accessibilità delle risorse e fruizione di servizi. I cinque ambiti più critici sono da un lato casa, lavoro, sanità e scuola; dall’altro, e in senso più profondamente culturale, la negazione stessa della propria identità. Occorrerebbe quindi, soprattutto per contrastare quest’ultimo punto e permettere un maggiore riconoscimento della comunità, un lavoro culturale, sociale e politico ampio, che possa gradualmente portare al mutamento del contesto in cui il popolo Romanì continua a trovarsi discriminato. In Italia un paradosso è quello che riguarda i campi, dove vive una minoranza del popolo Romanì, mentre la maggior parte è sostanzialmente inserita nel tessuto sociale nazionale. Anzitutto la narrazione mediatica delle dinamiche relative ai campi ha completamente portato ad appiattire il popolo Romanì sulla realtà dei campi, al di là di ogni aderenza con i dati reali. Inoltre, in Italia negli anni Settanta è stata scritta una legge per costruire dei “campi attrezzati” – ai più noti come “campi nomadi” – che oggi vengono, invece, prima riempiti, poi sgomberati lasciando molte persone per strada, senza alternative e colpevolizzandole all’interno di un cerchio di emarginazione e disagio sociale senza fine.
Lei lavora molto sull’importanza del linguaggio e di come questo influenzi a priori un’idea distorta del popolo Romanì.
In generale il lavoro da artista e educatrice mi ha portato a focalizzarmi molto sugli aspetti del linguaggio e della comunicazione, concentrandomi soprattutto sugli strumenti dell’arte sociale e coinvolgendo diverse comunità etniche. Il punto per me sta nel dare parole a chi vive determinate discriminazioni, al fine di decostruirle insieme e per ricostruire il proprio orgoglio di appartenenza, oltre le stigmatizzazioni subite. Con la pandemia questo lavoro, unito a quello dell’attivismo, mi ha portato a creare il formato del podcast e oggi sono molto felice del riscontro che sta avendo sia in senso divulgativo, sia per la comunità. Sono infatti molte le persone che mi scrivono per condividere con me le loro esperienze e partecipare a un progetto che, prima che individuale, vuole essere collettivo.
Articolo Precedente
La causa Ue contro la legge ungherese anti-Lgbt: 15 Stati si uniscono, anche Francia e Germania. L’Italia di Meloni è con Orban
Articolo Successivo
Migranti, il pericoloso rilancio dei Centri per il rimpatrio. Il Garante dei detenuti: “Inefficaci e inumani: l’uso di psicofarmaci è inquietante”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Zonaeuro
Nuovo scandalo in Ue, in manette lobbisti di Huawei: “Hanno corrotto parlamentari”. Perquisizioni in corso, sigilli agli uffici degli assistenti di Falcone (Fi)
Mondo
Mosca: “Tregua frettolosa, rappresenta solo l’approccio di Kiev”. L’inviato Usa “Witkoff vedrà Putin stasera a porte chiuse” – Diretta
La giornata e gli approfondimenti: alle 16 la riunione di redazione de ilFattoQuotidiano.it – DIRETTA
Gaza, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - L'agenzia di protezione civile di Gaza ha riferito di aver riesumato 48 corpi dal cortile dell'ospedale Al-Shifa, un tempo la più grande struttura medica di Gaza, ma ora in gran parte in rovina a causa dei molteplici attacchi israeliani durante la guerra. I soccorritori hanno consegnato 38 corpi dopo che i parenti li hanno identificati, e li hanno portati via per riseppellirli in altri cimiteri, ha riferito il portavoce dell'agenzia, Mahmud Bassal, aggiungendo che "gli altri 10 corpi riesumati sono stati consegnati al dipartimento di medicina legale del Ministero della Salute per l'identificazione".
Bassal ha detto ancora che circa 160 corpi sono ancora sepolti all'interno del complesso ospedaliero e che il processo di esumazione continuerà per diversi giorni.
Verona, 13 mar. (Adnkronos) - “La transizione energetica interessa molto la logistica anche per la questione dei carburanti, e sappiamo qual è la visione europea per il 2035 Sui carburanti. Noi dall'insediamento di questo governo, continuiamo a discutere sul tema della neutralità tecnologica. Per fortuna a livello europeo si è cominciato a ragionare sui biocarburanti, sull'idrogeno, sui carburanti sintetici. Parlando di logistica, questa avversione che c'è sempre stata negli ultimi anni verso il motore endotermico e verso i carburanti fossili, non aiuta. Sappiamo benissimo che un camion con un grande motore, difficilmente potrà funzionare con quintali di batterie, quindi ci vuole anche buon senso e logica. Anche per questo si sta andando verso una modifica di quelli che erano gli obiettivi del 2035”. Ad affermarlo è Massimo Bitonci, sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy, durante la conferenza dal titolo “Il ruolo della logistica nella transizione energetica e nella crescita economica” che si è tenuta a Casa Alis all’interno di LetExpo. La fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere, sarà aperta fino al 14 marzo.
Nella conferenza dedicata alla transizione energetica, che ha visto la presenza degli esponenti di importanti imprese italiane impegnate nella logistica, si è parlato anche delle iniziative attivate dal governo.
"L’anno scorso abbiamo avuto il via libera dall’Europa per fare una rimodulazione dei fondi REPowerEU recuperando 6,3 miliardi di euro che sono stati destinati al Piano Transizione 5.0. Si tratta di una misura di credito di imposta che va dal 35% al 45% ed è rivolta a tutte le imprese, sia piccole che grandi, per accompagnarle verso la transizione ecologica, la transizione digitale, la riduzione dei consumi. I vincoli imposti dall’Europa sono stati molto stringenti, per questo l'iniziativa è partita un po’ lentamente e, almeno fino a un mese fa, erano stati utilizzati solo 500 milioni di euro. Nell’ultimo periodo, però, la somma è quasi raddoppiata con le prenotazioni arrivate", conclude Bitonci.
Doha, 13 mar. (Adnkronos) - In seguito alla visita in Qatar dell'inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff, è sul tavolo una nuova bozza per una proposta aggiornata di cessate il fuoco in cambio del rilascio degli ostaggi. Lo ha riferito al Jerusalem Post una fonte a conoscenza dei dettagli. Come parte dello schema proposto, Hamas rilascerebbe circa cinque ostaggi vivi e i corpi degli ostaggi morti. In cambio, Israele consentirebbe un cessate il fuoco di 50 giorni.
Durante questo periodo di tregua, che si concluderebbe il 20 aprile, si svolgerebbero discussioni in merito alla prosecuzione dell'accordo. La fonte ha dichiarato al Post di essere "ottimista sul fatto che si possa raggiungere un'intesa".
Roma, 13 mar. – (Adnkronos) - L’Intelligenza Artificiale può rivoluzionare il Trasporto Pubblico Locale. E' lo scenario emerso nel primo Workshop Nazionale organizzato da Asstra, l’associazione che riunisce 138 aziende del settore. L’evento ha visto la partecipazione di esperti e istituzioni, con contributi da Londra e San Francisco. Andrea Gibelli, presidente di Asstra, ha sottolineato il ruolo dell’IA nei veicoli autonomi, nella sicurezza stradale e nei servizi di TPL intelligenti: “L’integrazione tra mezzi pubblici e privati è l’obiettivo, ma serve una regolamentazione equilibrata”.
Tra le esperienze presentate, il Catenary Inspection System di FNM, un sistema basato sull'IA che consente di monitorare e anticipare guasti sulle linee elettrificate, riducendo i costi di manutenzione. Illustrati anche il Progetto IACC di Brescia Mobilità che grazie all'uso di chatbot e analisi dati, prevede una riduzione del 20% del carico di lavoro per il customer care , il Progetto Mercurio di Eav per l’analisi predittiva sulle ferrovie e le soluzioni di Amt Genova per l’efficienza delle fermate. Sul fronte della manutenzione, Tper Bologna ha illustrato l’uso dell’IA per ridurre i tempi di fermo dei veicoli, mentre TPL FVG ha mostrato il nuovo sistema CRM per migliorare la gestione delle richieste dei clienti. Focus anche sulla cybersicurezza con AC Transit di San Francisco e sulle implicazioni giuridiche dell’IA con esperti di diritto.
Il workshop si è chiuso con l’impegno di Asstra a tracciare una roadmap chiara per l’innovazione nel Tpl. “L’adozione dell’IA è fondamentale per intercettare il futuro e rispondere ai bisogni emergenti delle persone e delle città. Oggi dobbiamo decidere che aziende vogliamo essere in futuro", ha affermato Gibelli.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Riforestare. Per mitigare l’inquinamento atmosferico e acustico cittadino, incrementare la biodiversità, ridurre i consumi energetici e migliorare il paesaggio urbano e periurbano insieme alla qualità di vita degli abitanti. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), sostenuto da Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas, lancia il progetto 'RiforestAzione', dedicato alla tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano in 13 città metropolitane d’Italia (Torino, Genova, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio di Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari) in cui risiedono più di 21 milioni di persone e la cui estensione complessiva è pari a oltre il 15% del territorio nazionale.
L’iniziativa, svelata oggi all’Orto Botanico di Roma alla presenza di istituzioni e partner, rientra nella Missione 'Rivoluzione verde e transizione ecologica' (M2), Componente 'Tutela del territorio e della risorsa idrica' (C4), del Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Quest’ultimo si inserisce all’interno del programma Next Generation Eu (Ngeu).
Nel caso specifico, l’investimento per la 'tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano', dal valore di 210 milioni di euro, si propone di piantare 4,5 milioni di alberi e arbusti, creando 4.500 ettari di nuove foreste e trapiantando almeno 3,5 milioni di alberi nella loro destinazione finale, mediante un ampio programma di interventi, in grado di proteggere i processi ecologici correlati al funzionamento degli ecosistemi. Si tratta di un progetto altamente rilevante e coerente con il piano 'Eu forest strategy for 2030', dedicato al rafforzamento delle foreste continentali e che ambisce ad aggiungere 3 miliardi di alberi entro il 2030.
Il contributo di Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas al progetto del Mase 'RiforestAzione' si declina sotto forma di un supporto diretto alle attività per la sua promozione e comunicazione. Questo impegno si sviluppa attraverso molteplici azioni, a cominciare dalla creazione di una piattaforma digitale con contenuti informativi e di approfondimento sulle azioni di riqualificazione del verde urbano ed extraurbano, curata dalla società urban tech SuperUrbanity.
Oltre alla piattaforma, il progetto prevede la realizzazione di un percorso sul territorio nazionale che andrà a toccare nei prossimi due anni alcune delle città coinvolte nell’iniziativa per farla conoscere alle comunità locali, così come di un percorso didattico, in collaborazione con Fondazione Sylva, che farà tappa nelle scuole per diffondere la cultura ambientale e accrescere le competenze ecologiche dei più giovani.
In più, verrà strutturato un Osservatorio, con durata biennale, che andrà a monitorare l’evoluzione del rapporto tra italiani e verde urbano. A tal proposito, la centralità delle aree verdi è rimarcata dai dati raccolti nella prima ricerca dedicata al progetto 'RiforestAzione' del Pulsee Luce e Gas Index, osservatorio sulle abitudini sostenibili degli italiani sviluppato insieme a Nielsen IQ, da cui emerge che, per l’83% degli intervistati, l’aumento degli spazi con alberi e arbusti è necessario, mentre, per il 90%, le aree verdi sono fondamentali per il proprio benessere psicofisico, segno di un crescente desiderio di ristabilire un contatto con la natura nei luoghi di vita. Da segnalare anche che, per l’87% degli italiani, gli interventi di riqualificazione costituiscono un fattore che può migliorare la valutazione dell’amministrazione pubblica e la percezione di una città.
"Il progetto 'RiforestAzione' rappresenta un tassello importante della strategia nazionale per la tutela dell’ambiente e la qualità della vita nelle nostre città. Il verde urbano ed extraurbano non è solo un elemento estetico, ma una risorsa cruciale per la salute dei cittadini, la lotta ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità. Con questa iniziativa, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica conferma il proprio impegno concreto nel promuovere una politica ecologica che sia anche una rivoluzione culturale, coinvolgendo istituzioni, imprese e cittadini in un percorso condiviso. Ringraziamo Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas per il supporto a un progetto che guarda al futuro delle nostre comunità, con un impatto tangibile e duraturo sul territorio”, rimarca il sottosegretario di Stato al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Claudio Barbaro.
“Le soluzioni nature-based rappresentano un pilastro fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici e nella creazione di città più resilienti e vivibili. Il sostegno di Axpo Italia a questo ambizioso progetto di riforestazione urbana ed extraurbana del Mase è una dimostrazione del nostro impegno continuativo per lo sviluppo sostenibile, in cui il verde diventa un alleato strategico per migliorare il benessere delle persone. Cooperare e tutelare la natura significa investire concretamente nel futuro delle prossime generazioni, rafforzando la capacità delle nostre comunità di affrontare le sfide ambientali con soluzioni innovative e durature”, commenta Salvatore Pinto, presidente di Axpo Italia.
“L'espansione delle aree verdi nelle città metropolitane è un investimento sul nostro futuro, sulla nostra salute e sul nostro benessere. È un modo per riconnetterci con la natura, per riscoprire il valore degli alberi, e per costruire città più vivibili e sostenibili. L’obiettivo al 2026 è completare le operazioni di transplanting del materiale di propagazione forestale (semi o piante) per almeno 3.500.000 alberi e arbusti per il rimboschimento delle aree urbane ed extraurbane. L’obiettivo è creare una rete di corridoi ecologici che colleghino le aree verdi esistenti, favorendo la mobilità della fauna e la dispersione dei semi. Vogliamo trasformare le nostre città metropolitane in ecosistemi resilienti, capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici e di offrire servizi ecosistemici essenziali per la collettività", dice Fabrizio Penna, capo Dipartimento Pnrr Mase.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Riforestare. Per mitigare l’inquinamento atmosferico e acustico cittadino, incrementare la biodiversità, ridurre i consumi energetici e migliorare il paesaggio urbano e periurbano insieme alla qualità di vita degli abitanti. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), sostenuto da Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas, lancia il progetto 'RiforestAzione', dedicato alla tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano in 13 città metropolitane d’Italia (Torino, Genova, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio di Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari) in cui risiedono più di 21 milioni di persone e la cui estensione complessiva è pari a oltre il 15% del territorio nazionale.
L’iniziativa, svelata oggi all’Orto Botanico di Roma alla presenza di istituzioni e partner, rientra nella Missione 'Rivoluzione verde e transizione ecologica' (M2), Componente 'Tutela del territorio e della risorsa idrica' (C4), del Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Quest’ultimo si inserisce all’interno del programma Next Generation Eu (Ngeu).
Nel caso specifico, l’investimento per la 'tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano', dal valore di 210 milioni di euro, si propone di piantare 4,5 milioni di alberi e arbusti, creando 4.500 ettari di nuove foreste e trapiantando almeno 3,5 milioni di alberi nella loro destinazione finale, mediante un ampio programma di interventi, in grado di proteggere i processi ecologici correlati al funzionamento degli ecosistemi. Si tratta di un progetto altamente rilevante e coerente con il piano 'Eu forest strategy for 2030', dedicato al rafforzamento delle foreste continentali e che ambisce ad aggiungere 3 miliardi di alberi entro il 2030.
Il contributo di Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas al progetto del Mase 'RiforestAzione' si declina sotto forma di un supporto diretto alle attività per la sua promozione e comunicazione. Questo impegno si sviluppa attraverso molteplici azioni, a cominciare dalla creazione di una piattaforma digitale con contenuti informativi e di approfondimento sulle azioni di riqualificazione del verde urbano ed extraurbano, curata dalla società urban tech SuperUrbanity.
Oltre alla piattaforma, il progetto prevede la realizzazione di un percorso sul territorio nazionale che andrà a toccare nei prossimi due anni alcune delle città coinvolte nell’iniziativa per farla conoscere alle comunità locali, così come di un percorso didattico, in collaborazione con Fondazione Sylva, che farà tappa nelle scuole per diffondere la cultura ambientale e accrescere le competenze ecologiche dei più giovani.
In più, verrà strutturato un Osservatorio, con durata biennale, che andrà a monitorare l’evoluzione del rapporto tra italiani e verde urbano. A tal proposito, la centralità delle aree verdi è rimarcata dai dati raccolti nella prima ricerca dedicata al progetto 'RiforestAzione' del Pulsee Luce e Gas Index, osservatorio sulle abitudini sostenibili degli italiani sviluppato insieme a Nielsen IQ, da cui emerge che, per l’83% degli intervistati, l’aumento degli spazi con alberi e arbusti è necessario, mentre, per il 90%, le aree verdi sono fondamentali per il proprio benessere psicofisico, segno di un crescente desiderio di ristabilire un contatto con la natura nei luoghi di vita. Da segnalare anche che, per l’87% degli italiani, gli interventi di riqualificazione costituiscono un fattore che può migliorare la valutazione dell’amministrazione pubblica e la percezione di una città.
"Il progetto 'RiforestAzione' rappresenta un tassello importante della strategia nazionale per la tutela dell’ambiente e la qualità della vita nelle nostre città. Il verde urbano ed extraurbano non è solo un elemento estetico, ma una risorsa cruciale per la salute dei cittadini, la lotta ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità. Con questa iniziativa, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica conferma il proprio impegno concreto nel promuovere una politica ecologica che sia anche una rivoluzione culturale, coinvolgendo istituzioni, imprese e cittadini in un percorso condiviso. Ringraziamo Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas per il supporto a un progetto che guarda al futuro delle nostre comunità, con un impatto tangibile e duraturo sul territorio”, rimarca il sottosegretario di Stato al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Claudio Barbaro.
“Le soluzioni nature-based rappresentano un pilastro fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici e nella creazione di città più resilienti e vivibili. Il sostegno di Axpo Italia a questo ambizioso progetto di riforestazione urbana ed extraurbana del Mase è una dimostrazione del nostro impegno continuativo per lo sviluppo sostenibile, in cui il verde diventa un alleato strategico per migliorare il benessere delle persone. Cooperare e tutelare la natura significa investire concretamente nel futuro delle prossime generazioni, rafforzando la capacità delle nostre comunità di affrontare le sfide ambientali con soluzioni innovative e durature”, commenta Salvatore Pinto, presidente di Axpo Italia.
“L'espansione delle aree verdi nelle città metropolitane è un investimento sul nostro futuro, sulla nostra salute e sul nostro benessere. È un modo per riconnetterci con la natura, per riscoprire il valore degli alberi, e per costruire città più vivibili e sostenibili. L’obiettivo al 2026 è completare le operazioni di transplanting del materiale di propagazione forestale (semi o piante) per almeno 3.500.000 alberi e arbusti per il rimboschimento delle aree urbane ed extraurbane. L’obiettivo è creare una rete di corridoi ecologici che colleghino le aree verdi esistenti, favorendo la mobilità della fauna e la dispersione dei semi. Vogliamo trasformare le nostre città metropolitane in ecosistemi resilienti, capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici e di offrire servizi ecosistemici essenziali per la collettività", dice Fabrizio Penna, capo Dipartimento Pnrr Mase.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - “L’accessibilità del farmaco è un tema centrale per la tutela del diritto alla salute dei cittadini e per la sostenibilità del sistema, e i dati diffusi questa mattina non fanno altro che confermare quanto una più ampia dispensazione dei medicinali sul territorio possa contribuire a realizzare migliori esiti di salute e a ridurre i costi sociali a carico di pazienti e caregiver, con un beneficio tangibile anche in termini di riduzione della spesa farmaceutica. Esprimiamo il nostro più vivo apprezzamento al ministro della Salute Orazio Schillaci e al sottosegretario Marcello Gemmato per gli obiettivi perseguiti con la riforma del sistema distributivo dei farmaci introdotta con la Legge di Bilancio 2024, e per l’attenzione mostrata su un tema che impatta in maniera così rilevante sulla quotidianità di pazienti, in particolar modo delle persone anziane e di coloro che vivono nelle aree più interne. Avvicinare il farmaco al cittadino va nella direzione di rafforzare la prossimità dell’assistenza e della cura per una Sanità più accessibile, equa e aderente ai bisogni delle persone”. Lo ha detto Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), intervenendo sull'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma', che si è svolto questa mattina ala ministero della Salute.
“La distribuzione del farmaco sul territorio valorizza la prossimità e la professionalità del farmacista e la continuità di servizio dei nostri presìdi per garantire un’assistenza farmaceutica più vicina alle esigenze dei pazienti, ma anche un maggior supporto ai fini della corretta assunzione dei farmaci e dell’aderenza terapeutica, aspetti di fondamentale importanza nella gestione delle malattie croniche nell’ambito di una presa in carico multidisciplinare sul territorio”, ha concluso Mandelli.