Quentin Tarantino fa scena muta. E per farsi sentire ancora meno indossa una mascherina nera fino agli occhi senza mai togliersela. Il fantasma dell’opera, insomma, atteso come il Messia alla libreria Mondadori di Milano in mezzo ad almeno 600 persone che nemmeno Fabio Volo. E dire che nel denso straripante libro Cinema Speculation (La Nave di Teseo), che è venuto a presentare (al volo) anche in Italia, Tarantino si racconta in maniera fluviale, un po’ come in molti dialoghi dei suoi film. L’attesa per la star comunque è altissima, un po’ come il ritardo con cui arriva (50 minuti). Niente foto con gli smartphone (sic) intimano le bodyguard, ma soprattutto una musichetta in sottofondo che sembra arrivare dal Tirolo (arisic). L’arrivo del Messia di Pulp Fiction è irrorato di entusiasmo da Elisabetta Sgarbi, deus ex machina editoriale e organizzativo con la sua Milanesiana. Così mentre la Sgarbi inanella cifre e record di tiratura (28mila copie di Tarantino in 20 giorni, terza edizione in ristampa), Antonio Monda che accompagna il Messia introduce con un paio di minuti di presentazione e dice: “Quentin ha detto che il prossimo sarà il suo ultimo film, e visto che non vogliamo sia così, facciamo un appello affinchè non lo sia”. Bene, bravo, bis. “Devo dire qualcosa?”, si sente mugugnare sotto al velo nero di Zorro. Nessuno risponde e inizia il firmacopie. Il regista più logorroico del pianeta sotto il Duomo, insomma, tace.
E dire, spiegavamo, che in Cinema Speculation c’è tutto il Tarantino in logorroica purezza che fan e addetti ai lavori conoscono. Una sinuosa cavalcata tra i ricordi copiosi del Tarantino cinefilo bambino (lo portava mamma), intervallati da diversi gustosi intermezzi più strutturati da aneddotica adulta (quella sui critici cinematografici statunitensi settanta/ottanta è da urlo e farà arrabbiare anche le signore), e da lunghe analisi di film e registi che hanno modificato in maniera radicale il corso del cinema popolare di Hollywood. Non un saggio teorico e nemmeno un’autobiografia, ma un pot-pourri di passionalità diffusa verso storie, attori, movimenti di macchina su grande schermo. In Cinema Speculation, mirabilmente tradotto da Alberto Pezzotta, scopriamo peraltro che sì la cinefilia della cosiddetta serie B all’italiana (più Sergio Leone) è nucleo fondante del dna tarantiniano, ma è nella stagione delle produzioni statunitense di ogni risma e misura di fine sessanta e inizio settanta che il bimbo Quentin (è del 1963 ndr) apre i pori della sua percezione tattile del cinema mescolando proiezioni doppie (pensate ce n’è una dove si vede di fila Il Mucchio Selvaggio di Peckinpah e Un tranquillo weekend di paura di Boorman) e shock visivi e psicologici in sequenze di violenza e sessualità.
È l’humus trasformativo della cosiddetta New Hollywood che Tarantino riscrive con l’occhio truffautiano del fanciullo ribelle pronto a partecipare che balza alla memoria del lettore del libro. Oltretutto non tanto nella classica e pesante sofisticazione della “rivoluzione politica” alla Arthur Penn e Ralph Nelson, quanto nell’idea che a questi seguirono e si sovrapposero quei “movie brats” (Scorsese, Spielberg, De Palma, Coppola, Lucas, Schader, Bogdanovich&co) che il cinema intanto lo avevano studiato oltrechè visto spasmodicamente e che all’improvviso sfornarono Il padrino, Lo Squalo, Carrie, Guerre stellari. Tutti film che erano allo stesso tempo ricerca e box office pechè “per la prima volta alla regia non c’era chi si limitava a eseguire il lavoro che gli era stato affidato dallo studio – scrive Quentin – ma un regista nato, un genio che impazziva proprio per questo genere di film e avrebbe venduto l’anima per realizzare quello che aveva in testa”. Insomma, quello che avverrà, con alcune modifiche cinefile più accentuate, proprio con Tarantino. Per chi si tufferà in Cinema Speculation ci sono capitoli magmatici e infiniti su singoli film spiegati alla maniera professional colloquiale di Tarantino: vedi Bullitt e Getaway! (c’è tanto amore incondizionato per Steve McQueen nel libro), ma anche una sorta di inconscia demitizzazione di Taxi driver, anzi una vera e propria speculation con Tarantino che spinge sul fatto che poteva esserci De Palma alla regia al posto di Scorsese perché lesse per primo la sceneggiatura di Schrader. Insomma, Cinema Speculation non vi lascerà un attimo di tregua e vi porterà a rimettere in moto il vecchio “mulo” o “torrent” (i film citati sconosciuti sono centinaia) lasciati ad ammuffire dopo anni di streaming.