In politica spesso la nostalgia è segno di decadenza, nell’impossibilità di trovare eccellenze nel presente e speranze nel futuro ci si guarda indietro e si raccolgono gli allori del passato. Benito Mussolini era un mago della nostalgia politica, la usò come leva per far credere ad una nazione senza identità di possederne una. L’Italia era stata creata meno di un secolo prima ricucendo con il ferro e il fuoco brandelli di stati e staterelli, operazione condotta con l’aiuto di mercenari istituzionali, i soldi dei grandi sponsor europei e saccheggiando ampiamente l’ideologia carbonara.

La nostalgia politica permise al Duce di far credere che le origini dell’Italia fascista affondassero nientepopodimeno che nell’Impero Romano, nella grandezza di Roma. Pochissimi si accorsero che invece il paese era stato creato a tavolino dalle grandi potenze europee e dal genio politico del conte di Cavour: le prime rimossero dal Mediterraneo il Regno delle due Sicilie e così facendo aprirono le rotte verso oriente alle loro flotte; il secondo trasformò l’insignificante casa Savoia nella famiglia reale italiana.

Il fascismo nacque e sbocciò nell’illusione nostalgica, crebbe come una malerba su un terreno sociale povero e arido. I Savoia non seppero unificare il paese, al contrario saccheggiarono il sud, abolirono le grandi riforme agrarie e lasciarono che il crimine organizzato riempisse tutti gli spazi sociali, economici e politici da loro svuotati. Ma questa storia non si poteva raccontare, quale popolo avrebbe accettato un leader che lo incitava a guardarsi indietro, a scoprire che da generazioni stava facendo marcia indietro? E così il fascismo inventò la favola del nuovo impero, ma della grande Roma repubblicana non possedeva assolutamente nulla, era un movimento e un partito ottuso, dittatoriale, gestito da uomini corrotti, avidi, violenti e crudeli che terrorizzarono gli italiani e fecero precipitare la nazione nel baratro.

Mussolini non fu l’unico leader di destra ad usare la leva del passato, di esempi ce ne sono tanti anche oggi: che dire dello slogan di Donald Trump Make America great again o del tentativo di Vladimir Putin di ricreare territorialmente l’Unione Sovietica? Fratelli d’Italia ha abbracciato la stessa strategia e ci ripropone i valori del passato (Dio, patria e famiglia) e in questa corsa al passato non poteva mancare il linguaggio, chiave di volta della cultura nazionale. Così si discute su una possibile legge che vieti l’uso delle parole straniere da parte della pubblica amministrazione.

La politica della nostalgia è lo strumento con il quale si creano le condizioni per una dittatura, e le prime vittime sono i cambiamenti, le innovazioni, la modernità. E così vengono messe al bando le famiglie arcobaleno, si vietano le scelte di sessualità degli individui, si cancella tutto ciò che dalla caduta del fascismo ad oggi ha cambiato la nostra vita. Già, perché il metro di riferimento storico odierno non è più l’impero romano, ma quel lungo periodo di “pace fascista” tra le due guerre, periodo in cui si fecero tante riforme sociali e si perseguì la politica autarchica, che permise all’Italia di non essere travolta dal crollo del ’29. Naturalmente l’altissimo prezzo della “pace fascista”, pagato da chi non si piegava alla dittatura delle camicie nere, non viene mai menzionato. E poi c’è la guerra, ma quella viene gestita come un errore di percorso del fascismo, l’unico.

E’ questa la narrativa che il partito di Giorgia Meloni sta portando avanti, una storia piena di falsità che ancora una volta fa presa su una nazione che da decenni, dai tempi di Silvio Berlusconi, cerca disperatamente eroi che non esistono e così facendo decade, scivolando inesorabilmente verso la corruzione, l’ignoranza, l’indifferenza per la società, la politica e gli altri.

Anche le elemosine di Bruxelles in cambio dell’impegno atlantista fanno parte del gioco, non hanno nessun impatto sull’agenda nazionale di Fratelli d’Italia, l’atto di sudditanza alla Nato e agli Usa non altera la nostalgia fascista. L’Italia di Fratelli d’Italia non guarda oltreoceano o al di là della Alpi, l’Italia di Fratelli d’Italia ha occhi solo per il periodo tra le due guerre.

Nel giorno in cui si celebra la resurrezione di Cristo, riflettiamo sul pericolo della resurrezione fascista e abbiamo il coraggio di gridare “mai, mai più”.

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